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Matthew Lee e il suo Swing Rock & Love Tour|||

Sono già aperte le prevendite per il nuovo tour Swing, Rock and Love di Matthew Lee, che farà tappa a Milano il 17 aprile 2020 al Teatro dal Verme.

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È cominciata la stagione invernale dello Spirit De Milan, dove la musica swing illumina Milano, con tanto divertimento, esibizioni e buon cibo.

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Dal 6 al 9 ottobre, per la prima volta per quattro giorni, arriva a Milano, allo Spirit de Milan, lo Swing 'n' Milano: una vera festa della musica swing.

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Chi pensa che il tè sia solamente una bevanda invernale si sbaglia. Abbiamo scoperto nel cuore di Milano questa bellissima boutique di tè adatta a tutte le stagioni: Chà Tea Atelier, un negozio con sala da tè nato nel 2010 dove si può bere, acquistare tè e partecipare a corsi di degustazione.

Presso Chà Tea Atelier è possibile acquistare oltre 100 tè puri in foglia di alta qualità e una vasta selezione di tè biologici, tutti provenienti dai migliori giardini di Cina, Giappone, Taiwan, India e Sri Lanka.

Negli anni dell'adolescenza, la proprietaria Gabriella Lombardi ha sviluppato grande passione per questa bevanda. Ogni suo viaggio in giro per il mondo è sempre un'occasione imperdibile per cercare negozi specializzati, scoprire la fragranza e la storia unica di ciascun tè, che porta con sé un mondo culturale e sensoriale da esplorare. L'uso quotidiano delle foglie di tè, grazie alle sue benefiche proprietà, è molto diffuso all'estero e in pieno sviluppo qui in Italia.

Gabriella Lombardi, dopo corsi specifici, ha fatto della sua passione una professione e un'attività imprenditoriale creativa. Giudice di gara al World Tea Expo in Corea e Tea Sommelier professionista, certificata dalla Tea Association of Canada, Gabriella si reca regolarmente in Oriente per selezionare i migliori tè. Nel suo libro "Tea Sommelier" edito da White Star e tradotto in inglese, francese e tedesco, racconta il suo amore per questa bevanda e tutte le ricchezze che offre questa pianta.

Da Chà Tea Atelier si trovano tante soluzioni e consigli per la stagione estiva come il filtro Flavor-up, un nuovo sistema semplice e pratico che permette di portare ovunque il proprio tè. Bastano due mosse: versare le foglie nella bottiglia d’acqua e inserire il filtro. Flavor-up è stato ideato per frenare la risalita del prodotto e gustare la bevanda senza problemi.

Un'altra delizia per il palato è l’infusione a freddo. Basta versare in una bottiglia o in una caraffa circa 15-18 grammi di foglie, aggiungere un litro d'acqua, lasciare in infusione per circa 6 ore e filtrare.

Infine, per le persone più impazienti da Chà Tea Atelier si trovano gli estratti di tè, 100% naturali, senza aromi aggiunti o conservanti. Si può scegliere tra Green Tea, Oolong Tea, Black Tea, Jasmine Tea, Apple Iced Green Tea, Lemon Black Tea o Peach Iced Green Tea.

Questa è la boutique perfetta per i tealovers di Milano!

Chà Tea Atelier Via Marco d’Oggiono 7 (Corso Genova) – 20123 Milano Tel. 02 89415371 - www.chateaatelier.it Orario: Lun. 15,30-19,30 Mart. – Sab. 11-14 e 15,30-19,30

 

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Il 5 Giugno 2014 il nuovo locale in Porta Romana è lieta di presentare l’evento “Black Stiletto Heels” per una serata piena di passione.

 

Il 5 Giugno The Room, nuovo ed esclusivo restaurant- street food - gallery - club, nel cuore di Porta Romana a Milano, presenta  “Black Stiletto Heels”. Un evento all’insegna della sensualità e dell’eleganza in cui la protagonista principale è la Passione. La serata è organizzata in collaborazione con l’associazione Rosaspinto e con il magazine Nerospinto.it.

