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"Sotto l'equatore" è la nuova pubblicazione musicale di Emanuele Inserto, il chitarrista, cantante, scrittore di canzoni e poeta romano.

Emanuele ha collaborato dal 2009 al 2015 con Enrico Petrucci nel progetto "Hijos del Compás", formazione volta alla ricerca e alla diffusione dei patrimoni musicali del Sudamerica e della Penisola Iberica, in veste di chitarrista, cantante e autore di testi in lingua spagnola e portoghese.

Da sempre appassionato della forma canzone e del rock acustico, ha pubblicato ad oggi quattro album solisti di canzoni proprie e, dal 2016, ha deciso di dedicarsi prevalentemente a repertori originali in lingua italiana.

Ha collaborato e collabora tuttora con altri autori, compositori e musicisti, tra cui Alfredo Tagliavia, Frencys (Francesco Ferrarelli), Giava Giombini, Questione di Prospettiva e Katia Picciariello, con i quali ha condiviso eventi dal vivo e lavori in studio.

E’ autore di libri di poesie, pubblicati di recente dalle case editrici “Progetto Cultura” e “Porto Seguro”.

La redazione di Nerospinto ha ascoltato il nuovo album, "Sotto l'equatore", in uscita oggi per l'etichetta La Stanza Nascosta Records, e raggiunto telefonicamente l'artista romano per qualche dichiarazione a caldo.

Alla domanda di rito sulle circostanze della "gestazione" del lavoro Inserto è un fiume in piena.

Marzo 2020, la pandemia da coronavirus arriva in Italia e il Governo annuncia la chiusura prima parziale e poi totale di tutto nonché il fermo alla libera circolazione delle persone. Sono annullati tutti gli spettacoli dal vivo, le prove, le registrazioni in studio, insomma, tutto! Anche gli incontri privati tra familiari non conviventi. Così, all’improvviso, mi ritrovo solo e chiuso in casa in un silenzio quanto mai irreale nel quartiere romano di Torpignattara.

E allora, che fare? Piangersi addosso? Morire di paura? Guardare la televisione con il solo effetto di spaventarsi ancora di più? Direi proprio di no! Ho tutte le mie chitarre, il piano elettrico, il sintetizzatore, un multipista e un computer. E allora perché non iniziare a pensare a quando l’emergenza finirà in modo di poter uscire subito con materiali nuovi. Tanto, questa emergenza, ma quanto mai potrà durare? Tra tre mesi sarà tutto finito! Lo hanno detto anche al telegiornale. L’idea quindi è quella di incidere tre nuovi singoli da far uscire a fine covid l’uno a breve distanza dall’altro. Di canzoni ne ho molte ma ne scelgo tre abbastanza leggere: “Pace”, “Sotto l’Equatore” e “Salomè”.

Ma, come sappiamo tutti, l’emergenza non finisce. Arriva l’estate del 2020 e siamo tutti in “libertà vigilata” poi, in autunno, tutti di nuovo dentro con tanto di coprifuoco. E niente! I brani non escono ma i musicisti ci sono ed è un’ottima squadra di lavoro. Durante l’estate ho scritto “Canto di Eco”, una canzone che mi piace molto e che voglio incidere subito. Le affianco “Nel quadro astratto”, brano scritto tanti anni fa a cui sono molto legato. Penso di far uscire un EP di cinque brani nella primavera del ‘21 ma niente. Non c’è nulla da fare. L’emergenza non rientra. Il 2021 è un altro anno terribile che dà adito a malinconie e tristezze. Scrivo infatti “Buona fortuna” e “L’altra faccia dell’amore”, due brani più introspettivi che includerò in quello che sta diventando a tutti gli effetti un album vero e proprio. A queste si aggiungerà “La testa tra le nuvole”, una canzone leggera e autoironica , scritta apposta per contrastare la mia innata indole malinconica.

Vabbe’, insomma. Nella primavera del 2022 l’album è registrato e mixato, seppur provvisoriamente. Ma non si può fare ancora nulla.

Emanuele Inserto però non si perde d'animo. Si riscopre poeta e pubblica la raccolta "Astri negli abissi". Nel frattempo non rinuncia a proporre "Sotto l'equatore" a diverse etichette discografiche.

I pareri delle etichette a cui presento il mio lavoro  sono contrastanti. Oscillano tra due poli opposti di giudizio. Ad alcune piace molto ad altre assolutamente no. Ma alla fine con “La Stanza Nascosta Records” si raggiunge la quadra e, dopo essermi dedicato a "Le stagioni del borgo", seconda silloge poetica ad opera del sottoscritto, eccoci qua, a coronare l’uscita di un lavoro durato quasi tre anni. Tre anni in cui non ho mai smesso di avere collaborazioni e di incontrare il pubblico. Tre anni veramente strani, come mai ci sono stati.

