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Quinto appuntamento il prossimo 11 febbraio, ore 21.00, sul palco del MOU (Milano, Via Pacinotti, 4), con la rassegna "Because The night- La notte delle cantautrici”, giunta alla quinta stagione.

L’ impegno da me profuso nella promozione del cantautorato femminile- spiega Marian Trapassi, ideatrice e direttrice della rassegna- è massimo; se dovessi fare un bilancio di questi cinque anni direi che “Because the night” mi ha regalato tante soddisfazioni. La risposta del pubblico è sempre stata positiva, mi dispiace unicamente non poter fare di più per ampliare gli spazi di visibilità offerti alla scena cantautorale femminile, in questo caso, indipendente. Penso che la musica delle donne, e la musica in generale, debba essere il più possibile veicolata; è chiaro che, per la creazione di vetrine interessanti e funzionali, c’è bisogno di sovvenzioni economiche.

 

Siciliana d’origine e cittadina del mondo per scelta, come si legge nel suo sito ufficiale, Marian Trapassi si è ritagliata uno spazio di tutto rispetto nel panorama della musica italiana. Attualmente Marian sta lavorando al suo sesto album; l’ultimo lavoro in studio che ha pubblicato è “Bianco“con la produzione artistica di Paolo Iafelice per Adesiva Discografica/SELF.

 

Sul palco del Mou, per il quinto appuntamento della rassegna, le cantautrici Pellegatta e Candeo.

Pellegatta (Manuela Pellegatta), lombarda di nascita ma modenese di adozione, è una cantautrice e polistrumentista dagli esordi pop/folk e dalla successiva evoluzione elettronico/sperimentale, con l’ausilio di Loop Station e synth.

La musica elettronica é un mondo che ho sempre voluto esplorare- ci racconta Pellegatta- “Ableton live” mi ha dato la possibilità di creare la mia nuova realtà artistica costruendo i suoni dei brani, sperimentando i ritmi e rielaborando gli effetti. Ma dietro a tutto questo lavoro ci sono un testo scritto su carta, una chitarra ed una armonica. Nei live set mi piace presentarmi in acustica o con tutti i miei "Ciappini" elettronici . L'11 febbraio mi vedrete voce chitarra e loop station.

Sul palco milanese proporrà un excursus del suo repertorio, dall’album di esordio “Tre minuti di sbagli” (Adesiva Discografica)-prodotto da Paolo Iafelice (già al lavoro con Fabrizio De André, Ligabue, Fiorella Mannoia)- passando per i singoli successivi (Sono qui, Sono come suono, Lasciami tu, Linate) fino ad incursioni nel nuovo lavoro in studio, un concept di prossima pubblicazione, dalle tematiche ambientali e sociali.

Sono molto fortunata perché sto collaborando con due artiste molto brave: Sara Velardo, cantautrice e chitarrista che- per il nuovo disco- ha registrato le chitarre elettriche e Francesca Sabatino- in arte Laf, anche lei cantautrice- che ha registrato i cori del nuovo progetto. Ovviamente la collaborazione più importante é quella con Paolo Iafelice di Adesiva Discografica, con cui sto concludendo il nuovo album.

 

Nel 2018 Pellegatta è tra i semifinalisti di Area Sanremo Giovani e in finale al Festival Premio Via Emilia “La strada dei cantautori” con il brano “Sulla spiaggia di Rimini”.

Sono tornata a casa, dal Premio Via Emilia, con molti CD di altri artisti da ascoltare  e ho avuto modo di conoscere Beppe Vessicchio, che era ospite. Dopo la serata si é complimentato con tutti gli artisti e si é incuriosito sul mio strano modo di suonare la chitarra,“mancina con la chitarra al contrario”.

Nel febbraio del 2020 presenta l'inedito “Compro e butto” all'Attico Monina- il format organizzato dal giornalista in contemporanea con il Festival di Sanremo- e, successivamente, al Teatro Storchi di Modena, aprendo il concerto a Francesco Baccini. I nuovi brani inediti arrivano in semifinale al Premio Pierangelo Bertoli ed in finale al Premio Autori Emergenti 2020.

