
Vent'anni senza De André
Sono passati vent'anni da quel giorno d'inverno che ci ha portato via uno dei più grandi cantautori italiani.
Quando la Morte mi chiamerà
forse qualcuno protesterà
dopo aver letto nel testamento
quel che gli lascio in eredità
Con questi versi inizia Il testamento, brano scritto dal cantautore genovese nel 1968. E il testamento che ci ha lasciato è una ricchezza poetica estremamente preziosa. E' stato il cantore degli ultimi, Fabrizio. La sua era una scrittura d'impianto poetico, le figure retoriche da lui usate hanno saputo raccontare storie e immagini capaci di emozionare anche a distanza di anni. E questa è la prerogativa dei capolavori; non smettere mai di nutrire anima e mente dell'ascoltatore.
Una discografia sterminata fatta di brani immortali che hanno segnato la storia della musica italiana e internazionale: Il Pescatore, La canzone di Marinella, Amore che vieni, amore che vai, La canzone dell'amore perduto, La guerra di Piero, Via del Campo. E tutto inizia lì, nella via genovese descritta nella sua celebre canzone, agli inizi degli anni '60. Già a metà del decennio, De André scrive molti dei suoi capolavori. Nel 1967, Mina incide una personale interpretazione de La canzone di Marinella. Tutta Italia si accorge finalmente del suo straordinario talento artistico. Colpisce la profondità dei suoi testi unita a un linguaggio estremamente semplice, "popolare" nell'accezione più nobile del termine.
Il 1967 avviene un fatto tragico che segna profondamente il Fabrizio uomo, prima che artista: l'amico Luigi Tenco si suicida nella sua camera dell'Hotel Savoy di Sanremo. Ciao amore, ciao è stata esclusa dalla finale del Festival di Sanremo.
Il periodo fra il 1968 e il 1973 è incandescente per la storia italiana, ma sono anche degli anni particolarmente prolifici per il cantautore. Non è un caso che un periodo così difficile della nostra storia abbia saputo scuotere il suo genio artistico nel profondo.
Il 16 marzo 1975 De André sconfigge la sua proverbiale paura del palcoscenico e si esibisce per la prima volta in pubblico in un concerto a La Bussola di Marina di Pietrasanta. Gli anni '70 si concludono con il terribile rapimento per mano dell'anonima sarda. Il cantautore viene rapito con la compagna Dori Ghezzi per essere liberato dopo 4 mesi di prigionia. L'esperienza del sequestro segna profondamente la sua vita e la successiva produzione artistica in brani come Hotel Supramonte.
Negli anni '80 inizia a comporre in genovese e si lascia affascinare da altri dialetti e minoranze linguistiche. Il brano più rappresentativo di questo periodo è Creuza de Ma.
Il 1996 pubblica il concept album Anime Salve, suo ultimo album in studio e incentrato sul tema della solitudine. L'album racconta storie di solitudine ed emarginazione. Il cantautore attacca il razzismo, l'indifferenza e l'oppressione nei confronti dei più deboli. Anime Salve è considerato il suo testamento musicale e intellettuale.
Nel 1997 Fernanda Pivano gli consegna il Premio Lunezia per il valore letterario del testo Smisurata preghiera e lo presenta come il più grande poeta italiano degli ultimi cinquant'anni.
Nell'agosto del 1998 è costretto a interrompere il tour per problemi di salute. La malattia lo consuma progressivamente fino a condurlo alla morte, avvenuta la notte dell'11 gennaio 1999, un mese dopo avrebbe compiuto 59 anni. Ai funerali partecipa una folla di oltre dieci mila persone.
Fabrizio De André ci ha lasciato un testamento fatto di poesie, impegno civile e ideali di altissimo valore. Le sue canzoni hanno saputo dare voce a tutti e hanno saputo parlare a tutti. Un vero poeta che ai comodi salotti ha sempre preferito le strade, i carruggi della sua Genova, scenari perfetti per ambientare le storie d'amore e di dolore da lui narrate. Ha raccontato la vita nelle sue contraddizioni e nella sua asprezza. Anche i dolori più atroci e le ingiustizie più insopportabili se narrate da Faber - come l'aveva ribattezzato l'amico Paolo Villaggio - sono diventate poesia. Le sue canzoni hanno riempito tante solitudini, e per questo la sua assenza risuona come un vuoto incolmabile. Vent'anni senza De André; vent'anni in cui i nostri occhi, le nostre orecchie e il nostro cuore si sono sentiti più soli. Che i suoi testi intrisi di valori profondi e ideali nobili possano parlare a quante più persone possibili, ora più che mai.