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La musica è una delle forme più potenti di comunicazione che l'umanità abbia mai sviluppato. Oltre a trasmettere emozioni, la musica trasmette e plasma la cultura popolare. Possiamo proprio parlare di “cultura di massa”, soprattutto in epoca moderna, laddove la musica diventa fenomeno globale, con hit virali che vengono trasmesse non solo in radio, come accadeva in passato, ma diventano largamente diffuse sui social network.
Oggi la musica fa infatti da cornice a “reel” e storie sui principali social e in questo modo contribuisce a diventare un fenomeno di massa.
La musica tocca poi temi differenti e proprio per questo, possiamo dire essere in grado di plasmare la cultura delle persone nelle diverse epoche. Essa non solo trasmette informazioni, ma le modifica nel tempo.
Pensiamo ai temi che trattava in passato: questi toccavano più che l’altro l’amore e gli affetti in generale e se confrontati a quelli moderni, appaiono molto distanti. I temi del passato erano tutti molto “romantici” , mentre oggi la musica è più disincantata e anche “disinvolta” e si è arricchita di elementi nuovi. Oggi argomenti come la rivoluzione sociale, o addirittura l’indignazione, la politica, ma anche, all’opposto, temi molto frivoli e leggeri come quelli giovanili, sono all’ordine del giorno.
Vi è poi un discorso a parte per tutti i temi più di nicchia, da sempre evergreen, più specificatamente legati a oggetti, addirittura ad alimenti o più in generale, temi che trattano un argomento di tipo quotidiano.
Questo genere di tracce, viene spesso ad accompagnare i film o le pubblicità, proprio per la loro capacità di trasmettere perfettamente le sensazioni legate a quel tipo di setting specifico o a all’oggetto.
Ecco che abbiamo canzoni sul caffè, ideali per reclamizzare il prodotto, canzoni che parlano del mattino, le quali spesso accompagnano spesso anche esse prodotti dolciari di uso comune per la colazione, ma troviamo anche canzoni che si prestano, come dicevamo, a setting specifici, ideali per le ambientazioni da film.
Per onorare l'influenza della musica nella cultura popolare, Betway, un sito di slot online, ha recentemente pubblicato un articolo sul suo blog dedicato alle citazioni e alle canzoni che hanno reso celebri i casinò. Questo elenco delle tracce più belle rappresenta un omaggio alla potente connessione tra la musica e l'esperienza di gioco. Canzoni come queste hanno contribuito a creare un'atmosfera unica nei casinò, amplificando l'emozione e l'energia dei giocatori. Ecco un'opportunità per gli appassionati di musica e di gioco online di unirsi e scoprire le canzoni che hanno lasciato un'impronta indelebile nel mondo dei casinò.
Dal Rock al Pop, come abbiamo visto, gli argomenti trattati dalla musica, possono essere fra i più disparati e trasmettere sensazioni ed emozioni legate all’ambiente o all’oggetto che trattano, diventando così icone e allo stesso rendendo iconici i protagonisti dei loro testi.
Ma c’è un altro aspetto nelle canzoni, che plasma la cultura collettiva: stiamo parlando delle citazioni.
Quante volte avrai annotato su un diario una citazione estrapolata da un testo musicale? Le citazioni nella musica diventano riconoscibili tanto quanto quelle dei film, permettendo alle persone di immedesimarvisi, o di rifletterci su, quando queste sono legate a temi profondi della vita.
Le canzoni diventano veri e propri veicoli di riflessione e i loro testi possono rappresentare l’anima più profonda delle persone.
Ci sono poi altre citazioni che semplicemente richiamano a proverbi o detti antichi, ancor oggi perfettamente in auge.
Questi detti sono un pochino l’essenza dell’identità collettiva nazionale, spesso più legata a dei confini geografici, o ancora, al contrario, dai confini nazionali diventano simboli per intere categorie di persone nel mondo intero.
Pensiamo al simbolico “I will survive” tratta dall'omonima canzone di Gloria Gaynor, nata come canzone di empowerment individuale e tipicamente femminile e diventata nel tempo un inno di resistenza e sopravvivenza in vari contesti.