 

Durante l’esperienza all’ Attico Monina- spiega Pellegatta-ho avuto modo di conoscere molte cantautrici e condividere con loro quei giorni del festival. Era il febbraio 2020, lo ricordiamo tutti quel momento prima della chiusura...Quell'incontro ci ha unite, ha rafforzato la nostra voglia di creare. A distanza, siamo riuscite a far partire dei progetti musicali tra cui Unisona Collettiva ed Unica, collettivi che hanno dato vita a  molte collaborazioni tra cantautrici italiane. 

 

Candeo (Paola Candeo), cantautrice milanese cha ama flirtare con sonorità elettropop, presenterà il recentissimo “In equilibrio”, appena uscito per la Caprioni Edizioni sotto licenza esclusiva di Egea, e alcuni brani del precedente “Candeo”, pubblicato nel 2022 su etichetta Visory Records.

 

Sul palco con Candeo (voce) Andrea Santoro alla chitarra elettrica, Emiliano Cava alla batteria elettronica e Riccardo Caprotti (tastiera e sequenze).

Candeo è finalista al Premio Bertoli (2022), al Premio Bianca D’Aponte (2022), semifinalista de L’Artista che non c’era (2022) e di Voci per la Libertà (2023), finalista di Botteghe d’Autore (2023).

"In equilibrio”- racconta Candeo- è un ep che ha preso forma lentamente come un puzzle in un tempo che mi è sembrato lunghissimo e sono davvero felicissima del risultato finale. Prodotto insieme a Riccardo Caprotti e con la mano di Andrea Santoro alle chitarre, ogni traccia racconta un pezzo diverso di me, di quella che è ed è stata la mia vita.

Mi ha permesso di girare tanto, ho avuto l’opportunità di presentare queste canzoni in anteprima su palchi e teatri bellissimi come quello del Premio Pierangelo Bertoli, del Premio Bianca D’Aponte, di Botteghe D’Autore e Voci per la libertà.

Diplomata al CPM in canto moderno, dove insegna dal 2016 (sempre dal 2016 è docente presso l’Istituto musicale Giulio Rusconi di Rho), nel 2017 Candeo apre il Bureau Studios, studio di produzione e registrazione, con Riccardo Caprotti.

È sempre stato un nostro sogno- ci racconta Candeo- aprire un posto che potesse dare vita e spazio a tutte le idee che avevamo in testa potendolo fare a qualsiasi ora in totale libertà.

È la nostra casa musicale, dove hanno preso vita tutte le mie canzoni dalla carta ad ableton. Io insegno lì anche canto moderno, mentre Riccardo lavora per concretizzare i progetti di persone che hanno la nostra stessa urgenza di scrivere.

Fare musica non è un mestiere facile o sicuro, e chi non lo fa spesso pensa che sia un bel passatempo. Probabilmente la vera criticità è forse questa, troppo facilmente non viene capito quanto lavoro ci sia dietro.

 

Corista per Susanna Parigi, Diego Maggi, Franco Mussida, Miele, Tano e l’Ora d’Aria, Dillon, Candeo ha lavorato anche per grandi marchi come Chanel, Prada e Expo.

Porta avanti, come tastierista e cantante, il progetto “Musica leggerissima” con Matteo Canali (chitarra), Manuel Puelli (voce), Linda Pinelli (basso) e Matteo Andrigo (batteria e percussioni). Nel 2023 inizia la sua collaborazione live con Giuliano Dottori, come tastierista e corista.

 

Di artisti con i quali mi piacerebbe collaborare- ci confessa- ce ne sarebbero a decine, ma penso che nella top 5 ci sarebbe sicuramente Samuele Bersani!

 

 

 

 

 

In conclusione, abbiamo chiesto a Marian Trapassi, a Pellegatta e a Candeo di definire in tre aggettivi la loro musica e di raccontarci cosa pensano del Festival di Sanremo, la cui data di inizio si avvicina inesorabile.

Sottile, colorata e istintiva è , nella sua definizione, la musica di Pellegatta. Agitata, malinconica, vera la produzione di Candeo.

Personale, emotiva e cantautorale si autodefinisce Marian Trapassi.

