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Domenica 29 marzo il Circolo Arci Biko di Milano ospiterà Sinkane per l'unica data italiana del suo tour europeo. L'artista statunitense, nato a Londra e di origine sudanese era già stato ospite del Biko due anni fa. Ora torna forte della sua formazione e esperienza con nomi del calibro di Yeasayer, Caribou, Born Ruffians e Of Montreal. Se non bastasse, il pubblico italiano già lo conosce per la sua collaborazione nell'ultimo album di Jovanotti dove presta la sua voce per il brano All the people.

La sua esperienza da solista e polistrumentista l'ha portato alla pubblicazione del suo quarto album, Mean Love per DFA Records, ritenuto dalla critica il lavoro che lo lancerà al successo internazionale. Il timbro inconfondibile del suo falsetto si miscela con l'impronta pop moderna che dà ai suoi brani che subiscono influenze soul, funk, afro, reggae-dub e tropicalia. Grazie a questo mix di stili e generi, Sinkane riesce a trasmettere al suo pubblico il proprio background e la propria identità, con inconfondibili rimandi culturali frutto della sua storia e del suo percorso.

A curare il dj set prima e dopo il live ci sarà Steve Dub che aggiungerà un ulteriore tocco di black music alla serata.

INFO e CONTATTI Circolo Arci Biko Domenica 29 marzo dalle 21.30 Via Ettore Ponti, 40 - Milano Ingresso 12 + 1,50 (d.p.) euro su mailticket / 15 euro in cassa + tessera Arci obbligatoria Infoline 339.1515043 www.sinkane.com www.facebook.com/SinkaneRa www.bikoclub.net

 

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Esce oggi per Garrincha Dischi "Ho messo la sveglia per la rivoluzione", il secondo album dell'Orso, il loro primo LP di inediti. L'album ha esordito nella Top Ten di iTunes già in pre-order e il primo singolo "Giorni Migliori" ha ottenuto il primo posto nella classifica Alternative di iTunes. L'album è da oggi disponibile in tutti gli store, anche digitali e questo è il link per trovarlo su iTunes: https://itunes.apple.com/it/album/ho-messo-la-sveglia-per-la/id954462794

In occasione dell'inizio del loro tour, che farà tappa al Biko di Milano giovedì 5 febbraio, Nerospinto ha avuto il piacere di intervistare la voce della band, Mattia Barro.

Com'è andata la data zero del nuovo tour? Bene, molto bene. Siamo riusciti a portare 200 persone ad un concerto a Ivrea, ed è una cosa bellissima anche perché a Ivrea non c'è un posto per i concerti, è una provincia di discoteche e club. Il live l'abbiamo fatto nel teatro della stazione, una zona molto figa che si sta rivalutando, mio padre dice che sembra di stare a Berlino. Poi c'era la mia famiglia, i miei amici d'infanzia, la ragazza del liceo (ride). No, lei in realtà non è venuta, non ci parliamo più. Ero molto emozionato: ci saremmo esibiti con la band nuova e il disco nuovo a Ivrea, a casa mia. Milano è una parentesi, io sono uno di quelli che arriva dalla provincia, va nella metropoli ma poi tornerà a casa. Per quanto mi piaccia Milano voglio tornare a Ivrea.

[intanto parte il video di If you had my love di Jennifer Lopez] Avrò avuto 12 anni, in questo video lei è abbastanza coperta e questo ci innervosiva tutti. (ride)

Cosa ci puoi dire a proposito dei cambiamenti nella formazione della band? Giulio, il nostro ex batterista, ha scelto di intraprendere la carriera attoriale. Invece con Tommaso c'erano divergenze da un po' di tempo, quindi in un periodo di pausa e di cambiamento della band abbiamo deciso che era inutile continuare a non capirsi. Nella nuova formazione c'è Francesco, che da due anni è anche il mio coinquilino e il fatto di vedersi ogni giorno porta a conoscere meglio i limiti dell'altra persona. Con lui ho già lavorato in altri progetti tipo The Swimmer, così come con Niccolò, il nuovo batterista. Omar l'ho conosciuto a giugno, al Garrincha Loves Bari, tramite Anna dell'Officina della Camomilla. Aveva appena lasciato la sua band e lui è uno che vuole suonare, io cercavo un chitarrista e ci siamo trovati subito, è molto veloce nel capire le cose e probabilmente fra noi è il più bravo a livello tecnico. Sono molto contento delle nuove scelte.

