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Ci sono cose che non puoi ignorare, musicalmente parlando. Ti puoi dimenticare di quella conversazione in cui il tuo amico musicofilo ti cita un gruppo e tu te ne dimentichi subito dopo, poi, chissà come, quel nome ti ritorna alla mente, perché viene scandito da più bocche, simulacro di una verità assoluta: non sei nessuno se nessuno parla di te.
E così è successo con questo gruppo inglese, gli Alt-J. Rimani, confinato nella tua beata ignoranza, quando segui il link di facebook e ti ritrovi con le orecchie attizzate per l'ascolto appena concluso. Nello specifico si trattò di Fitzpleasure che mi rapì come un mantra. Da allora nacque il mio amore per questo gruppo, tramutato in adulazione subito dopo, quando mi procurai l'intero album di debutto: An Awesome Wave.
E' folk, mi dico, ma c'è l'elettronica cupa e minimale dei Radiohead che spezza la polifonia delle voci; i sintonizzatori sono onnipresenti, come un tappeto sonoro che costruisce trame a più strati; si trovano elementi che richiamano il folk di Fleet Foxes, Lambchop, ma il tutto si mescola a pulsazioni elettroniche, sintetiche, che rimandano ai Wild Beast, Grimes ed Everything Everything. Il risultato di questo mix è degno di ascolti ripetuti.
[soundcloud]https://soundcloud.com/alt-j[/soundcloud]
Dopo aver concluso la stagione dei festival estivi sui grandi palchi di tutta Europa, da debuttanti, gli Alt-J ritornano sui palchi dei club europei, sicuramente la situazione migliore dove apprezzare il suono che riescono a generare.
Hanno appena calcato il palco di quel merdosissimo posto che sono i Magazzini, il posto con l'acustica peggiore della città. Eppure se la sono cavata benissimo, hanno retto aspettative altissime e un sold out che è arrivato a quasi un mese di anticipo dalla data.
La musica è a volte anche questo: un successo folgorante, che arriva immediato. E quando fai centro al primo tentativo, diventa forse tutto più difficile.
Cindy Lauper, da ispiratrice e icona dello stile punk rock, oggi sembra più la testimonial di un concentrato di pomodoro.
Lontani i tempi in cui cantava con voce roca e struggente “true colors” raccontando la storia di un ragazzo che voleva farla finita e che lei invitava a mostrarle il suo sorriso.
Se quel ragazzo potesse vederla ora, forse morirebbe ugualmente, ripensando a come la vita, a volte, sia davvero crudele.
No, non è Antonella Clerici.
E sì, non ci si veste con un tubino argentato dalla 38 in su.
Oltre a suggerirle di cambiare stylist – che a quanto pare la odia e ora che è ingrassata si sta vendicando – le diamo un altro suggerimento: puntare sul no profit.
Perché, diciamocelo, i tempi di Moulin Rouge sono lontani e non le restano che i concerti per salvare le balene.
Funerali a parte (vedi Funeral party).
Muore Etta James, cantante jazz statunitense e riferimento musicale di moltissime pop star.
La sempiterna ugola d'oro Christina Aguilera canta di fronte alla salma e a numerose altre salme ancora non trapassate uno dei pezzi più celebri della defunta.
Tutto molto commovente, se non fosse per un dettaglio:
“Ma chè ci si presenta con tutte le zizze di fuori a un funerale?"
L'entusiasmo di un qualunque Lunedì mattina uggioso coincide con l'espressione di Debbie Harry - più nota come Blondie - dopo un weekend con Courtney Love - più nota come vedova di Kurt Cobain e meno nota come cantante delle Hole.
Caotico e stancante.
Ci sono casi in cui è impossibile essere “politicamente corretti”.
Quindi andiamo al punto della questione: se sei triste o semplicemente ti senti gonfia e in una giornata un po' così per via del ciclo, pensa a come possa sentirsi la sorella di Sharon Stone ogni giorno della sua vita.
Anche se sei vestita male e struccata almeno quanto lei.
Ed è subito gioia.
Quanto Kate sia impeccabile nel suo stile radical chic è notizia ormai nota e oltremodo noiosa.