A proposito del vicinissimo Sanremo, Pellegatta è entusiasta: “E' sempre un piacere ascoltare i nuovi talenti e riconoscere, tra i concorrenti, quegli artisti che hai ascoltato dal vivo in qualche locale milanese e che ora vedi sul palco dell’Ariston.

 

 

Ovviamente guarderò Sanremo- racconta Candeo-

e durante la settimana del festival presenterò lì il mio ep, quindi non vedo l’ora!

Non penso che una rassegna sola possa rappresentare fedelmente tutta la musica bella che in Italia viene fatta e che lì non può trovare fisiologicamente spazio, ma sicuramente ogni anno mi innamoro di diverse canzoni; lo guardo per quelle.

Più cauta, invece, Marian Trapassi: Sanremo non è rappresentativo della realtà musicale italiana, su quel palco c’è la superficie dell’industria musicale, il mainstream. A fronte di un numero esiguo di artisti che calcano quel palco ce ne sono altrettanti, spesso di uguale o maggior talento. Ma recriminare non serve, c’è sempre chi ce la fa e chi no; è una storia antica come il mondo.

 

 

di Cinzia Giordanelli

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Dopo l'evento di novembre, inserito nella MMW2023, nuovo atteso appuntamento il prossimo 17 dicembre, ore 21.00, sul palco del MOU (Milano, Via Pacinotti, 4), con la rassegna "Because The night- La notte delle cantautrici”, orgogliosamente arrivata alla quinta stagione.

La rassegna, ideata e diretta dalla cantautrice Marian Trapassi- siciliana d’origine dalla vocazione cosmopolita, che negli anni si è saputa ritagliare un posto di tutto rispetto nella scena musicale italiana- accende i riflettori sul cantautorato indipendente al femminile, troppo spesso ancora sommerso nonostante la rose vague che sta beneficamente travolgendo lo stivale (si pensi al Lilith Festival dedicato alla musica d’autrice, al contest Dinamica, cantautrici in movimento, al Lady Pink Festival di Laura Pescatori.)

La terza serata della rassegna sarà un viaggio a cavallo tra folk e jazz nei repertori originali di Beatrice Campisi e Francesca Incudine, con incursioni- in duetto- nella musica popolare siciliana.

Le cantautrici presenteranno inoltre dal vivo l’intenso adattamento in lingua siciliana di Sidun di Fabrizio De André e Mauro Pagani. La rilettura è contenuta nel triplo album a progetto “Shaida – Tracce di libertà”(Appaloosa/Ird), realizzato a favore delle donne rifugiate.

Ho fortemente voluto sul palco Beatrice Campisi e Francesca Incudine- spiega Marian Trapassi- due autentiche “pasionarie”, strenuamente impegnate sul fronte della difesa dei diritti civili, nell’arte come nella vita.

Abbiamo incontrato Marian Trapassi- cinque album all’attivo, una serie di importanti riconoscimenti tra i quali il Premio Ciampi nel 2004 e frequenti incursioni/contaminazioni in territori non solo musicali- per parlare di disparità di genere nella musica e della necessità di raddrizzare, in generale, un sistema-quello musicale- che appare in sofferenza.

 

 

 

 

 

 

Quali sono secondo lei le soluzioni concrete per risolvere il problema di gender gap che affligge il settore musicale?

 

Ci vorranno ancora molti anni per risolvere questo divario, nella musica come in altri ambiti.

Stiamo assistendo ad un periodo storico pieno di contraddizioni. E questo del gap di genere è l’esempio più eclatante, ma anche il più preoccupante per la nostra società. E’ un problema di mentalità, di educazione, di cultura.

Ci sarebbe tanto da parlare, mi limito a dire che c’è ancora tanto lavoro da fare. 

Ripeto, il settore musicale non è diverso da altri contesti. Valgono le stesse riflessioni che stiamo facendo soprattutto in questi giorni, in cui i fatti di cronaca ci costringono a farci tante domande che esigono a questo punto risposte concrete da parte di tutti. Non ho soluzioni immediate, vedo solo una strada ancora lunga da percorrere per uomini e donne, insieme.