Ancora la frase “We don't need no education" dei Pink Floyd, uscita dai confini americani e divenuta simbolo delle proteste sociali contro sistemi educativi opprimenti, in ogni parte del globo.
di Tiziana Latorre
Abbiamo ascoltato in anteprima il nuovo lavoro in studio del toscano Giavanni Luca Valea, l’album “Canzoni”, in uscita il prossimo 25 novembre su tutte le maggiori piattaforme digitali.
Canzoni, prodotto e distribuito da La Stanza Nascosta Records, è stato preceduto dal singolo La costellazione del cane, il cui videoclip- una produzione Pixel Studio- è stato trasmesso in anteprima da Tgcom24.
E’ sempre difficile scrivere di un lavoro artistico di Giovanni Luca Valea, che è cantautore ma anche poeta (ha all’attivo la pubblicazione di tre raccolte di poesie con case editrici indipendenti del territorio toscano, Canzoni di rabbia, poesie d’amore (2016), Una Storia che credevo di aver dimenticato (2019) e Una rosa al Padrone (2021)) e, ora, anche scrittore; ha appena pubblicato, infatti, anche il romanzo “Una vecchia valigia”( NeP Edizioni).
Canzoni è il terzo lavoro dopo Iniziali (La Stanza Nascosta Records, 2021) e La disciplina del sogno (La Stanza Nascosta Records, 2023). Un autore prolifico Giovanni Luca Valea, mosso da una grande urgenza espressiva e capace di riversarla nelle sue canzoni, nelle sue poesie e in generale nei suoi scritti con fervore e intelligenza.
Valea corre il rischio- e lo sa perfettamente- di essere bollato come un “animale strano”, di essere considerato anacronistico in tempi frenetici e distopici in cui il valore dell’opera d’arte (se ancora si può parlare di opera d’arte) è data dall’immediata appetibilità, in un gioco di ammiccamenti a “quello che vuole il mercato” che finisce col risolversi in un circolo vizioso.
Giovanni Luca valea ha ancora il coraggio della parola, scritta e cantata, in un mondo sempre più visivo (o forse dovremmo scrivere “visual”); il coraggio della lentezza della narrazione e della stasi in un’epoca sempre più convulsa; il coraggio dell’imperfezione vocale nell’era dell’editing estremo della voce, dei suoni sempre più plastificati e patinati che escono dagli studi.
Canzoni è un Giano bifronte, un album che lega a filo doppio interiorità e denuncia sociale, amore e politica, speranza e disperazione.
La canzone si fa gesto poetico, il gesto poetico diventa a sua volta manifesto di resistenza, atto insurrezionale. Sulle architetture sonore, di stampo classico, si adagia con eleganza una veste di contemporaneità, attraverso l’utilizzo di batterie elettroniche ora trap ora industrial.
“Canzoni- racconta Giovanni Luca Valea- è un album scritto essenzialmente a quattro mani e deve molto alla fortuna. Ho scritto le parole di tutti i brani in circa due anni e, quando balbettavo musicalmente, ho avuto il privilegio di conoscere Nuccio Corallo. Abbiamo lavorato duramente, senza tregua, tra chitarra e pianoforte. Il suo talento come compositore si è dimostrato fondamentale per dare una veste a certe canzoni.
Qualche volta abbiamo collaborato persino su questo fronte e non posso che definirlo un onore. Si è instaurato un rapporto di sincera stima e di reciproco apprezzamento, tanto artistico quanto umano.
Ne sono davvero felice. I nostri modi di interpretare e intendere questo lavoro si incroceranno di nuovo, molto presto.
Le canzoni, a ogni modo, dovrebbero parlare da sole – o, almeno, così spero. Vorrei sottolineare, nel caso non fosse abbastanza chiaro, che c’è senz’altro molta politica nell’album. Non è soltanto un disco fatto di canzoni d’amore – che avrebbe, in ogni caso, la sua assoluta dignità.
C’è della rabbia per la situazione attuale, c’è la vendetta personale. E poi, da qualche parte, come sempre, l’amore.
Sembra proprio che non se ne possa fare a meno…ed è, in definitiva, giusto così. Qualcuno lo ha definito “il motore del mondo”. Non posso che concordare e sottolineare, ancora una volta, che per fare certe scelte – a qualsiasi altezza – serve proprio l’amore. Nella vendetta, nella rabbia e persino nell’odio c’è una luce d’amore. È da quella parte che veniamo e, probabilmente, i più fortunati si allontaneranno in quel bagliore.”
