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Cassandra O del tempo divorato @Teatro Franco Parenti
Fino al 13 marzo al Teatro Franco Parenti, Cassandra O del tempo divorato per la regia di Elisabetta Pozzi.
Arriva da lontano la storia di Cassandra, sacerdotessa con la facoltà della preveggenza figlia di Ecuba e di Priamo re di Troia, adorata dal dio Apollo che le donò l’arte profetica e in cambio le chiese di concedersi a lui.
Concessione che Cassandra gli rifiutò attirando le ire del dio che per punirla le sputò sulle labbra condannandola a non essere mai creduta e di fatto vanificando l’ascolto delle sue tragiche profezie.
Un destino avverso quello di questa giovane donna: invano tenterà di dissuadere i troiani dal fare entrare in città il maestoso cavallo di legno, inganno dei greci, che finirà per rivelarsi il mezzo per mano del quale Troia perirà bruciata nel fuoco.
Fatta prigioniera da Agamennone, di cui Cassandra profetizzerà la morte rimanendo inascoltata, giungerà con quest’ultimo a Micene dove troverà la morte insieme al re.
La Cassandra di Elisabetta Pozzi è una donna che si muove in uno spazio formato da cornici vuote, rotte, consumate da un tempo che ha mangiato la tela attraversando il confine del supporto utilizzato per proteggere l’opera d’arte.
Le cornici, all’apparenza inutili oggetti buoni solo a testimoniare l’usura dovuta al passaggio degli anni, si rivelano invece delle porte che lasciano passare il messaggio della sacerdotessa fino ad arrivare ai giorni nostri.
Infatti, la Cassandra in scena al Teatro Parenti non si mostra al pubblico con le vesti che richiamano la classicità greca ma si presenta con un abbigliamento moderno fatto di jeans e felpa.
Altrettanto moderno è il linguaggio usato per parlare agli uomini, parole che attingono tanto all’antica sorgente del pensiero umano, Seneca, Eschilo e Euripide, quanto ad una cifra stilistica dal sapore contemporaneo, T.S. Elliot, ChristaWolf, Jean Baudrillard, Wislawa Szymborska, Ghiannis Ritros.
Il mito di ieri diventa il termometro dei tempi di oggi, ci parla con la stessa schiettezza per metterci in guardia davanti agli ingannevoli cavalli di Troia che ogni giorno minano la nostra esistenza nonostante la felicità con cui apriamo loro le porte delle nostre case.
Cassandra vede il futuro dell’uomo moderno, egoista e vorace, cieco davanti alla pericolosa tela che egli stesso continua a tessere, incurante che questa lo imprigionerà decretandone la fine.
Una lucidità femminile disarmante ci chiede di rallentare la nostra folle corsa verso un futuro che bramiamo ma che pur affondando le sue radici nel passato ha nel presente il seme che dovremmo coltivare con l’intento di recuperare un’identità singola e collettiva sempre più alla deriva.
Cassandra però, oggi come ieri, continua a portare con sé la maledizione del suo dono: restare inascoltata.
Un’ultima osservazione di carattere personale che ha colpito la mia attenzione.
Elisabetta Pozzi, che oltre all'interpretazione ha curato anche la drammaturgia e regia, ha i capelli color rosso e questo piccolo ma prezioso particolare mi ha immediatamente ricollegata al Sesto Senso film del 1999 diretto da M. Night Shyamalan e interpretato da uno straordinario Bruce Willis.
Nel film il regista usa il colore rosso come confine tra il mondo dei morti e quello dei vivi, la linea di passaggio tra ciò che è tangibile e ciò che è spirito.
Esattamente come Cassandra spirito incarnato dalla Pozzi capace di restituire corporeità a un messaggio che supera il tempo mortale e diventa intramontabile.
Raffaella Berardi
![Redazione Nerospinto](/media/k2/users/6.jpg)