 

 

Because the night è volto alla promozione del cantautorato indipendente al femminile. A noi sembra però che la canzone d’autore indipendente conosca un momento di crisi, a prescindere dal “genere”. Lei che ne pensa?

 

Con questa rassegna spero di contribuire e fare la mia parte per mettere in luce delle artiste che altrimenti avrebbero poco spazio. L’ industria discografica di oggi riflette un cambiamento generazionale e storico, è cambiato quello che è il concetto stesso della musica.

La musica è sempre più intrattenimento o un sottofondo, spesso decontestualizzato dai luoghi deputati all’ascolto.

La musica è ovunque, e sebbene così presente, vicina e a portata di mano, si sta allontanando dal suo significato di oggetto culturale perdendo molto valore.

In questa cornice dove la musica è concepita spesso come “usa e getta” va da sé che le classificazioni e i generi musicali che esistevano fino a qualche anno fa risultano obsoleti, e ricevono una scarsa attenzione. Il mercato musicale di massa, che c’è sempre stato, sta aumentando il divario fra la musica commerciale e tutta l’altra musica che fatica sempre di più ad avere spazio. I locali che resistono a proporre musica dal vivo di qualità sono sempre meno, e questo complica molto le cose.

 

 

Come e quando è nato il progetto “Because the night- La notte delle cantautrici”?

 

Because the Night è nata poco prima del periodo del “covid” alla fine del 2019, in un periodo di manifestazioni che segnalavano e denunciavano con grande attenzione, anche da parte della stampa, la difficoltà delle donne di emergere nel mondo musicale, soprattutto nel panorama della musica d’autore. Come artista, (sono una cantautrice anche io), e come donna, impegnata già da tempo su queste tematiche, mi sono chiesta cosa potessi fare di concreto per far conoscere la musica di tante artiste che come me fanno parte del mondo del cantautorato e che negli anni ho incontrato e apprezzato.

Grazie al gestore dell’ex Garage Moulinski di Milano (adesso MOU), un locale molto attivo per la musica, è nata questa rassegna che ha visto in questi anni centinaia di artiste salire su quel palco e ha dato modo di presentare, per quel che possibile, il variegato e interessante mondo della musica d’autore femminile per lo più della scena indipendente nazionale. Ora, per il quinto anno, la rassegna continua, grazie alla nuova gestione del locale che ha ritenuto di dare continuità a questo progetto, nel tempo diventato un punto di riferimento per la città di Milano e non solo.

 

Qual è la soddisfazione più bella che le abbia mai regalato questa rassegna?

 

Con B.t.N. ho avuto sicuramente tante soddisfazioni soprattutto nel periodo del covid in cui si è fermato il mondo. Io invece sono andata avanti perché volevo che la musica non si  fermasse, prima spostando la rassegna sui social e dopo anche attraverso concerti registrati a porte chiuse nel locale. Ho sentito in quel periodo tanta energia e partecipazione, con le interviste e i live online, sono riuscita anche a contattare artiste che difficilmente sarei riuscita a fare salire sul palco- cito una fra tante, Cristina Donà- ed è stata una bella soddisfazione. Altra soddisfazione è stata far partecipare artiste che si sono collegate da lontano come Maria De Vigili dagli Stati Uniti o Marta De Lluvia da Bruxelles. In ogni caso la gratificazione è sempre quella di vedere il pubblico che incredulo mi dice :” Non sapevo ci fossero tante brave cantautrici, veniamo qua per scoprire musica nuova e artiste nuove”. Mi sembra di fare qualcosa che abbia un senso, un valore.

 

 

Quanto è difficile, da ideatrice e direttrice artistica, scegliere i nomi delle artiste da includere nella rassegna?

 

Per la programmazione della rassegna scelgo personalmente le artiste o che conosco o che si propongono, o che mi vengono consigliate e che ho il piacere di ascoltare e vedere dal vivo.

Poi le sottopongo anche alla direzione artistica del locale e si decide insieme.

Cerco di presentare un panorama molto eterogeneo, cercando anche di differenziare sempre le proposte proprio per non dare una sola interpretazione della musica femminile, anzi per sottolineare quanto sia variegato e diverso il panorama del cantautorato femminile, che-attenzione!- non è un genere musicale! Sarebbe come dire che i cantautori uomini fanno tutti la stessa musica!