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A proposito di Garrincha, come sono i rapporti con l'etichetta? Abbiamo consolidato i rapporti in questi ultimi mesi. Non tutte le band sono della stessa città, per cui sono stati importanti i Garrincha Loves fatti in questi anni in giro per l'Italia. Per mettere da parte gli egocentrismi di ognuno e mettersi a parlare è necessario vivere delle situazioni insieme. L'anno scorso abbiamo giocato bene i posizionamenti  in cartellone di tutte le band in modo che tutti potessero sentirsi importanti alla stessa maniera, Lo Stato Sociale a parte. È anche giusto rendere merito a un gruppo che fa sempre il pieno, sono i golden boys della scena indipendente italiana ed è sbagliato nasconderli. Garrincha spende Lo Stato Sociale per rafforzare tutte le band, mentre ad esempio la 42 Records con I Cani ha sempre scelto di "proteggerli" e fare una cosa un po' esclusiva, farli suonare poco. È anche grazie a Lo Stato Sociale che L'Orso riesce a farsi conoscere. È un bene quando tutte le band hanno pari dignità e per arrivare a questo punto ci è voluto un po' di tempo. È diventato praticamente un rapporto familiare, per esempio lo studio di registrazione, si trova a casa di Matteo Romagnoli - fondatore della label. La casa si trova in provincia di Bologna, fuori città, a fianco c'è la casa di suo padre, si dorme da lui e si suona nello studio che è poi il soggiorno, è un modo secondo me anche più divertente di lavorare.

Come è stato lavorare all’ultimo album? Io e Francesco abbiamo lavorato insieme, a casa. Poi abbiamo portato in studio le canzoni scritte e con Gaia, Niccolò e Omar le abbiamo decostruite. Le canzoni erano già state scritte prima del cambio di formazione quindi gli altri sono arrivati a metà del processo creativo. Adesso abbiamo tre ragazzi che suonano con i controcoglioni e se ti fidi delle persone con cui lavori anche i risultati sono migliori. Poi con Romagnoli e Carota - Lo Stato Sociale - abbiamo fatto prendere delle derive molto diverse al nuovo disco. Ad esempio abbiamo provato a levare la chitarra, ripartire dalla la sezione ritmica e il cambiamento è stato molto stimolante e mi ha permesso di tirare fuori delle parti di me che generalmente non avrei saputo tirare fuori. Tutto il lavoro di produzione fa intraprendere nuove direzioni e con l'età ho capito che bisogna trovare la giusta ponderazione tra cuore e cervello, non sono per l'attitudine del punk ma nemmeno per il controllo spasmodico dei dettagli.

Sulla pagina facebook dell'Orso hai scritto che "bisogna uccidere i propri padri, per potersi autodeterminare" Sì è vero, lo trovo verissimo. E per fare questo disco abbiamo ucciso tutte le cose che dovevamo uccidere per sopravvivere. Abbiamo stravolto tutto quello che la gente pensava fosse l'Orso: soltanto chitarra acustica, orchestrazioni e canzoni d'amore. I padri erano sia chi eravamo noi, che la formazione. Se non fossimo cambiati avremmo fatto un disco di merda, L'Orso 2; anche il cinema ci ha dimostrato che i sequel non portano benissimo. Quando fai un disco sai che per due anni parlerai solo di quello. Serviva uno stacco, senza sarebbe stato tremendo, ci saremmo annoiati e non saremmo durati. I padri sono anche tanti altri limiti che abbiamo deciso di non imporci, altrimenti nel nuovo album non avremmo potuto mettere l'elettronica e il rap. Io faccio rap da quando ho 15 anni però non avevo mai fatto pezzi rap con L'Orso, in questo disco invece rappo in tre pezzi diversi, senza una vera base hip hop. Abbiamo fatto una bella strage di cose che avremmo dovuto uccidere.