Che sia bella lei e la sua stirpe è una questione sdoganata dal fondoschiena della sorella Pippa, affascinante quanto lei ma con un’unica sfortuna, un nome poco regale per una futura regina.
Quanto la storia sia vicina alla favola disneiana, con il principe biondo – ancora per poco – innamorato e fedele è argomento ormai indelebilmente impresso nei piatti souvenir del regno.
Solo il sorriso rettiliano che riesce a sfoggiare è ancora un territorio inesplorato, sul quale vogliamo porre tutta la nostra attenzione.
E soprattutto quello che sembra celare dietro a quella smorfia: “ vecchia mia, quel bel vestitino te lo metto in tomba".
Come darle torto.
Dio salvi la regina. E il fuxia.
Madre e figlia sul red carpet manifestano una contagiosa euforia.
Ma qualcosa di misteriosamente oscuro sembra aleggiare dietro agli incontenibili sorrisi.
Sarà l'abito di mamma che tira un tantino? Sarà che Allegra non sembra poi così allegra? Sarà che lo spessore del cartonato alle spalle le sovrasta?
Nel dubbio, "versace" da bere...
Artista Femmina, lavora e Desidera a Genova.
Che cos'è per te l'Erotismo, cosa significa? Che relazioni dirette o perverse assume con l'amore nella tua esperienza?
Io credo che l'erotismo sia fonte di vita, di espressività, di potenziale, di sublimazione necessaria, talora. Una spinta tale da portare molti artisti, e non, a creare per scaricare la propria tensione erotica, in un modo socialmente più accettabile.
Io credo sarebbe per me impossibile vivere senza la mia parte erotica: parte erotica come libido nel senso più ampio del termine, la libido Freudiana che con la sua potenza si oppone all'istinto di morte. La vita, il flusso, l'energia scambiabile e pregna di significati.
In rapporto anche alle tue attività artistiche, qual è il senso, tra i cinque, che utilizzi maggiormente per ricevere vibrazioni erotiche?
Sicuramente la vista: non per niente ho scelto come mezzo espressivo le foto, anche se non posso in realtà, prescindere anche dal tatto: le bambole che fotografo sono bambole erotiche nel mio immaginario e nelle mie mani hanno un peso, nel vero senso della parola; ho la percezione della loro presenza e senza questa percezione credo non riuscirei a fotografarle, sarebbero troppo esteticamente eteree per me. Poi ci sono io, con il mio peso fatto di carne, ossa, muscoli e la mia storia personale, che ha un peso psicologico. Immagine e propriocezione, questi sono i canali che credo usare maggiormente. Il desiderio passa attraverso i miei occhi e dai miei occhi alle mie mani e viceversa, come un cerchio chiuso ma apribile.
Quanto e quali tipo di pulsioni erotiche sublimi nelle tue attività artistiche?
"In talamo omnia licet": nell'erotismo maturo deve esserci un pò di tutti quegli elementi considerati perversi, dal sadismo al masochismo, all'esibizionismo e via dicendo. Credo che, essendo questi tre, i primi elementi pulsionali perversi che mi sono giunti alla mente, forse sono questi i più maggiormente rappresentati nelle mie foto.
Che cosa accende la tua fantasia erotica? Quale particolare ti colpisce di più, eroticamente, in una persona del tuo stesso sesso, e in una del sesso opposto? Oppure si tratta di situazioni particolari?
La mia fantasia erotica è accesa dai particolari, da un'imperfezione, da un ricordo. Nelle donne amo la bocca, la carne: mi piacciono le donne in cui ritrovo un pò me stessa, forse una forma matura di narcisismo, oppure donne totalmente differenti da me, ed allora in quel caso rimango affascinata dall'aspetto più androgino. Più difficile dire cosa accenda la mia fantasia riguardo un uomo: credo che allora la mia fantasia erotica sia più diffusa, più avvolgente, e si fermi su particolari senza permettere a nessuno di loro di sovrastare gli altri: le mani, la voce, la bocca, ma sopratutto la capacità di affascinarmi con il loro pensiero. Rimango una erotica sognatrice: un uomo deve sapermi raccontare delle storie per affascinarmi, e deve sapere muovere le mani, deve essere in grado di nutrire la mia mente e poi il mio corpo.