Un evento pensato per chiunque si senta una“femme fatale”, che non rinuncia all’eleganza e ad un pizzico di provocazione, e ad un uomo “essenziale e tenebroso”, che ricerca la bellezza vera, non da copertina, ma quella della donna reale, capace di sorprenderti ogni giorno con delizia ed erotismo.

“Black Stiletto Heels”  vuole essere l’occasione per dire che “V’è nella sensualità, una sorta di allegrezza cosmica” (Jean Giono).

Il dress code per la serata è il Total Black per gli uomini e l’immancabile e seducente Tacco 12 per le donne, emblema di eleganza,  femminilità e sensualità.

L’appuntamento avrà inizio alle ore 20 con un menù fisso preparato e pensato appositamente per l’occasione da Chef Fernandez al prezzo speciale di 25 euro, solo su prenotazione.

Un menù che renderà la serata ancora più afrodisiaca e piccante.

L’antipasto, che comprende un tris di deliziose polpettine che soddisferanno anche il più esigente dei palati e da un club sandwich per iniziare al meglio la vostra cena, sarà così composto:

Polpettine di verdure con salsa di formaggio alle erbe

Polpettine di carne con dadolata di pomodoro fresco piccante

Polpettine di pesce con salsa verde

Club Sandwich

Con il primo passiamo a sapori più forti e decisi con delle pennette alla puttanesca.

Per finire nel più dolce e sensuale dei modi la cena, verrà servita una mousse di cioccolato con peperoncino.

Per l’occasione la consolle di The Room ospiterà due personaggi d’eccellenza: Taschino Sul Cuore delle Heel’s Shoes e Maria Goretti.

Continua l’esposizione delle opere di “Ohmydolls” che arricchiscono le pareti di The Room.

Un appuntamento da non mancare!

È possibile visualizzare l'evento completo al link:

https://www.facebook.com/events/253754781482001/?ref_dashboard_filter=upcoming

Orari e info

Inizio evento ore 20.00

c/o The Room

via Giulio Romano 8, 20135 Milano

contatti:   02-58319839 / 333-8864490

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Alice Herz-Sommer si è spenta a Londra all’età di 110 anni.

Un traguardo di vita di tutto rispetto considerando che Alice era la più anziana sopravvissuta dell’Olocausto nazista e che la morte l’aveva vista da vicino più e più volte.

Alice, nella sua Praga dei primi del Novecento, aveva imparato a suonare il piano, un po’ perché le signorine di buona famiglia dell’epoca lo facevano quasi tutte e un po’ perché a lei suonare piaceva davvero tanto.

La musica, anzi, era la sua più vera e autentica passione.

Alice conosceva alla perfezione il repertorio classico ma si dilettava a suonare anche brani di compositori contemporanei e lo faceva sempre con il sorriso sulle labbra e con a gioia nel cuore.

Quando conobbe Alfred fu amore a prima vista e con la dolcezza e la grazia che contraddistinguevano da sempre Alice, i due si sposarono e misero al mondo Stephen.

Amore e musica, quindi, per una famiglia che viveva la normalità del suo tempo pur in mezzo alla straordinarietà degli eventi e della storia.

Nel 1938, le leggi razziali fecero sì che molte famiglie ebree emigrassero in cerca di pace e salvezza in altre parti del mondo e lasciassero quella vecchia Europa che sembrava preda della follia più assurda e inspiegabile.

Molti dei famigliari di Alice, prima che arrivasse il peggio, decisero di emigrare nell’allora Palestina, altri fuggirono in America ma Alice preferì restare a Praga per accudire la madre che era molto ammalata.

Per lei, sua madre, il marito e suo figlio Stephen fu il disastro più assoluto.

Alfred venne imprigionato per primo e condotto prima ad Auschwitz e poi nel campo di concentramento di Dachau dove morì senza poter rivedere o riabbracciare sua moglie e suo figlio.