Le uniche difficoltà che incontro sono di tipo organizzativo per far quadrare tutto quanto, ma quello penso sia comune a chiunque organizzi eventi. Il mio rammarico è non poter fare ancora di più.

Mi piacerebbe far crescere la rassegna e farla diventare qualcosa, per esempio, di itinerante o, perché no, farle assumere la dimensione di festival.

 

 

Agli spazi dedicati alla musica scritta e suonata da donne è, da più parti, mossa un’accusa di autoghettizzazione. Cosa risponde a questa critica?

 

Spesso, come dicevo prima, si confonde il genere musicale con il genere femminile.

Il cantautorato femminile- ripeto- non è un genere, coincide più in generale con una musica d’autrice che può avere le declinazioni più svariate, quindi è importante fare attenzione a come si propongono le rassegne o le manifestazioni o qualsiasi cosa che voglia  promuovere l’arte delle donne.

In generale c'è sempre un po' di selezione da parte del pubblico: così come ad andare a sentire il jazz sono per lo più  amanti del jazz è intuitivo che- proponendo cantautorato femminile- si richiama anche (ma non solo) un pubblico femminile, e penso sia normale. Fra il pubblico di Because the Night ci sono molte artiste che magari hanno partecipato e tornano curiose di vedere le altre colleghe. Dispiace che ci siano ancora uomini non interessati al cantautorato femminile- e in generale alle artiste donne- ma qui torniamo sempre a quella mentalità prevenuta e a quel pregiudizio difficile da scardinare, ma non certo amplificato da iniziative volte a promuovere l’arte delle donne.

 

Quanto è importante, in musica e nell’arte in genere, “fare rete”?

 

Fare rete è essenziale, anche per il vecchio detto che dice che “l’unione fa la forza “.

Nella musica questo principio vale, secondo me, ancora di più, perché la musica è scambio, condivisione, la musica ha bisogno di relazione con il pubblico e fra artisti e musicisti.

La musica è un linguaggio universale, arriva a tutti. Ecco che allora unire le “voci” diventa fondamentale per dire qualcosa di importante.

 

 

Per il terzo anno consecutivo “Because the night” è stata inclusa nella rosa di eventi della Milano Music Week. E’ indubbiamente un segnale importante…

 

Per quanto riguarda la Milano Music Week sono davvero orgogliosa di farne parte, con Because the Night, già da tre anni. Mi auguro di essere presente ancora nelle prossime edizioni per ribadire quanto questa rassegna sia un punto di riferimento ormai per Milano. Ringrazio sempre l'organizzazione della manifestazione per l'invito che mi rinnova ogni anno.

 

 

La prima serata della quinta stagione ha visto protagoniste Giulia Mei e Marta De Lluvia, la seconda Claudia Cantisani e Roberta Usardi, la terza (imminente) vedrà sul palco le siciliane Beatrice Campisi e Francesca Incudine.

Un aggettivo ( a testa) per definire i progetti di queste cantautrici?

 

Definire tutte queste artiste con due parole è difficile per me, perché ognuna di loro è un mondo.

Ci provo..

Giulia Mei sicuramente è un fiume in piena, Marta De Lluvia è una dolcissima poetessa,

Claudia Cantisani una raffinata cantastorie jazz, Roberta Usardi una favola nordica,

Beatrice Campisi un'anima di terra e Francesca Incudine un'anima di sole.

 

Qualche anticipazione sui prossimi nomi coinvolti nella rassegna?

 

Ci saranno sicuramente dei nomi noti al cantautorato indipendente italiano, come Sabrina Napoleone o Patrizia Cirulli, e altri meno noti che mi farà piacere svelare più avanti. Altre partecipazioni sono ancora da definire quindi ve lo dirò a tempo debito.

Anzi come si dice .. seguitemi sui social! (ride, N.d.R.)

 

 

 

Il nuovo Mou, ambiente dedicato all’ascolto-ha dichiarato- è il contesto ideale per far conoscere la variegata scena indipendente italiana della musica d’autore al femminile, a parer mio da incentivare, difendere e divulgare.

Che risposta sta dando il pubblico?