Hai mai messo in pratica alcune delle tue fantasie più inconfessabili? E come è stato?
Non credo di avere fantasie inconfessabili: il mio lavoro è come una sorta di diario segreto dove le mie fantasie sono messe in bella mostra, tutti, con un occhio un pò attento, possono capire quali possono essere le mie fantasie, più o meno forti, più o meno esagerate per onore d'arte. Più confessate di così credo sia impossibile.
Qual è, secondo te, il rapporto tra erotismo, più cerebrale, e sensualità, più carnale?
Come dico sempre, anche in altre sedi, la testa è attaccata al corpo e viceversa: nessuna delle due parti può vivere senza l'altra, altrimenti sarebbe un rapporto viziato, zoppo, amputato. Il mio primum movens è l'erotismo cerebrale ma quest'ultimo non può fermarsi al pensato esclusivamente, all'immaginato. Il corpo deve seguire e completare. Uno conseguente all'altro, uno che completa l'altro come una danza che, senza musica, ci apparirebbe deficitaria: ecco la danza è la sensualità carnale del corpo, la musica è l'erotismo cerebrale.
Ogni artista è un voyeur: cosa ne pensi?
Un esibizionista, credo sia più corretto. L'artista mostra, se non agli altri, a se stesso. Io credo che prima di fare"vedere" alle altre persone il proprio lavoro, quest'ultimo deve essere visto dall'artista stesso, che posto come figura esterna a se stesso, pensa sul e al suo lavoro artistico.
Quali sono secondo te, le "vere" perversioni erotiche? Di quali subisci il fascino, artisticamente parlando?
La vera perversione erotica per me è il dilagante fare sesso senza compartecipazione emotiva: lo scambio dei corpi, degli umori ma rimanendo in realtà totalmente estranei emotivamente gli uni agli altri. Questa è la perversione, per me, quando vista nell'accezione di un qualche cosa di erroneo. Per quanto riguarda le "altre" perversioni rimango affascinata dal masochismo, dal sadismo e dal feticismo, ma tutto in forma molto sfumata: forse il fascino è proprio in questo: in un sottile velo di tutto che, senza mai raggiungere la dimensione della necessità per poter provare piacere, stimola l'emotività, il piacere e il desiderio.
In quale atmosfera trovi più fecondo creare dal punto di vista artistico e in quale preferisci fare l'amore? Ci sono punti di contatto tra le due o le pulsioni richiedono stimoli differenti?
Creo nella mia camera da letto, altresì per fare l'amore, anche se ho una spiccata propensione per le camere d'albergo. Mi piace la possibilità di lasciare lì il ricordo per recuperarlo tornandoci, o passandoci accanto: faccio foto negli hotel, foto mie e di particolari dell'hotel stesso, credo che vi sia un misto di clima di possibilità rubate, o forse, parafrasando Freud,"il Super Io si lascia al confine" e, forse, negli hotels io lascio fuori dallaporta il mio Super-Io.
Seconde te esiste la volgarità nell'erotismo?
Nell'erotismo no, ma ormai l'erotismo sconfina nella pornografia e la pornografia nella quotidianità. Il vero erotismo non ha nulla di volgare: lascia intendere, lascia immaginare, lascia sognare: i toni forti smorzati e quelli smorzati evidenziati. L'erotismo è il gioco dell'acrobata che cammina su un filo, un passo falso e si scade nella banalità, uno affrettato nel già visto, già vissuto.
Il senso del peccato o, all'opposto estremo, il libertinaggio più sfrenato, rendono la vita erotica e creativa migliori?
Il senso del peccato Parbleu! Il libertinaggio rende la vita erotica piatta, noiosa, ripetitiva. Il collezionismo di uomini e donne non lascia spazio alla dimensione relazionale; una persona è facilmente scambiabile con un'altra, tutti diventiamo sostituibili e questo rende il fruitore dei corpi impoverito, come impoverite sono le vittime, acconsenzienti o meno, dell'amante seriale (maschio o femmina che sia). Seguo le avventure di Don Giovanni sorridendo, in modo picaresco quasi, mi soffermo sulla storia della Monaca di Monza o su Paolo e Francesca con un vago senso di comprensione ed ineluttabilità: il profumo del peccato, Eva e la sua mela, sono imago ancestrali; l'amare eroticamente tutti equivale a non amare nessuno.