Alice e il piccolo Stephen furono portati nel campo di Teresin, restando in Cecoslovacchia ma tagliati fuori dal resto del mondo. Schiavizzati, umiliati, affamati e distrutti nel corpo e nell’animo dai nazisti e dal regime autoritario.

Con Alice e suo figlio a Teresin c’erano quasi centocinquantamila ebrei, quasi quarantamila di questi morirono.

Alice e Stephen riuscirano a sopravvivere fino all’arrivo dei liberatori e allo smantellamento del campo di concentramento. Come? Alice spiega e racconta che è stato merito della musica, delle note che le permettevano di evadere con la mente e con lo spirito e che permutavano questa stessa illusoria evasione anche a suo figlio a i tanti prigionieri che dividevano con lei gli spazi di morte e distruzione del campo di Teresin e la sua stessa infelice sorte.

Prima che la più anziana sopravvissuta all’Olocausto ci lasciasse per sempre, però, è stato girato un documentario The Lady in number 6 candidato come miglior corto alla serata deli Oscar del prossimo mese di marzo. Un omaggio a una dolce e fortissima donna.

Un documento da tramandare alle future generazioni per raccontate la forza della vita anche tra la più atroce follia e l’oppressione della morte. Addio Alice. E grazie per la tua musica.

 

 

Il mese di giugno reca con sé molte connotazioni positive: giornate più calde (un po' titubanti nell'ultimo periodo), il rinvigorire delle campagne, ma soprattutto il tingersi degli alberi da frutto di sgargianti colori.

 

Anche coloro che non sono troppo attirati dal consumo di frutta, in questo periodo possono scegliere tra un ampio repertorio che propone piccole e gustose prelibatezze dalle tinte vivaci e dal sapore unico.

Chi non si è mai trovato a stuzzicare una fragola dopo l'altra in un pomeriggio d'estate?

Quanto è piacevole passeggiare nei boschi, trovare un cespuglio di more o di ribes e coglierne qualche frutto da gustarsi sotto le fronde ombrose di un albero?

 

Sono solo pochi esempi per illustrare la grande varietà di frutti rossi che questo periodo ci pone di fronte.

Questa definizione abbraccia una serie di piccole delizie, spesso denominate anche frutti di bosco, quali: fragoline di bosco, lamponi, mirtilli, ribes, more e uva spina.

Le dimensioni ridotte ed il sapore assai caratteristico, a volte più aspro, altre amarognolo, altre ancora dolciastro, accontentano davvero tutti i gusti, facendo sì che chiunque rinvenga in una o tutte le varietà proposte, il proprio salubre peccato di gola!

 

Molto positivo è anche il fatto che i frutti rossi sono portatori di notevoli benefici per il nostro organismo: sono generalmente ricchi di vitamine (in particolare A e C), contengono sali minerali, antiossidanti, fibre (utili ad un buon funzionamento dell'apparato gastrointestinale) e contengono un'elevata percentuale di acqua, risultando perciò molto dissetanti.

 

Nello specifico, il consumo di ognuno di essi porta dei vantaggi specifici:

le fragoline di bosco sono maggiormente alcalinizzanti (ovvero favoriscono l'equilibrio acido-base all'interno del nostro organismo) e remineralizzanti rispetto alle fragole comuni e sono inoltre utili a rinforzare il nostro sistema immunitario;

 

le more sono ricche di potassio (ottime per prevenire crampi muscolari) e utili in caso di pressione bassa, la foro funzione risulta potenziata in combinazione con le altre varietà di frutti di bosco;

 

i lamponi, i più ricchi tra i frutti rossi, contengono molte vitamine e acido folico, sono indicati per la loro azione diuretica e la regolazione del ciclo mestruale (utili inoltre a chi cerca una gravidanza);

 

i mirtilli risultano molto efficaci nel trattamento di patologie a livello dell'apparato urinario e favoriscono inoltre la circolazione sanguigna poiché ricchi di antociani (che facilitano la microcircolazione venosa);

 

i ribes prevengono alcune malattie reumatiche e articolari, sono inoltre molto remineralizzanti e basificanti, molto utili per chi fa sport.

