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Intervista ai Rebel Bit, appena usciti con il nuovo lavoro "Come"
Cover di Damien Rice, Thirty Seconds to Mars, Niccolò Fabi, e della giovane cantautrice toscana Emma Nolde, più due brani inediti, uno dal sapore maggiormente pop, Scatto lento, e l’altro meno convenzionale e più ricercato, Not a Fairytale, nel nuovo ep dei Rebel Bit, Come.
Abstract concettuale dell’intero ep sembra essere Walk on water, autentico inno al cambiamento, proposto nella versione potente ed evocativa arrangiata ed elaborata per il Vocalmente a cappella festival, con il coinvolgimento di alcuni cantanti dei maggiori gruppi vocali al mondo (CLUSTER, Italia – THE REAL GROUP, Svezia – RAJATON, Finlandia – THE SWINGLE SINGERS, UK).
Nerospinto ha incontrato il gruppo vocale cuneese, che ha già all’attivo Paper flight (disco tratto dall’omonimo spettacolo teatrale), una partecipazione a Italia’s Got Talent, cinque nomination ai Contemporary A Cappella Recording Awards di Boston e cinque A Cappella Video Awards (Los Angeles).
Il nuovo ep, Come, sembra porsi, a livello stilistico, in una linea di continuità rispetto al precedente Paper Flight, unendo attitudine ibridante e particolare vocazione al racconto.
Volete raccontarci la gestazione di queste vostre, nuove, innovative vocal stories?
Voler creare continuamente un qualcosa di nuovo è un nostro tratto distintivo, proviamo
sempre ad evolverci mantenendo salda la nostra identità.
Durante questo periodo così complesso, nonostante oggettive difficoltà, abbiamo sentito il
bisogno di andare avanti senza stare immobili ad aspettare il susseguirsi degli eventi.
Alcuni dei nostri brani, o racconti come hai fatto notare, sono nati da un’esigenza
personale cresciuta durante questo periodo che, inizialmente, non sapevamo ci avrebbe
portato ad una nuova produzione discografica.
Una volta deciso, abbiamo passato insieme qualche giorno, in una casa affittata in una
delle meravigliose valli della provincia di Cuneo, in cui abbiamo creato due inediti e capito
dove voleva dirigersi questo nuovo progetto.
Con queste premesse tutto il conseguente lavoro di arrangiamento, registrazione e
produzione si è concretizzato molto rapidamente e con grande naturalezza.
Il vostro nome allude giocosamente ad un certo ribellismo artistico.
In che misura, a vostro avviso, la sperimentazione rappresenta, nella scena musicale contemporanea, una scelta controcorrente?
Questa è una bella domanda a cui è difficile rispondere. Nel nostro caso voler sperimentare
è una necessità in primis per noi stessi, per andare avanti come artisti e come esseri viventi.
Forse in un momento in cui è più importante “far vedere” di andare controcorrente
nell’apparenza più che nella sostanza, la sperimentazione fatta (in semplicità) come
esigenza artistica e di sostanza può essere la chiave… sicuramente per sentirsi appagati dal
proprio lavoro!
Il titolo del nuovo lavoro può, discrezionalmente, essere inteso in inglese o in italiano.
Una scelta simile è stata fatta dai Venice Vocal Jam con il fortunato Raìse (radici in dialetto veneto, elevarsi in inglese).
Ci date la vostra “lettura” di Come?
“Come” parla di cambiamento in senso ampio e, soprattutto, di quello che è stato il nostro
cambiamento artistico ed umano in questi anni.
Un percorso sonoro che ha salde radici nella nostra formazione musicale, decisamente
classica, e che si evolve tramite arrangiamenti originali (Lorenzo Subrizi) ed elaborazioni
elettroniche inedite (Andrea Trona) combinati da una produzione (Erik Bosio) dal sound
volutamente moderno/contemporaneo.
Sei storie, più che sei canzoni, come un viaggio emozionale che racconta di noi e della nostra
percezione degli altri e del mondo in cui viviamo.
La doppia lettura italiano/inglese (fatta anche per il nostro pubblico internazionale) ha in
comune il voler accompagnare l’ascoltatore verso la nostra idea di cambiamento.
Nel 2019 avete ottenuto cinque nomination per i CARA, Contemporary A Cappella Recording Awards, affiancando mostri sacri del canto a cappella come i The Swingles e i Pentatonix.
A differenza di quanto avviene oltreoceano, in Italia la musica a cappella sta conoscendo solo recentemente una crescita significativa della platea. Quali sono secondo voi le ragioni di questo ritardato interesse nei confronti del genere?
Intanto ci fa molto piacere la precedente citazione ai nostri amici Venice Vocal Jam, è bello
vedere come sia cambiata la realtà della musica vocale in Italia negli ultimi anni e come
venga maggiormente considerata.
Le ragioni di questo ritardo sono molteplici, tra tutte forse un (lecito) ancoraggio,
tipicamente italiano, a quelle che sono le tradizioni della musica vocale e corale
tradizionale, di stampo squisitamente classico.
Negli USA ci si approccia alla musica moderna corale sin dalle scuole, da qui il successo
nel mainstream (Pentatonix docet). Il coinvolgimento maggiore dei giovani, come sta
avvenendo ultimamente, unito alla nascita di nuovi gruppi dal sound più “fresco” può
essere una chiave di volta importante per lo sviluppo del genere anche qui da noi.
Il singolo apripista di Come è Toccaterra, una particolare rilettura del brano di Emma Nolde.
Cosa vi ha colpito, in particolare, nell’originale della cantautrice toscana e cosa vi guida, più in generale, nella scelta delle cover da reinterpretare?
La scelta di Toccaterra deriva dall’esigenza di approfondire il mondo del nuovo
cantautorato femminile italiano, ricercando il giusto connubio tra originalità e intensa
musicalità… ed Emma Nolde ci ha davvero stupiti con questo brano che racchiude proprio
quella che è la nostra ricerca quando dobbiamo rielaborare un brano.
Cerchiamo spesso di scovare brani che abbiano sostanza musicale e testuale, nulla più.
Il resto proviamo a farlo noi plasmando il contenuto in modo molto accurato sulle nostre
voci e sulla nostra sonorità.
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Giordanelli Cinzia