Avvertenza, in particolar modo per chi ha visto il film, ma che sentiamo di suggerire a tutti: state varcando la soglia (ed è ancor più calzante rispetto a questa storia) da cui (molto probabilmente) non si può tornare indietro. Entrate a prendere posto qualche minuto prima che lo spettacolo abbia inizio, chiudete gli occhi, anche solo per un attimo, e dimenticatevi il lungometraggio scritto e diretto da Steven Night con un Tom Hardy senza dubbio al meglio delle proprie potenzialità, ma supportato anche dalla macchina cinematografica, dall'essere effettivamente on the road, dai primi piani e dai cambi di macchina che rendono la sua performance "più semplice" sul piano del ritmo.
Un uomo esce da un cantiere, si sfila un paio di stivali da lavoro e sale su una bella auto. Qui inizia il suo viaggio. Durante il tragitto, Locke parla al telefono con altre persone. Non conosciamo le sue emozioni e i suoi pensieri, ma sono le telefonate a raccontarci la sua storia ed è la forma dei suoi rapporti a svelarcelo.
Locke è un uomo borghese: ben vestito, con un buon lavoro, un buon reddito e una bella famiglia. A casa lo aspettano due figli, una moglie, la partita alla tv, le birre e il barbecue. Il cantiere al quale lavora è la costruzione di un edificio di grande prestigio e per la mattina seguente è prevista “la più grande colata di calcestruzzo dell’edilizia urbana londinese”.
Tutti si fidano di lui, ha tutto sotto controllo, è “il più bravo capocantiere d’Inghilterra”.
Quella notte però Locke non torna a casa, ma parte per un lungo viaggio. Succede qualcosa che cambierà per sempre la sua esistenza e compirà una scelta che distruggerà la sua vita per come l’ha conosciuta e costruita fino a quel momento.
Ph Noemi Ardesi
Recensione dello spettacolo
Una strada asfaltata - non a caso - in salita e una sedia che, invece, è frontale a noi. Le luci della sala si sono abbassate, siete seduti sulla poltroncina di velluto rosso e di lì a poco l'interprete che da dietro le quinte è entrato nel "cerchio" magico, sta per salire in macchina e voi con lui. L'artista ligure
ci aveva raccontato dell'importante lavoro su colonna sonora (curata da Michele Fiori, regia del suono di David Barittoni) e luci (Pasquale Mari) e tutto questo background per arrivare all'ottimo risultato finale pian piano prende corpo.
Un po' come tutta la preparazione che ci vuole prima della gettata finale di calcestruzzo ed è come se, a tratti, in quanto spett-at(t)ori ci sovrapponessimo idealmente a lui al posto di guida.
Osserviamo - e sentiamo - che inserisce la freccia ora a sinistra, poi a destra, i riflessi delle altre auto che gli vengono incontro in senso opposto. Ivan Locke ha delle "missioni" da compiere nel corso della nottata e tutto parte dalla prima telefonata che effettua dopo neanche due minuti da quando si è messo in viaggio. Dini è di una precisione millimetrica nel rapportarsi con le chiamate che riceve e che fa (le voci al telefono sono di - in ordine di apparizione -:
Sara Bertelà/Bethan;
Eva Cambiale/moglie di Gareth; Alberto Astorri/Donal;
Emilia Piz/Lisa; Iacopo Ferro/Sean; Mattia Fabris/Gareth; Mariangela Granelli/Katrina; Valentina Cenni/sorella Margareth; Carlo Orlando/Davids; Giampiero Rappa/Dottor Gullu e Fabrizio Coniglio/Cassidy).
Si può affermare che Filippo Dini abbia vinto la sfida con questo testo, così come Ivan Locke con se stesso e l'assunzione di responsabilità. Certamente in scena era da solo, ma non in teatro ed è l'abitarlo insieme che fa prendere vita alla magia dello spettacolo dal vivo. Ivan deve fare i conti con le voci al telefono, ma anche con quelle nella sua testa - soprattutto quella del padre, dietro cui si cela una rabbia che va canalizzata per ricominciare a vivere (ma non vogliamo svelarvi troppo).
La messa in scena gioca volutamente tra la dimensione realistica (ci sembra di entrare per quell'hic et nunc negli ambienti sonori di ogni personaggio con cui si relaziona tramite il cellulare) e quella onirica, ai limiti dell'incubo. Anche perché per vedere la luce dell'alba, dopo la salita, bisogna prima affrontarla.
Alla fine si resta attoniti perché proviamo la sensazione di aver macinato chilometri in un'unica notte dopo la quale tutto e tutti sarà e saranno diversi. L'attore in sé punta più sulle diverse tonalità della voce - a seconda delle situazioni e delle emozioni che Ivan sta vivendo -, qualche movimento del corpo è percettibile - tanto più se con l'immaginazione pensiamo al cambio di marcia - così come non mancano le pause e i silenzi in quegli istanti in cui umanamente, anche il più bravo capocantiere, deve fare i conti con ciò che ha costruito e le crepe volontarie e non.
«Tutti noi viaggeremo con Ivan Locke, e all’arrivo troveremo una persona diversa. Ogni giorno ognuno di noi si trova in viaggio con lui, alla ricerca di risposte, alla ricerca di un significato che dia senso alla sofferenza, alla fragilità, ai nostri errori e a quelli altrui. Ogni giorno siamo in viaggio con Ivan, nella speranza che il cambiamento continuo che la vita ci prepara, non sia troppo doloroso, con il costante augurio di avere abbastanza forza, abbastanza ironia, per poterlo sopportare.
Steven Knight ci dice: non avere paura, guida con determinazione verso il tuo domani, con coraggio, vai nel posto peggiore per te, se è quello che desideri, se è quello che devi; al tuo arrivo sarai una persona nuova, forse ti sarai procurato qualche ferita, forse ti sarai trovato costretto a ferire qualcuno durante il viaggio, ma di sicuro avrai rubato il tuo pezzo di cielo», afferma l'artista genovese nelle note di regia e ce lo fa provare in questa rappresentazione che si prende sulle spalle per rilanciare più domande, ponendosi al nostro livello (anzi, se proprio vogliamo essere precisi, siamo noi che, a seconda del posto in cui siamo, lo guardiamo dall'alto) guidando con noi e per noi, invogliandoci a viaggiare e a non rimanere fermi nello stesso punto. Questo lavoro ha la duplice peculiarità di creare la giusta distanza per farci "osservare da fuori" e, allo stesso tempo, ci trascina nel turbinio dell'esistenza alla fine del quale c'è un bivio: o ci si fa schiacciare o si va.
Volutamente non vi spieghiamo tutte le persone coinvolte tramite le telefonate, vi perdereste il gusto di immergervi nella notte - e nella vita - di Ivan Locke e nella vostra/nostra.
DURATA: 75'
ORARIO: h 20.30
PREZZI: I settore intero 25€; II settore intero 20€; III settore intero 15€; over60/under25 15€
(Spettacolo valido per tutti gli abbonamenti della stagione 2019-20 del Teatro Franco Parenti)