Sia lamponi che i ribes sono inoltre ideali per chi soffre di reumatismi e dolori articolari in quanto favoriscono lo smaltimento dell'acido urico dal nostro organismo;

 

l'uva spina, infine, rafforza le difese immunitarie e le pareti dei capillari, rendendole più spesse.

 

Come per ogni cosa, non mancano controindicazioni ed avvertenze.

Generalmente bisogna prestare attenzione allo sviluppo di eventuali allergie e intolleranze, le quali danno origine a sfoghi ed emicranie (più comunemente con l'assunzione di fragole).

Per chi soffre di colon irritabile o diverticoli sono inoltre sconsigliate le more, in quanto i semi causano irritazione alla mucosa intestinale infiammata.

 

Una buona pratica prima del consumo di questi frutti è certamente quella di lavarli accuratamente, accompagnata dall'accortezza di verificarne sempre la provenienza: essendo molto soggetti a contaminazione da inquinanti ambientali, avere la certezza dell'appartenenza ad una filiera controllata fornisce garanzie maggiori.

 

Detto ciò, il consumo di frutti rossi non può che essere ampiamente promosso, non solo a livello salutistico, ma anche culinario.

Queste piccole prelibatezze sono buonissime al naturale, soprattutto se consumate appena colte, anche combinate fra loro (in molti casi la conservazione, anche di breve periodo dei frutti rossi risulta ostica e poco dopo la raccolta questi perdono gran parte del loro gusto).

Sono ormai divenuti anche ingredienti prediletti per la preparazione di golosissimi dolci come crostate di frutta e fresche cheesecake, degni sostituiti di altri componenti che renderebbero queste ricette meno leggere e sfiziose.

Un'ulteriore declinazione, davvero invitante nella sua semplicità, è combinare frutti rossi a scelta con dello yogurt bianco e fiocchi d'avena o muesli: una soluzione genuina e davvero buona!

Il consiglio per i più golosi è quello di aggiungere un cucchiaio di miele o, in alternativa, far caramellare la frutta con dello zucchero e porla sul fondo del bicchiere.

 

Le soluzioni per godere appieno dei frutti che la stagione ci offre non mancano davvero e Nerospinto vi invita dar libero sfogo alla vostra sana passione in tanti altri appetitosi modi.

 

 

Per maggiori informazioni inerenti proprietà, preparazione e consumo di frutti rossi, non esitate a chiedere alla Dott.ssa Arianna Rossoni che saprà illuminarvi sull'argomento e fornirvi preziosi consigli.

http://www.alimentazioneinequilibrio.it/

 

 

Conosco AnnaRock un sabato pomeriggio in un bar vicino a parco Sempione, in precedenza mi ero messa in contatto con lei solo per email e non avendo idea di che tipo fosse avevo cercato di studiare bene il caso per non arrivare impreparata!

Sapevo che aveva cantato il 26 Aprile al Toilet interpretando alcuni testi di Gianna Nannini dopo essere stata al suo concerto al Mediolanum Forum.

Grazie alla sua pagina facebook scopro che Annalisa Carelli, in arte AnnaRock, è nata e vissuta a Crema, che all'università ha frequentato l'ISEF e che aveva iniziato a prendere lezioni di canto con Giulio Garghentini.

Nel 2010 fonda “Le Giannissime” si esibisce con loro per 2 anni e dopo prosegue come solista con il progetto GiannaRock.

La somiglianza di Anna con Gianna Nannini già dalle prime foto che vedo appare impressionante.

