In “Ragnarök” del musicista e produttore Salvatore Papotto una narrazione monumentale del mondo nordico
Piacerà certamente (ma non solo) agli appassionati di mitologia scandinava il concept album del progetto Berlin-Babylon Project, firmato dal musicista e produttore Salvatore Papotto e distribuito da La Stanza Nascosta Records.
Le Valchirie, il sapiente Odino, l’invincibile Thor e l’enigmatico Loki sono i protagonisti di un mondo straordinario, che si muove nell’ambito di una complessa cosmologia. Dal mondo norreno hanno attinto a piene mani artisti di ogni epoca: da Wagner a Quorthon, da Robert E. Howard a Tolkien.
La mitologia norrena ha ispirato la letteratura, la cinematografia, le produzioni videoludiche, non sempre mosse da un intento filologico.
Salvatore Papotto ha attinto largamente all’Edda di Snorri o Edda in prosa- un compendio dei temi mitologici e delle tecniche letterarie tradizionali della poesia scaldica, nella quale gli dei nordici mostrano, nel rispondere agli interrogativi che sono in definitiva comuni ad ogni mitologia-Quale fu l’inizio? e come ebbe principio ogni cosa? e prima che c’era?-il loro volto ambivalente e mutevole, la loro attitudine al travestimento e all’inganno.
In“Ragnarök”- undici tracce (di cui due esclusivamente strumentali, la title-track e “Valhalla”) per un disco fortemente sinestesico- risorge intatto, in tutta la sua maestosità, cupezza e forza selvaggia, il mondo nordico.
Implacabili si avvicendano, ciclicamente, distruzione e rinnovamento, in una ruota di avvenimenti smisurata.
Crepuscolo e rinascita animano una narrazione sonora dalla dimensione monumentale.
L'album si apre con la title track “Ragnarök”, brano strumentale tutto giocato sulle atmosfere che riportano allo scontro mortale tra Dei e Giganti, i quali uccidendosi tra loro scatenano la fine del mondo, ovvero il Ragnarök. Su un ritmo che evoca la battaglia, suonato con i tom ed il timpano, il basso e il pianoforte martellanti, le chitarre distorte, i violini ed alcuni effetti sonori (tuono e suoni metallici) “raccontano” la durezza e la drammaticità degli scontri.
La seconda traccia è “Father oh The Gods”, Padre degli Dei o Padre del tutto, come veniva chiamato Odino. Il brano, su una base melodica scandita da pianoforte e violoncello, innesta un un pad di synth che crea un'atmosfera “onirica”, mentre una chitarra distorta ed un altro synth generano un effetto noise. Nel testo è presente un'antica preghiera norrena al Dio Odino, tradotta in lingua inglese dal norreno antico.
Il terzo brano ,“Fenrir”, è l'unico pezzo dell’album proposto anche in italiano, con il testo di Luca Bellofiore, di grande forza poetica e allegorica, che rimanda al mito norreno dell’incontenibile lupo.
Il testo in italiano ha, a nostro avviso, più forza rispetto alla versione inglese, anch’essa inserita nel disco, in chiusura.
Il quarto brano, dalla base folk rock è “Uppsala”. Oggi la città di Uppsala è sede della più antica e prestigiosa università della Svezia, ma- in epoca norrena- l'antica Uppsala era la capitale “spirituale” dei norreni.
Ogni anno al tempio di Uppsala si riversavano migliaia di persone per pregare o fare sacrifici ad Odino, Thor, Freyr e Freya, ed ogni 9 anni venivano sacrificati agli Dei anche esseri umani.
Il testo racconta il viaggio di un giovane guerriero, dal proprio villaggio e dai Fiordi a lui cari fino al tempio di Uppsala, dove 9 anni prima, da bambino, era stato condotto dal padre, che in quella occasione si era sacrificato agli Dei. Anche il giovane guerriero, durante il percorso, dice addio ai luoghi cari e infine si sacrifica agli Dei nel tempio di Uppsala.
Il quinto brano è“Thor”, uno degli Dei più amati dai norreni. In questo brano alcuni vichinghi, sulle loro navi in mezzo al mare in tempesta, rivolgono a Thor una antica preghiera norrena (tradotta in inglese), per implorare salvezza. Tornato il sereno, alcune navi sono affondate; i superstiti ringraziano Thor per averli salvati e chiedono al dio di accogliere nel Valhalla i compagni morti in mare. I guerrieri vichinghi approdano poi nella terra da razziare, dove- pronti alla battaglia- chiedono ancora la protezione del dio Thor.
Il brano si presta a fungere da accompagnamento musicale; lascia immaginare quasi una scena da musical, con il basso distorto e martellante accompagnato da effetti sonori che mimano i tuoni durante la tempesta e il boato dell’acqua, mentre le naviaffondano.