Perché ultimamente tutti i pezzi usciti su YouTube sono inseriti in un lyrics video Perché i video su YouTube solo con la copertina mi uccidono, la pensa così anche Romagnoli. Poi per fare un lyric video non serve tanto né a livello di tempo né a livello economico, quindi per dare pari dignità a tutti i brani abbiamo scelto questa strada. Tra un po’ usciranno anche i video ufficiali del pezzo con Lo Stato Sociale, con i Costa, quello de “Il tempo ci ripagherà” e forse di “Shoegazer”, e quello di “Giorni Migliori” è già uscito invece. Poi la cosa bella che è venuta fuori coi lyrics video è che la gente li ricondivide molto di più, mette su Instagram lo screenshot con il testo, lo rende molto diretto e veloce. È  una cosa che mi è piaciuta molto, il problema è far stare una frase di senso compiuto in un frame. (ride)

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Far uscire le canzoni prima dell'album non è rischioso? Avete persino messo l’album in streaming su Rockit il giorno prima dell’uscita!

In questo periodo storico il "mi metto e ascolto il disco" è una cosa che facciamo in pochi. Il problema era dare dignità a tutte le canzoni al primo disco di inediti, 10 pezzi da far uscire con il loro video e dare a tutti la possibilità di sentirli. Il disco sarà comunque disponibile su YouTube e Spotify già dal 3 febbraio, quindi sarà comunque ascoltabile gratuitamente. Questa scelta è fatta soprattutto per far conoscere tutte le canzoni e non solo le solite due o tre.  E poi l’altro aspetto positivo è che chi verrà alle prime date a sentire il concerto potrà già cantare le canzoni con noi. Altri gruppi fanno qualcosa di più intelligente probabilmente, fanno uscire l'album e iniziano il tour dopo un mese così la gente ha il tempo di metabolizzare il disco. Il nostro disco doveva uscire un mese prima, ma poi sono cambiate le date e comunque abbiamo scelto di non far slittare il tour anche per testare i nuovi pezzi e la nuova formazione direttamente con il live e vedere le reazioni del pubblico. A Ivrea è stato particolare, abbiamo fatto 18 canzoni, di cui 11 uscite da settembre ad ora. Abbiamo scelto di sperimentare, non aver paura che il pubblico non sapesse le canzoni, poi c'erano le prime file coi fan accaniti che le sapevano già tutte.

Ecco appunto, questa sorta di fidelizzazione che sta avvenendo per voi e altre band Garrincha grazie ai social network e soprattutto ai fan club.  Che ne pensi? È quello che avrei voluto avere io da ragazzino. Ho letto una bellissima intervista di Mark Ronson che diceva: "Sono tra  i numeri uno e tutti mi vogliono. Ho fatto duemila cose ma io continuo a scrivere la musica per il quindicenne che ero" e mi ci ritrovo molto. Voglio che qualsiasi cosa faccia con i miei progetti sia di gradimento per quello che ero a 18 anni. È il mio punto di riferimento, quando scrivo devo dare sempre conto al ragazzino che ero, quando ero puro al mille per cento. Ero malato di musica, andavo a 100 concerti all’anno, e mi gasavo, morivo dalla voglia di conoscere le band e avere il loro autografo anche se nessun altro lo voleva ed erano semisconosciuti. È quello il vero giudice cui faccio riferimento. Ora sono cresciuto; ho studiato, ascoltato, letto, girato il mondo, e delle recensioni non me ne frega niente. Io per ora sto scrivendo per quel ragazzino che mi deve dire che sono onesto, ho detto la verità e quello che pensavo, se inizio a cambiare una parola per ammiccare al pubblico penso al ragazzino che mi direbbe che questa cosa all'epoca mi sarebbe andata di traverso. Se Matteo in studio vuole farmi cambiare qualcosa litighiamo come fratello maggiore e minore e ci mettiamo il muso.  Poi è vero che a volte quando scrivi, rivedi, modifichi e cambi la stesura, a volte ci sta, basta che lo faccia per te stesso e non per gli altri perché poi quando la canterai live  ti darà fastidio, mi è successo ad esempio con “Con i chilometri contro”. È ovvio cambiare e fare autocritica: “Ottobre come Settembre” adesso dico "che merda!", la trovo pretenziosa e non mi piace, però all'epoca quando l'ho scritta era perfetta. E questo è il motivo per cui ti evolvi, di base la critica te la fai da solo, senza finisci a fare merda. Fortunatamente il mio giudice ce l'ho ed è ben presente. E questo mi fa odiare metà della scena indie italiana (ride).