Le mie conoscenze sulla Giannona nazionale invece si esaurivano ben prima: un paio di ritornelli vecchi come il cucco cantati innumerevoli volte con le amiche, qualche aneddoto sulla sua vita privata che i media avevano fatto entrare in testa a chiunque, e una profonda stima per il fatto che anche lei come me fosse toscana. Era un punto di partenza su cui lavorare..

 

Ci diamo appuntamento per le tre, io arrivo un po' prima con un'amica nel locale scelto.

Come al solito inizio ad alternare capatina fuori dalla porta, sigaretta e rilettura delle domande in modo automatico e forse un po' troppo ansioso.

Alla seconda sigaretta vedo avvicinarsi due figure sotto un ombrello giallo, una delle quali molto familiare, era lei, ed era uguale alla Gianna.

Un po' imbarazzata ed impressionata mi presento, ci accomodiamo e la situazione si fa interessante. Gian.., emh, Anna.. e la sua amica ordinano un dolce accompagnato da un bicchiere di Morellino di Scansano, un vino prodotto dalle mie parti e già da li inizio a pensare che la casualità ci avrebbe accompagnato e incuriosito per tutto il pomeriggio. Confesso questo particolare a lei che scoppia a ridere e rivelo che anche io come la Nannini sono originaria di Siena, lei continua a ridere divertita, mi trasmette molta energia, si vede che è una donna grintosa, mi chiedo se anche questo faccia parte del personaggio, a fine intervista capirò che lei e Gianna hanno molto di più in comune che i tratti fisici e la voce..

 

“AnnaRock è la formula, la risposta concreta. È l'espressione di Annalisa nel mondo dello spettacolo” Questa è la citazione introduttiva che hai inserito nella presentazione della tua pagina facebook, appena l'ho letta mi ha molto incuriosito, sembrerebbe che tu scindi Annalisa da AnnaRock se fosse così, cosa hanno di diverso?

AnnaRock è il mio sogno musicale, una mia idea. Quando ho capito che fisicamente e potenzialmente avevo le caratteristiche adeguate per creare qualcosa di concreto, di vero.. ho deciso di gettarmi in questa sfida e così è nata AnnaRock, un personaggio che indossa i panni di questo ruolo e porta avanti questo percorso iniziato dalla volontà di Annalisa.

 

Nella vita di tutti i giorni quando non sei sul palco come convivono queste due personalità?

Si incontrano, è difficile che rimangano due elementi separati. In questo momento AnnaRock è il mio lavoro principale, il mio obiettivo in cui metto il massimo per riuscire ad ottenere dei risultati, ma per adesso non basta e quindi continuo anche a fare l'insegnante di fitness in palestra a Crema.

 

Giusto, infatti se non ho studiato male tu hai fatto l'ISEF, vero?!

Hai studiato bene, io ho fatto l'ISEF e sono felice di questa scelta perché lo sport, oltre che essere il mio lavoro e una mia passione, mi ha aiutato molto anche per il cammino che ho intrapreso, mi ha infatti insegnato cosa vuol dire avere costanza, dover darsi degli obiettivi e cosa significa continuare ad andare avanti per cercare di superarsi e migliorarsi.

 

Apparentemente sport e canto sembrano due mondi paralleli, e invece hanno molto in comune, ma dunque raccontaci come è nato questo amore per il canto?

Tutto è cominciato verso la fine del 2006 quando dei miei amici che avevano saputo che avrei voluto iniziare canto mi avevano regalato delle lezioni private.

Vedi.. quando inizi un percorso non puoi mai sapere cosa ti aspetta, dove ti porterà, a cosa vai incontro. Io ho iniziato non sapendo bene quali potevano essere le mie potenzialità, inoltre il mio era un insegnante di musica rock, ed è molto difficile come genere inizialmente per chi non ha mai fatto canto, ma già dopo le prime lezioni mi ero posta un obiettivo, stavo lavorando su me stessa perché credevo e credo in quello che faccio. Ho iniziato a studiare con l'idea che cantare doveva diventare un lavoro, altrimenti se dovevo farlo tanto per passare il tempo non avrei continuato: considera che da allora non ho più smesso di esercitarmi e adesso è il mia sfida principale, quello che voglio.