La ricerca di atmosfere coerenti con la linea narrativa ha condotto a virate “progressive” (si ascoltino le distorsioni chitarristiche e gli archi ne I Mulini del Signore e il finale di Una giovane Marilyn) e all’inserimento di suggestioni proprie dell’elettropop colto italiano, attraverso il massiccio uso dei synth e l’ossessività delle linee di basso.
“Gli arrangiamenti di Salvatore Papotto- prosegue Valea- hanno dato una veste insospettabile e meravigliosa a queste dieci canzoni. Volevo un disco che avesse delle sonorità particolarmente contemporanee senza, tuttavia, tradire la mia natura.”
Ed è proprio la coerenza, intesa come presenza di una cifra stilistica riconoscibilissima e di una idea forte di progettualità, il filo conduttore di un disco senza cadute di stile, costellato di piccole perle: su tutte quell’inno all’amicizia che è James Dean, l'affresco potentissimo della storia delle migrazioni de Le navi al tramontare, e la maestosa “I Mulini del Signore”, testo da antologia letteraria e arrangiamento sublime.
Desidero dedicare questo lavoro- chiude Valea- alla disperazione che attraversa il mare su barche di fortuna. Nel mio piccolo, vorrei che queste donne e questi uomini sapessero che La Costellazione del Cane esiste anche per loro e, da qualche parte, magari più remota, una buona stella.
Uscito da nemmeno 48 ore “Things”, il primo singolo dei Playmore, ha già un migliaio di visualizzazioni su youtube, ormai indice di gradimento di gran lunga più legittimato della deposta regina MTV. Il videoclip, spiritoso e visionario, ha come protagonista una scimmia-celebrità formato maxi che divide la sua giornata tra valigette piene di banconote (e banane!), cene in ristoranti di lusso, bische clandestine, festini e sesso in ascensore. Le immagini come il testo, dipingono un ritratto sarcastico di una società improntata ai consumi, alla mera trasgressione senza scopo, alla dipendenza dalle dipendenze e dall’esaltazione dagli eccessi. “Our weight in gold, despite our diamonds glow" Bisogna dirlo però, gli anni ‘90-‘00 ormai ce li siamo lasciati alle spalle, e un videoclip ben riuscito non basta più a soddisfare la fame di novità del pubblico più curioso e i The Playmore sono in qualche modo una ventata di novità per il nostro paese. Pochissime sono infatti le band italiane che producano in casa questo genere, il pump rock, così apprezzato soprattutto dalle UK Charts degli ultimi anni.
Definire un genere è sempre un lavoro meschino e complesso, ma tant’è, qualcuno ci prova sempre. Tosti groove di basso, giù pesanti con cassa e rullante, chitarre melodiche ed una voce morbida e calda che spazia da grida potenti a lievi toni cantautorali. Il tutto coronato da qualche accenno di synth a fare da ponte tra un sound rock e la più recente musica dance.
Il progetto The Playmore vede la luce ufficialmente nel 2012, sotto il sole di Napoli, partorito dalle menti di Bro Joe, Marfz, Gian e Pie, (rispettivamente batterista, bassista, chitarrista e voce del gruppo,); all’apparenza un po’ i Resevoir Dogs de noialtri. Il loro primo album, Pump Rock, non ha nulla da invidiare al sound e all’energia dei loro colleghi d’oltre confine, dai Two Doors Cinema Club ai Vaccines, e di tutto quel panorama musicale che si propone di far ballare il pubblico mescolando due mondi all’apparenza così diversi come il rock e la dance, ma collimati in un genere così decisamente riuscito. La loro ambizione? Portare la democrazia nella musica, far riflettere con ironia, far ballare, saltare e divertire nel rispetto della libertà e dell’individualità di ciascuno.
In attesa di scoprire l'intero album di debutto,
Things sarà presentato da martedì 23 aprile attraverso un ricco tour di interviste:
• Martedì 23 aprile, ore 15.00 – The Playmore @ Rai di Napoli con Gino Aveta nel programma "Generazioni a confronto" • Giovedì 25 aprile, ore 00.05 - webmob per l'uscita del video di "Things" • Sabato 27 aprile, ore 13.00 - flashmob c/o Napoli Comicon • Domenica 28 aprile, ore 19.00 – The Playmore Live @ DiscoDays: Fiera del Disco e della Musica
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