 

Insomma, il percorso (complice la pandemia) è stato tortuoso, ma ne è valsa la pena. Quello che ci troviamo ad ascoltare è un album di otto tracce, in prevalenza acustiche e con un tocco  dichiaratamente rétro. Nel lavoro si riversano suggestioni latino-americane- iberiche, fuse sapientemente con il cantautorato classico italiano (Battiato in primis) e e con alcuni trend musicali italiani degli anni ‘80 e ‘90 (CSI, primi Litfiba). 

Per la prima volta- prosegue Inserto- ho scritto io tutte le parti e suonato strumenti diversi dalle chitarre. 

 

Credo che “Sotto l’Equatore” - racconta Inserto- sia un album di riscoperta di stili musicali passati e un omaggio a grandi artisti diversissimi tra loro, che hanno dato al mondo della musica leggera qualità, autenticità e bellezza.

Particolarmente degno di nota, a nostra avviso, è il il singolo "Canto di Eco", apripista del progetto e accompagnato da un suggestivo videoclip (per la regia di Dario Magnolo), che gioca su rotazioni ed enigmatiche simmetrie, trasponendo visivamente le fascinazioni e le inquietudini della dialettica identità/alterità.

Scritta nell’estate del 2020, in pieno caos pandemico, nella casa di famiglia ai confini tra Lazio e Abruzzo- racconta l'artista- “Canto di Eco” è una canzone che affronta il tema del narcisismo, rifacendosi al mito ellenico di Narciso ed Eco. L’io narrante riprende il punto di vista della vittima ed è, intuitivamente, una metafora di molte situazioni patologiche.

Dal punto di vista musicale “Canto di Eco” rappresenta un mio personale omaggio ai Diaframma, gruppo New Wave fiorentino che negli anni ‘80 ha prodotto brani abbastanza rivoluzionari. In particolar modo il mio apprezzamento va al loro primo cantante Miro Sassolini.

Poliedrico, sofisticato, malinconico, Inserto sembra fare suo l'approccio stilistico della new wave, motivato e lucido, rielaborando sonorità passate in quella che risulta essere una sintesi inedita rispetto al passato per gusto, prospettiva storica e sensibilità individuale.

Ecco che Inserto rimescola le carte e tira fuori dal suo cilindro gioiellini musicali come "Pace", una rumba rock dalle coloriture etniche, il walzer triste- di ispirazione deandreaiana- "L' altra faccia dell'amore", la sorprendente title- track, "Sotto l'equatore".

L’ispirazione di questo brano- ci racconta Inserto- nasce da alcune mie ricerche condotte in passato sulla musica brasiliana. Il ritmo della canzone si rifà infatti al “lundu”, uno stile di musica e danza afro-brasiliano molto antico che ha diversi elementi in comune con la morna e il fado portoghese. Sia la musica che il testo si riferiscono ai riti di fertilità che si tengono in Brasile in onore della dea Yemanja.

I riti della fertilità in onore della dea Yemanja diventano l'occasione per una celebrazione dell’amore passionale a ritmo quasi di “Lundu”, considerato uno dei capostipiti della Musica Popular Brasileira, mentre il pensiero, per associazione, corre a quegli  aborigeni d'Australia che, ne "Il ballo del potere" di Battiato," Si stendono sulla terra/Con un rito di fertilità/Vi lasciano il loro sperma".

In chiusura Inserto parla, orgogliosamente, delle collaborazioni presenti nel disco.

Molte sono le collaborazioni che impreziosiscono i brani. Prima fra tutte quella con Francesco Ferrarelli, in arte “Frencys”, con cui ho collaborato anche nel disco precedente e che nella canzone “Pace” si conferma un ottimo arrangiatore. Ci sono poi Giuseppe d’Ortona, già batterista di Coez, che ha- ritmicamente parlando- “salvato” i brani da alcune mie “derive” un po’ azzardate; Christian Antinozzi, funambolico bassista e professionista di altissimo livello; Alex Araujo, amico e geniale chitarrista esperto in slide guitar; Elisa Andriani, che in passato è stata il “flauto magico” di diverse mie canzoni; infine Katia Picciariello, Paola Antonelli e Camilla Passani, eccellenti cantanti dalle voci meravigliose.

Ho scritto i testi dell’album contestualmente alle musiche. Si è trattato di una nascita sincronica di testo e melodia. 