 

Hai avuto degli incoraggiamenti nel portare avanti questa tua passione per la musica o hai dovuto lottare per far valere le tue ambizioni, non sempre il talento artistico viene incoraggiato purtroppo.. tu come hai vissuto questa scelta?

Beh, io ero molto decisa di quello che volevo quindi ero abbastanza ferma sulle mie decisioni. Sicuramente un grande ringraziamento va a Giulio Garghentini il mio insegnante di canto che credendo in me è riuscito a far sbocciare questo mio lato legato alla musica e al palcoscenico...è riuscito a far emergere anche quella parte anche un po' più egocentrica e grintosa che quando canto esce allo scoperto e invade tutto. Il mio insegnante è stato molto bravo nel seguirmi..vedi io sono una a cui devi fare il... cioè insomma, devi starmi dietro ecco!!! In questo genere di esperienze non è facile riuscire a far combaciare carattere e ciò che si vuole, avere accanto persone valide e competenti è molto importante.

 

È molto bello e sopratutto molto importante che tu sia riuscita a capire la tua strada, se vogliamo anche un po' per caso non pensi?

Beh, ad essere sinceri non troppo per caso, o meglio io sono convinta che la fatalità giochi una parte nella sfida, ma poi alla fine tutto torna.

 

Cosa intendi dire?

Vedi,  fin da piccola avevo il sogno di esibirmi davanti ad un pubblico e di stare davanti alla telecamera, ricordo ancora quando mi mettevo difronte alla tv cantando le canzoni di “Non è la Rai” ! Da ragazza ho praticato danza moderna e hip-hop.. Come ti ho detto prima, lo sport mi ha formata ed è grazie anche alla danza che ho imparato a stare sul palco, a mantenere la concentrazione e i nervi saldi..Pensa che per il saggio dell' ultimo anno ISEF al Palalido di Milano,di fronte a centinaia di persone, hanno diffuso la registrazione dell'inno dell'istituto che avevo inciso , è stato incredibile, però non mi bastava, volevo di più..

 

Maturava in te già da tempo l'idea di gettarti in questa avventura, che insomma, siamo onesti, è un'impresa difficile confrontarsi con una voce e una personalità come quella di Gianna Nannini, anche solo per la grinta che caratterizza un personaggio come il suo..

Gianna  ha una vocalità imponente e quando ti confronti con una figura come la sua sei comunque  in meno, cioè insomma è Gianna Nannini! É una grande sfida cercare di migliorarsi per raggiungere certi obiettivi..per questo non si può mai smettere di imparare, ma è anche proprio questa sfida che mi piace e che mi dà la forza di continuare..

 

Certo, diventa un impegno a tempo pieno, inoltre la sua voce è molto particolare, e questa tua passione per Gianna come nasce, da quanto tempo sei una sua fan?

Ad essere sincera è nata dopo la passione per Gianna! Inizialmente non ero una sua fan, certo mi piaceva, la ascoltavo, ma non avevo per lei la passione che ho adesso. Quando ho iniziato a cantare il mio obiettivo principale era emergere, la mia voce e la mia personalità hanno trovato avvio nel personaggio di Gianna Nannini, ma quella è solo una parte di AnnaRock da cui si è sviluppato il progetto GiannaRock.

In futuro non so cosa può aspettarmi, vedi io amo il palco e le sensazioni che mi regala, non c'è giusto e non c'è sbagliato è così come ti ho spiegato prima: i segni di questo amore li avevo già visti con la danza.

 

La tua somiglianza con la cantante senese è impressionante questo sicuramente ha aiutato molto la tua scelta..