La viola, la chitarra distorta, il basso con delay ed un pad di cori segnano il dramma delle perdite ed il ringraziamento dei superstiti. Sul finale anche la musica si concentra sulla battaglia, con suoni di corni, tamburi, basso e chitarra distorta.
Il sesto brano, folk-rock, è “Freya”, la Dea della fertilità e- nella canzone- una giovane donna che non riesce a dare un figlio al suo compagno e che pertanto si rivolge ad una sacerdotessa, che possa intercedere per lei con la Dea Freya. La Sacerdotessa si rivolge a “Freya” con una antica preghiera norrena, tradotta in inglese, affinché renda la donna fertile.
Il settimo brano è“Shield Wall”, il famoso muro di scudi che ha reso celebri i guerrieri vichinghi e le guerriere note come “skjaldmær “ (Shiedl Maiden in inglese). Il brano racconta proprio i sentimenti di una skjaldmaer, impegnata a formare con gli altri guerrieri il muro di scudi che li condurrà o alla gloria della vittoria in battaglia o alla gioia del Valhalla in caso di morte.
Tamburi che richiamano la guerra, pad di synth ed archi accompagnano il testo, riportando all'atmosfera dei momenti precedenti la battaglia.
Ottavo brano, dalle sonorità progressive-rock, è “Loki”, che nella mitologia norrena e nel credo norreno è il dio dell'astuzia e degli inganni, ingegnoso inventore di tecniche, paragonato ad altre divinità ambigue aventi il ruolo del trickster.
Si tratta di una figura ambivalente del pantheon norreno. In alcuni miti è infatti compagno di Odino e Thor (e spesso gli dèi fanno ricorso alla sua grande astuzia), mentre in altri è colui che minaccia l'ordine cosmico, che ordisce inganni; un trasformista attaccabrighe temibile e a volte maligno. A volte viene dipinto come un cospiratore, che non agisce mai di persona. Loki è figlio di Giganti, ma al tempo stesso è legato agli Dei ed a Odino in particolare; per questo la sua figura rimarrà sempre ambivalente. Nel testo è Loki stesso a raccontare la sua storia, dando la colpa della sua ambiguità ad un bisogno continuo e insoddisfatto di essere amato dai fedeli al pari degli altri dei.
Il nono brano è “Land of the Gods”, la terra degli Dei, ovvero quella che l'esploratore norreno Hrafna-Flóki Vilgerðarson credette di aver scoperto approdando invece nella disabitata Islanda nell' 868 d.c.
Il testo fa riferimento a questa sua scoperta, tra storia reale e leggenda. Finita una sanguinosa battaglia, Floki decide di abbandonare per sempre la vita da guerriero e costruttore di navi. La sua ultima risoluzione è quella di di costruire per se stesso l'ultima nave, con la quale navigare senza alcuna rotta, guidato solo dalla fede negli Dei e nelle loro risoluzioni.
L'accompagnamento musicale, come in un musical, segue le vicende della storia: suoni di tamburi e corni riecheggiano la battaglia e si chiudono in dissolvenza; la nave nel suo vagare senza timone è cullata da pianoforte, basso distorto ed archi. All'avvistamento della terra, le melodie di archi simboleggiano la gioia del navigatore.
Il decimo brano è“Valhalla”. Nella mitologia norrena, il Valhalla è una maestosa ed enorme sala situata ad Ásgarðr, il mondo divino governato da Odino, un glorioso aldilà dove mitiche valchirie guidavano gli eroi uccisi (gli einherjar). Il brano, solo strumentale, riproduce le campane di Parigi, ultimo suono ascoltato da un valoroso guerriero norreno, che muore durante l'assedio della capitale dei franchi. Alcuni effetti di synth accompagnano il trapasso; un pad con un violoncello leggermente distorto annunciano la cavalcata delle Valchirie, che accompagnano il guerriero nel Valhalla. Una volta arrivato, le sue orecchie sentono di nuovo i rumori delle quotidiane battaglie ingaggiate nel Valhalla, la terra promessa di ogni guerriero vichingo, costruita con armi e armature. A tamburi e suoni metallici si succedono suoni di festa, che accolgono il guerriero nella grande sala degli Aesir, dove banchetterà con gli Dei.
Chiude il concept- undicesima traccia- la versione inglese di “Fenrir”.
La vocalità solenne e suggestiva di Roberta Usardi veste con eleganza e carisma un ambiente sonoro immersivo, sapientemente orchestrato dal musicista e produttore Salvatore Papotto.
Ragnarök è un lavoro di pregevole fattura, un concept imponente, una narrazione di grande intensità in cui la musica si fa espressione artistica insurrezionale e totalizzante, fra architetture di stampo progressive, sonorità folk oriented, ampi squarci rock e una felicissima effettistica elettronica.
Consigliatissimo.
Barbara Spadafora