Il nuovo album si intitola “Ho messo la sveglia per la rivoluzione”. La rivoluzione ha qualche accezione di carattere politico o no? No, assolutamente no. Di base parlo della rivoluzione interiore. Il problema di chi fa politica con la musica è che pensa sempre che la rivoluzione debba essere imposta, senza neanche sapere cosa rivoluzionare. Io penso che prima della rivoluzione sociale ci sia quella personale, tutti dicono che va di merda e bisogna cambiare le cose, una concezione generale e vaga, noi lo diciamo, il pubblico lo ripete, ma dirlo e basta serve a ben poco soprattutto se non c'è nemmeno una direzione. Quando sei il primo a cambiare allora puoi parlare anche agli altri. Si tratta anche di cose piccole, senza cambiare il mondo. Io odio l'ambiente italiano indipendente, non mi ci trovo, mi sento il bambino povero alla festa dei ricchi, ma non c'è nessun ricco in realtà, anche se l'attitudine è quella. Ad ogni modo “ho messo la sveglia per la rivoluzione” è una frase estratta da “Il tempo ci ripagherà”. È una critica a chi parla ma poi resta a casa, quando siamo a casa iniziamo a lavorare su noi stessi, poi la voglia per il resto viene. Se ci si riempie la bocca di parole belle e poi si rimane sul divano sembra di prendere per il culo un po' tutti.

[prima di salutarci, Mattia riceve un messaggio] Aspetta che c'è una discussione tra mia madre e mia nonna sul numero di persone al concerto. Mia nonna ha misurato quanta gente c'era da quanto è stata in coda per prendere l'acqua al bar.

Canali ufficiali de L'orso: www.facebook.com/lorsoband www.twitter.com/lorsoband www.garrinchadischi.it

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Appuntamento imperdibile per gli amanti della nuova musica italiana d'autore: il 30 aprile sarà infatti in concerto al Biko Diodato, esploso durante l'ultimo Festival di Sanremo ma in attività da 7 anni.

Antonio Diodato si avvicina alla musica da piccolo, dapprima suonando il violino, per poi abbandonarlo a favore di una piccola band, composta da amici e vicini di casa.

Nel 2001 si trasferisce a Stoccolma, dove partecipa alla registrazione di un brano contenuto nella compilation lounge Beirut Cafè  2,"Libiri", cantato in italiano e al quale collaborano anche Sebastian Ingrosso e Steve Angello, dj e produttori e futuri membri degli Swedish House Mafia.

Tornato in Italia, Diodato si laurea in Cinema al DAMS di Roma e, contemporaneamente, inizia a dedicarsi anima e corpo alla musica.

Nel 2007 incide un album autoprodotto e presentato al MEI (Meeting delle Etichette Indipendendti) di Faenza, nel 2010 incide il singolo "Ancora un brivido"; la svolta si presenta nel 2011, con l'incontro con il produttore romano Daniele Tortora che, forte di collaborazioni con artisti del calibro di Niccolò Fabi, Planet Funk e Afterhours, gli propone di incidere un disco.

Nella primavera del 2013 esce, su etichetta Le Narcisse Records e distribuito da Godfellas, "E forse sono pazzo", che riceve ottime recensioni sui maggiori magazine musicali italiani, da Repubblica XL a Il Mucchio.

"Ubriaco", il primo singolo estratto dal disco viene selezionato da MTV New Generation e, il primo maggio 2013, Diodato si esibisce assieme a Roy Paci, Pierpaolo Caovilla e Fiorella Mannoia in un concerto nella sua città natale, Taranto, per sostenere la causa di risanamento dell'ILVA.

Nel settembre 2013, la sua rivisitazione, in chiave rock, di "Amore che vieni, amore che vai" di De Andrè, viene scelta dal regista Daniele Luchetti per la colonna sonora del film "Anni Felici". Due mesi più tardi, Diodato viene premiato da Dezeer come artista dell'anno durante il Medimex.

Veniamo dunque a Sanremo 2014, dove il cantante tarantino partecipa nella sezione Giovani con il brano "Babilonia", che gli vale il secondo posto e la meritata popolarità.