Sì, sicuramente, infatti è una parte di me, ma AnnaRock non è solo Gianna, io non mi sento solo un personaggio o una cantante che imita Gianna Nannini, ho la possibilità fisica e vocale di farlo e dunque ben venga, per adesso il tour che sto portando avanti con il progetto GiannaRock mi sta regalando grandi soddisfazioni, ho intenzione di investire molto in questo, ma ti ripeto è solo una parte di me. Sono felicissima quando la gente mi ferma per strada e mi chiede di fare le foto perché le assomiglio, o quando vedo che cantando il pubblico si lascia trasportare dalla mia grinta e dalle sue canzoni come se fosse a un suo concerto, è la mia esaltazione personale, perché poi alla fine sono io che parlo con le persone, loro abbracciano me e cantano con me, io voglio quello stop.

 

Vorresti incontrarla per parlarci, chiedergli alcuni consigli o curiosità?

Negli ultimi anni ho seguito Gianna in molti concerti, ne ho visti già quattro quest'anno, due settimane fa l'ho seguita fino a Stoccarda per un concerto! Nel 2012 l'ho anche incontrata ovviamente da fan ero consapevole di non poterla trattenere a lungo, ma mi ha comunque fatto molto piacere anche se so che lei non approva molto questo genere di cose.. In Italia esistono molti cantanti che interpretano altri cantautori storici italiani, alcuni apprezzano questi tributi altri meno come lei.. In un certo senso io questo comportamento lo capisco, Gianna viene da un altro tipo di generazione dove non c'erano questo genere di cose, ma io vivo la mia esperienza in modo semplice senza pretendere di essere come lei, come ti dicevo prima io non sono lei ed è giusto così, a me e al pubblico piace quello che interpreta AnnaRock nei panni di Gianna Nannini.

 

Mi piacerebbe concludere l'intervista chiedendoti quale canzone senti più tua nelle varie interpretazioni che fai?

Oddio ce ne sono così tante non farmi scegliere!!! Non saprei..beh, una di quelle che sento più mia è America.. ho iniziato con questa ad interpretare i testi di Gianna, ho un legame speciale con questo brano, e penso che anche il pubblico lo capisca perché quando la canto non so..accade qualcosa.. proprio ieri vedi ho cantato in un locale dalle mie parti.. e sul pezzo America sono impazziti tutti! Si era creata proprio un'atmosfera diversa intorno a me.. e poi la canzone è del '79 come me perfetto no?!

 

Magari non è un caso!

Non ci credo molto al caso, le occasioni non vanno perse, quando ti capitano devono essere prese.

 

 

Poco dopo ci siamo salutate, presto potrò rivederla in uno dei suoi giannissimi live!

Ecco a voi tutte le date:

 

Live “GiAnna Rock” – Gianna Nannini Tribute

-          Ven 7 Giugno : Fiera San Pantaleone, Crema (CR)

-          Dom 9 Giugno: Gaverina Terme (BG)

-          Giov 13 Giugno : bar Sottovento , Crema (CR)

-          Sab 22 Giugno : Oratorio di Ombriano, Fraz di Crema (CR)

-          Sab 29 Giugno : Ristorante Le Tre Gemelle, Zavattarello (PAVIA)

-          Dom 30 Giugno : Caffè Verdi, Crema (CR)

-          Ven 5 Luglio: Old River, Perino, Fraz di Coli (Piacenza)

-          Ven 12 Luglio: Cò del Ponte, Bobbio (Piacenza)

-          Dom 21 Luglio: Festa della birra di Orio Litta (Lodi)

-          Sab 27 Luglio: Ristorante Rossi , Cencerate, Frazione di Brallo di Pregola (Pavia)

-          Ven  23 Agosto: Cò del Ponte, Bobbio (Piacenza)

 

Contatti AnnaRock (Annalisa Carelli):

http://www.facebook.com/AnnaRock.music

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3804604522

 

Contatti “GiAnna Rock”:

www.facebook.com/GiAnnaRock.band

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Trendee Me è un’applicazione unica e facile da usare che trasforma il vostro armadio in un vero guardaroba virtuale. Sviluppata per iPhone dalla web agency Immediatic sulla base di un'idea di Marta Rettani, fashion blogger e geek milanese, è disponibile da questo mese per il download sull' iTunes store di Apple.