Quali credi sia il punto d'arrivo nell'erotismo? Quando ci si può ritenere totalmente soddisfatti? Tu, al momento ti senti soddisfatto/a?
Non credo che l'erotismo abbia un punto di arrivo: l'erotismo è un viaggio magnifico che permette di conoscere luoghi sconosciuti dentro e fuori di noi e nell'altra persona, compagna del viaggio. Con ognuno è diverso, con ognuno gli stessi gesti, le stesse atmosfere assumono aspetti differenti. Il giorno in cui mi riterrò totalmente soddisfatta sarà un giorno triste per me, perché sarà il giorno in cui avrò smesso di cercare e forse di provare a sentire, ogni volta di più, ogni volta diversamente.
Qual è libro più erotico che hai letto? Da cui magari hai tratto ispirazione?
Credo che il sottile erotismo di Anais Nin ne il "Delta di Venere" mi abbia influenzato molto, ma non posso non citare "Emmanuelle", quasi un libro filosofico per me, letto a 15 anni, e "Paura di volare" della Jong: psicoanalisi e sesso, relazioni sull'orlo dell'estasi come della disperazione, tentare, tornare in dietro ed ancora ritentare a spingersi oltre, una vera rivelazione per me. Ho letto De Sade, Apollinaire, Millet ma alla fine è l'erotismo inserito in un contesto relazionale che mi ispira e cosa a cui ho sempre teso nella mia vita, così come nei miei lavori.
C'è qualche scoperta, in termini erotici, che ha cambiato la tua vita privata e artistica?
Non credo, tutto era già contenuto dentro di me, se non in forma di atto, in forma di potenza.
Se dovessi scegliere una città del mondo come capitale dell'erotismo, quale sceglieresti? Perchè?
Molto banalmente Parigi, perché conserva ancora i vecchi fasti decadenti di un erotismo che si sta perdendo ( come dicevo sopra, pre scadere nella pornografia ). Pigalle, con la sua fama, vive sotto una basilica: sacro e profano ancora assieme. Tempo di redenzione e tempo di perdizione, vicini, quasi confusi, separati da una "butte".
Beatrice Morabito ha fatto del suo lavoro un Diario Segreto, dove invece di scrivere sentimenti, desideri, emozioni ed esperienze ( più o meno reali ), congela l'immagine legata ad essi e li fotografa.
Si districa magistralmente tra“vizi” e “perversioni” seguendo un insegnamento di Freud :“ gratta il vizio e troverai la virtù e viceversa” .
La scelta delle bambole, è dettata dal desiderio di poter instillare un'emozione in qualche cosa, che di per se stesso, emozione non può avere, rendendole specchio dell’artista stesso.
Il suo lavoro è stato esposto in diverse gallerie del mondo e pubblicato in varie riviste internazionali.
Dalla Lucania a New York, strimpellando con il mostro sacro Dizzy Gillespie: la storia di Michele Ranauro, eclettico pianista jazz che racconta di sé, ma anche dei suoi vizi e conquiste in un'intervista irriverente
Si firma "The Maestro", nomignolo affibbiato dalla band di quei - come li definisce lui - "guastatori" dei Casinò Royale, e ha dedicato la sua esistenza alla comunicazione, in forme e dimensioni molteplici che si affastellano principalmente sulle note musicali di un pianoforte. Al secolo, Michele Ranauro è uno dei pochi talenti jazz - ma non solo - per versatilità e una buona dose di ecletticità che bazzicano il panorama musicale odierno. Lui, infatti, racconta di sé: «Sono un prolifico pianista, compositore, produttore musicale, arrangiatore, autore, e direttore d'orchestra Italiano». E chi più ne ha più ne metta, perché a scommetterci riuscirà a inventarsi anche qualcos'altro.