 

Diodato in concerto

Arci Biko

30 aprile 2014

h 20.00

tessera ARCI+ sottoscrizione

 

Per maggiori informazioni:

http://www.bikoclub.net/

Facebook: BIKO Milano

diodatomusic.it

 

Sabato 21 dicembre non perdetevi Pharoahe Monch che  si esibirà dal vivo al Circolo Arci Biko di Milano a ridosso dell’uscita del suo quarto album solista, prevista per gennaio. Il rapper newyorchese classe 1972 è l’ospite del 14mo appuntamento con la Soul Bounce Night, serata black concepita da Dj Steve Dub per riportare alle atmosfere da club della "golden era".

 

Membro fondatore degli Organized Konfusion, gruppo underground di culto dell’hip hop anni novanta, Monch dagli inizi della sua carriera (fine anni ottanta) a oggi ha collaborato con alcuni dei più grandi nomi della scena statunitense, da KRS-One a Wyclef Jean passando per Mos Def, De La Soul e J Dilla.

P.T.S.D. (Post Traumatic Stress Disorder) è il titolo del nuovo lavoro del rapper, che dal vivo proporrà anche i suoi classici che nel tempo lo hanno eletto come uno degli mc con più tecnica e più talento nella scrittura di tutto il panorama hip hop internazionale. Un rapper consapevole e impegnato con uno stile acclamato da critica e pubblico.

Prima e dopo il live, il set dal suono urban di Dj Steve Dub, un viaggio tra R&B, soul, hip hop e funk dagli anni settanta a oggi.

 

 Circolo Arci Biko in collaborazione con Urban Suite presenta

Pharoahe Monch

live

+ Dj set Steve Dub

Sabato 21 dicembre dalle 22.30 @ Biko

Via Ettore Ponti, 40 - Milano

Ingresso 12 euro + tessera Arci obbligatoria

https://www.facebook.com/events/484660678313824/?fref=ts

MORE INFO

www.bikoclub.net

Con un tour di più di trenta date in giro per l’Italia alle spalle, torna a Milano Umberto Maria Giardini. “La dieta dell’imperatrice”, questo il titolo dell’album uscito il 5 ottobre 2012 dopo un periodo di pausa di ben tre anni successivo all’esperienza cantautoriale sotto il nome di Moltheni. Il disco ha riscosso un meritatissimo successo durante la stagione di uscita e lungo tutto il tour, iniziato a Dicembre 2012 e non ancora conclusosi. Dieci tracce in cui si ritrova molto della tappa precedente del percorso artistico dell’artista, dai testi ispirati ed elaborati, sognanti e malinconici, alle sonorità psichedeliche ed ipnotiche. Ciò che tuttavia con più piacere si ritrova è la sua voce: a volte soffio, a volte graffio, mantiene sempre lo stesso fascino. Particolarmente evidenti ed apprezzabili anche i nuovi influssi, virati molto più all’elettrico che all’acustico, di quel rock alternativo – psichedelico alla PJ Harvey, o, per meglio dire, alla Anna Calvi, artista dalla quale Umberto Maria Giardini dichiara di essere rimasto folgorato. Le influenze del disco tuttavia sono ben lungi dal provenire unicamente dall’isola della regina; Umberto Maria Giardini prende il meglio del panorama indipendente e alternativo italiano e lo rende proprio,  distaccandosi dalla banalità dei circuiti musicali più nutriti nel bel paese senza tuttavia uniformarsi ad altri standard prefabbricati. Registrato al Mushroom studio di0 Pordenone e supportato dalla grande famiglia de La Tempesta dischi, alla quale l’autore è legato ormai da anni, il disco è distribuito sia su cd che su vinile.

 

Nonostante il fittissimo calendario di date live, Giardini trova anche il tempo di registrare, nel febbraio 2013, alcune delle canzoni già proposte dal vivo per raccoglierle in un EP dal titolo “Ognuno di noi è un po’ Anticristo”. Il disco sarà acquistabile solamente in occasione dei concerti a partire dalla fine di aprile, e sarà prodotto a tiratura limitata. Queste le prossime date de La dieta dell’imperatrice Tour 18/04 Biko - Milano 20/04 Teatro Kismet - Bari 24/05 Druso Circus - Bergamo

 

 

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Se vuoi scriverle: direttore@nerospinto.it

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