 

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“L'unica cosa autentica che ho sono i sentimenti e i litri di silicone”. Agrado ha avuto un figlio, morto tragicamente in un incidente stradale, ne ha avuto un altro ma da un’altra donna, e non una donna qualunque. Una suora. Una suora che ha avuto un figlio da un uomo che ora per vivere fa divertire gli altri, che litri di silicone hanno trasformato in Agrado, un travestito bellissimo e pieno d’amore. E’ solo una parte, questa, del mondo di passione e colore in cui ci si immerge guardando Tutto su mia madre, premio Oscar come miglior film straniero nel 1999, espressione piena dello stile Almodovar. Il divino Pedro apre in Spagna una nuova era nella storia del cinema, gli anni ’80 condensano nelle sue pellicole le esplosioni artistiche e le contraddizioni di un paese dalla storia forte, intensa, che non potrebbe raccontarsi come succede negli interni borghesi di molto altro cinema europeo. Lo sguardo del regista entra dentro l’anima dei suoi personaggi con sfrontatezza, con violenza persino, alla continua ricerca di un’autenticità da imporre ai suoi spettatori, costretti ad abbassare le difese, incapaci di decifrare scelte stilistiche – si pensi a Parla con lei, all’incursione nel surrealismo che scorre nelle vene almodovariane, come spesso sottolineato dalla critica – legate a una visione del mondo e delle relazioni umane eccessiva e originale. L’eccesso diventa colore, rabbia e amore spinti fino alle estreme conseguenze, in un universo di personaggi mai riconciliati con se stessi e con la vita, perché lo schermo non maschera, non è finzione ma esasperazione di sentimenti selvaggi, dolci e disperati interpretati da attori-feticcio legati al regista quasi da un culto: Antonio Banderas e Penelope Cruz, per citare i nomi legati anche all’orizzonte cinematografico hollywoodiano, ma altri grandi nomi in Spagna come Carmen Maura, Bianca Portillo e Marisa Paredes. Un gruppi di attori che in 30 anni ha lasciato i set di Pedro per poi tornarci come si ritorna al primo amore, che incarna nel corpo, prima ancora che nello spirito, le parabole esistenziali estreme definite dal regista film dopo film. Specchi sporchi di vita, riflessi distorti della realtà. Le amatissime donne di famiglia, la loro forza di generazione in generazione – quella forza che in Volver si scontra con l’orrore, nel surreale spazio di una canzone portata dal vento – i variopinti travestiti alla continua ricerca d’amore in fuga dalla prigione delle apparenze, sembrano delle maschere, ma l’intima unione del regista con i loro volti, con i loro corpi – attraversati da inquadrature di poetica simbiosi – restituisce al pubblico la loro autenticità, anche quando questa significa violenza, disperazione e morte, come succede all’Antonio Banderas de La pelle che abito, apoteosi del male oltre ogni umana comprensione. Almodovar alza i toni per raccontare qualcosa che esiste, confinato nell’abisso della normalità, senza giudicare, senza risolvere con un lieto fine l’estrema ricerca di amore e di verità delle sue creature. con un linguaggio denso di riferimenti alla storia del cinema – il conterraneo Luis Bunuel prima di tutto, ma anche i maestri italiani – che diventano citazioni d’arte, pennellate dal tocco leggero e al tempo stesso abbagliante su una tela affascinante e mai banale, freneticamente animata, col segno netto e inconfondibile del grande Pedro, lui stesso icona dei suoi personaggi, affamato di verità senza compromessi, senza rinunciare a dire e mostrare perfino l’indicibile e l’inguardabile, restituendo al corpo e all’immagine il valore di simulacro perso nelle logiche consumistiche, con la bruciante passione per l’arte in tutte le sue forme.

 

 

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