Un passo a ritroso. La sua vita, in particolare quella artistica, si materializzò fin dalla tenera età, a nemmeno sei anni compiuti, giocando con la musica «per ammazzare il caldo estivo e seguire il ritmo delle cicale» nell'assolata Lucania, sua terra d'origine, tutt'ora presente nell'intonazione delle sue parole. La scintilla con il jazz scoppiò quando i genitori gli trasmisero la loro passione per quel genere musicale, portandogli in dono un vinile di Miles Davis, "Blue Haze". E dopo 11 anni di severo studio di pianoforte e di armonia, venne iscritto a un workshop di musica jazz, vincendo il primo premio: una borsa di studio per frequentare i corsi del Berklee College Of Music , a Boston . A 16 anni, colse la prima importante occasione e trasvolò l'oceano. «Tutto durò molto poco - ricorda - perché chiesi di disertare il collegio». Il giovanissimo non era a suo agio in quella realtà, così vittoriana, he didn't speak english very well (non parlava molto bene inglese nda) e gli altri studenti lo isolavano. «Ero un fenomeno del pianoforte, tuttavia non stavo bene con me stesso», testimoniato da una forma fisica in sovrappeso. Si allontanò dunque dal collegio e traslocò nel New Jersey, in casa di un parente, a soli 20 minuti da New York City, la città che forse più di ogni altra parla ed esprime lo spirito del jazz. Lì, iniziò a buttarsi nella mischia, a farsi le ossa in jam sessions estenuanti, con una libertà ed emancipazione di espressione, senza troppe storie. A rigor di cronaca va segnalato che Michele Ranauro la spuntò ugualmente sul conseguimento del diploma al Berklee College of Music, nel 1993, preceduto cronologicamente dal diploma di pianoforte al conservatorio di Bari. E tra le altre cose, e collaborazioni con mostri sacri della scena jazzistica, tra cui Tito Puente, Giovanni Hidalgo, Steve Turre, finì per suonare con un mito, Dizzy Gillespie. Negli anni successivi conobbe il musicista e produttore Franco Godi, il quale lo reclutò per la produzioni di alcuni progetti musicali. La carriera era cominciata e si faceva strada.
Arriva l'affermazione. Lungo i sentieri professionali, perennemente in salita, affianca grandi della musica italiana (Articolo 31, Fiorella Mannoia, Casinò Royale, Jovanotti etc.), crea colonne sonore, talvolta impiegate in spot pubblicitari e vanta una partecipazione, come compositore e pianista, al 57° Festival di Sanremo, con la canzone "Amami per sempre". E altro ancora.
Biografia conclusa, adesso è arrivato il momento di conoscerlo meglio, con domande un po' più personali e a tratti irriverenti, in un ordine non-ordine.
Se penso a un romanziere, me lo immagino produrre di notte davanti a una scrivania che batte sui tasti di una macchina da scrivere. Invece, un jazzista? Se pensi a un jazzista, immagina una persona che attinge da tutte le cose che vede e poi le mette insieme per creare un linguaggio trasversale.
Hai avuto la possibilità di lavorare con un grande del jazz, Dizzy Gillespie. Ti anticipo che noi non lo faremo, ma quante volte ti è stato chiesto qualcosa su di lui e sulle sue abitudini? Non ha cominciato ad annoiarti? La noia può essere momentanea, quando senti da parte dell'interlocutore una non motivazione o non profondità. Ad esempio: una stagista 25enne che ti dice: «Raccontaci un po' della tua esperienza con Dizzy Gillespie... figo, vero?». Se una inizia così, io mi srotolo già i "maroni".
Così, alla fine anche noi, implicitamente e senza cadere nel banale riusciamo a scucire un suo ricordo. Non mi rimane tanto linguaggio musicale quanto l'umiltà della persona che si riassume nel modo in cui la prima volta si è rivolto a me, con questa domanda: "Do you wanna play with us?" (vorresti suonare con noi?).
Usciamo subito dagli schemi: durante questa intervista hai già fumato una sigaretta (sono passati 10 minuti di colloquio), quante in un giorno? Troppe! Siccome è rimasta praticamente l'unica esperienza tossicomanica che ho, mi sento motivato a continuarla. Ho pensato diverse volte di smettere, poi però mi consulto con l'altra parte del mio cervello, quella più dedicata alle attività razionali, che mi consiglia di seguitare perché sto facendo delle buone cose, e quindi è meglio aspettare ancora un po'.