 

Il pubblico che segue di Because the Night è un pubblico attento e curioso! Adesso, con la nuova gestione del MOU, altre persone si stanno affezionando e appassionando a questa rassegna, sempre con questo spirito di ricerca e di rispetto nei confronti della musica e delle artiste che da sempre ci muove. Sono molto contenta di questo.

Quindi ….vi aspetto tutti alle prossime serate!!

 

CINZIA GiORDANELLI

 

Scarpe Buffalo, t-shirt stampate, cappelli con la visiera, canotte da basket e brillocchi di dubbio gusto appesi ad ogni dove… io li ho notati, voi li avrete notati e qualcosa mi dice che li abbia notati anche Riccardo Tisci: si stiamo parlando di loro, i Seapunk, gruppo di ragazzi aderenti all’omonimo movimento  stilistico-musicale. Si tratta di una moda e di un genere musicale, giovani e di cui si sa ben poco, la musica nasce dalla contaminazione non tanto tra gruppi già esistenti ma tra vari dj del panorama underground di Chicago e San Francisco, tra cui gli Utrademon, I Zombelle e Unicorn Kid che dà origine a un misto tra la musica elettronica e la bit anni ’90 farcite a casaccio con sonorità che riproducono i rumori del mare.

 

Per quanto riguarda la moda, il dettame è uno: più roba c’è, meglio è!

Vuoi essere un perfetto Seapunk? Decolorati i capelli e falli azzurri, fucsia, verdi o nei casi di minimalismo estremo, bianchi.

Il codice di vestiario prevede magliette stampate con fantasie vagamente neo-classiche, unicorni, onde, stelle marine e in generale, tutto ciò che abbia un qualcosa di infantile o che rimandi all’infanzia, anime compresi, il tutto magari abbinato a bomber da aviatore, felpe dai colori fluorescenti e giacche sportive dei materiali più sintetici che riuscite a trovare.

 

Per i bottom invece abbiamo leggings con stampe improbabili (magari con sopra degli shorts, supponiamo, come rito propiziatorio per richiamare l’estate) o più banalmente, jeans skinny, pantaloncini della tuta (anche qui… il più sintetici possibile) e, se siete dei ragazzi, un kilt vi darà sicuramente quel tocco avantgard che desiderate.

 

Riguardo gli accessori, si apre una parentesi che potrebbe occupare lo spazio di un intero articolo, poiché vale letteralmente tutto. La cosa importante è che ci siano, siano tanti e siano il più vistosi possibile, a partire da un “banalissimo” septum collegato con una collana all’orecchino del lobo a brillantoni da danzatrice del ventre al centro della fronte. Le collane possono essere di qualunque foggia e materiale, tuttavia è particolarmente apprezzato un tocco di orientalismo che non c’entra assolutamente niente con il look generale…. ma a noi piace così. Vengono accettati di buon grado anche peluches e bamboline attaccati allo zaino (altro elemento imprescindibile del look seapunk) o portati al collo. O al braccio. O come cerchietto ferma-capelli.

 

Da non sottovalutare è l’aspetto dei social-network dato che i Seapunk nascono (e spesso si esauriscono) in rete. Il perfetto Seapunk ha un cura maniacale delle foto che pubblica su Facebook o su Twitter che devono essere post-prodotte a mo' di collage, applicandovi sopra, nella maniera più becera possibile, scritte, stelline, personaggi di anime vari, gatti, dolciumi e corni di unicorno esattamente al centro della fronte, in modo tale da ricreare quell’effetto anni ’90 che(a quanto pare) va tanto di moda.

 

Tra le icone di riferimento più importanti abbiamo Brooke Candy, giovane rapper americana, diventata famosa grazie al video “Genesis” dei Grimes e in seguito grazie al suo primo video, “Das Me”, uscito nell’ottobre del 2012.

Altrettanto importante è il trio dei Die Antwoord, gruppo rap-rave sudafricano, noto tanto per i ritmi e i testi delle loro canzoni, quanto per i loro look composti da tatuaggi idioti, lenti a contatto nere, tagli di capelli da punk anni ’80 e facce da tekno-raver in after da una settimana.

 

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