Altri vizi? Ho un peccato di gola incredibile... ve lo dico, ma che rimanga tra noi (Inizialmente abbiamo promesso l'omissione, ma alla fine siamo riusciti a estorcere il permesso alla pubblicazione). Sono un "feticista" del caciocavallo. Vado così nel dettaglio che la parte di questo specifico formaggio che mi piace è una sola: la testa. Quando sono in Lucania tutti sanno - riferendosi ai titolari delle attività commerciali relative - che mangio solo la porzione superiore.
Dopo il cibo... Hai fatto jingle per lo Jagermeister e per il Mirto Zedda Piras, ti ci sei mai ubriacato? No, con questi alcolici mai. Ma dal punto di vista dell'ubriacatura la mia esperienza mi ha portato oltre il 3D. Sono riuscito a toccare la 7° e l'8° dimensione, ho raggiunto Andromeda e tanti altri pianeti.
Domanda intima, un po' da giornale trash, sei single o... ? (Risponde enigmaticamente) Sono single, sono double.
Parliamo di donne: quanto successo hai avuto, in questo campo, grazie alla tua carriera? È un quesito che mi ero già posto. Per rispondere ho realizzato un file che riporta tutti i nomi delle partners con cui sono stato a letto.
Tante o poche? Dacci una stima! Un file .doc di medie dimensioni. Non dico altro. Potrebbero essere tante, oppure una semplice foto che appesantisce il tutto. Questa, comunque, è comunicazione da 2030! Attenti a sviscerarla. (Infatti, non lo facciamo lasciando libera interpretazione al lettore!).
Passiamo ad altro. Attualmente, nel Paese c'è un gran trambusto circa la questione politica. Che cosa vota un jazzista tipo? Ci sono degli schieramenti precostituiti? Io credo che i musicisti appartenenti al "quadretto" jazz siano tradizionalmente di sinistra: si fanno crescere la barba, girano con giacche i cui gomiti sono coperti da pezze e l'Unità in tasca.
E tu? (Se la scampa con un Gaber, senza attribuzione di genitorialità). Io non so cos'è la sinistra né cos'é la destra.
Noi non l'abbiamo chiesto, ma è venuto fuori lo stesso, come forma di espressione alternativa, e soprattutto in esclusiva! Michele Ranauro si scopre... La Maga Maurina, è un personaggio da me inventato, che sta per impazzare. Un canale televisivo importante si è interessato per fare uno show... ma non mi voglio svelare troppo. (Poi si sbottona). Si tratta di una cartomante che legge i tarocchi in tivù, che ha origine calabrese con la residenza a Dubai. (E ci offre anche un assaggio, con tanto di interpretazione e sdoppiamento della voce. Per visionare una sua performace:
Attraverso essa metto in atto le mie convenzioni mentali, quando non posso e non voglio farlo in musica. Altrimenti verrebbe fuori qualcosa tipo Benny Hill.
Un po' di promozione: cosa mettiamo per fare un approfondimento sul tuo conto? Hai un sito web? Il sito non è stato mai completato, è una scelta estetica. Non so che contenuti inserire. Io sono un guastatore perciò potrei mettere un redirect per convogliare gli utenti dal mio sito a uno porno, e con un altro redirect far loro scaricare un virus. Una sorta di performance virtuale! Se volete, invece, sapere qualcosa di più andate a cercarmi in Facebook.
Neanche a farlo apposta e adesso capirete il perché: quanto sono importanti le mani per un musicista? Mai pensato di assicurarle come fanno alcuni personaggi famosi? Ma voi lo sapete con quante mani suono io? (In effetti, ammettiamo che dai filmati visionati, avevamo intravisto un tocco inconsueto, non convenzionale, credendo che fosse una cosa voluta, un vezzo di virtuosismo). In verità, ho avuto un incidente nel 1999 e sono stato privato della funzionalità principale della mano sinistra. Questo mi ha messo di fronte alla problematica di dover trovare una maniera di suonare ed esprimermi con una limitazione. Per certi versi è stata una fortuna perché mi ha permesso di approfondire il linguaggio, a prescindere dall'aspetto tecnico che non è stato trascurato.
Nel salutarvi, ci prendiamo la libertà di segnalarvi la melodia che più ci è rimasta impressa di "The Maestro", buttateci un'occhiata perché merita:
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