"Sotto l'Equatore" è un disco complesso, piacevole già al primo ascolto ma che necessita, per essere decifrato ed apprezzato appieno, di tempi più lunghi. E' un album punteggiato di riferimenti biblici (Salomè, San Giovanni) e alla mitologia ellenica ed egizia (Eco, Amon-Ra), nel quale gusto esotico e ricercatezza d’antan vestono testi dalla profonda vocazione poetica. L’antico diventa suggestivo di allegorie e fascinazioni, si riversa nel contemporaneo, apre la strada alla rappresentazione di una condizione umana senza tempo.



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Chi l'ha detto che la canzone di protesta non esiste più? Che il cantautorato "impegnato" è morto? Si ascolti "Walter", il nuovo lavoro in studio del cantautore sardo Stefano Mele, appena pubblicato dall'etichetta La Stanza Nascosta Records. Stefano Meleclasse 1978, cantautore nuorese che vive e lavora a Firenze da circa 15 anni- è uno che, artisticamente parlando, non le manda a dire. Un lavoro denso di impegno civico e politico, da parte di un artista che si fa interprete del nostro tempo non lesinando stilettate al mondo in cui stiamo vivendo.

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E' disponibile su tutte le maggiori piattaforma digitali il brano “La costellazione del cane” del  prolifico poeta e cantautore Giovanni Luca Valea.

Il singolo, prodotto e distribuito da La Stanza Nascosta Records, anticipa l'uscita del terzo lavoro in studio di Valea, “Canzoni”, prevista per sabato 25 novembre.

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Dal 27 ottobre 2023 disponibile su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo del cantautore Eduardo De FeliceSeduto su un piedistallo”, distribuito da La Stanza Nascosta Records.

Da domenica 29 disponibile per tutti, sul canale You Tube dell'artista, il videoclip che accompagna il brano, oggi in anteprima esclusiva su Nerospinto.

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Intervista a Stefano Barotti.

Tra i prossimi appuntamenti live dell’artista massese la data del 27 novembre (ore 21.30) allo storico teatro Besostri di Pavia, con la Painter Loser Band.
Oltre vent’anni di carriera, Stefano Barotti ha negli anni condiviso palco e canzoni, tra gli altri, con John Popper, Jono Manson, Kevin Trainor, Paolo Bonfanti, Joe Pisapia, Momo, Max De Bernardi, I Gang, Jaime Michaels, Nada, Kreg Viesselman, Nima Marie.
Un anno fa ha pubblicato su etichetta La Stanza Nascosta Records, il suo quarto lavoro ufficiale in studio, registrato tra l’Italia e gli States con un cast musicale d’eccezione, che lo ha a tutti gli effetti consacrato come musicista a tutto tondo, capace di travalicare certe stereotipie del cantautorato classico.                                                                                                                                            Finalmente al via le date live di presentazione dell’album, cancellate l’anno scorso a causa dell’emergenza sanitaria.                                                                                                                             

E’ di questi giorni la notizia che il suo album di esordio Uomini in costruzione del 2003 torna ad essere disponibile in digitale (su etichetta La Stanza nascosta Records).                                              Che effetto le fa?

Come raccontavo giorni fa ad alcuni amici fa un effetto davvero strano. Ai tempi era tutto così “analogico”. Da molto non riascoltavo quel disco. E sinceramente faccio un po’ fatica a sentire la mia voce così giovane, acerba, e anche un po’ inesperta.
Mi sono tornati in mente i viaggi in New Mexico per le registrazioni, la produzione di Jono Manson, la mia prima volta con gli americani in studio, ma anche il grande lavoro che era stato fatto coi musicisti italiani qua in Italia, è stato come riaprire l’album dei ricordi.

Dallo scorso aprile è di nuovo disponibile in digitale (sempre per La Stanza Nascosta Records, N.d.R.) anche Gli ospiti, prodotto da Jono Manson nel 2007. Da una parte pubblica il suo ultimo lavoro anche in vinile, dall’altra sembra tenere molto anche alla distribuzione sui digital stores. E’ un nostalgico che tiene il passo con i tempi?

Beh, ho resistito finché ho potuto. Tengo molto alle mie produzione passate. Ho pensato che essere assenti nelle piattaforme digitali ormai è come scegliere l’invisibilità, inoltre si è creato questo binario digitale/vinile che mi piace molto.
Il disco in vinile dà sollievo alla freddezza del digitale, e il digitale facilita la curiosità di quel pubblico che acquista musica in vinile.
Chi non c’è, chi mi manca occupa casa e letto canta in Quando racconterò, contenuta nell’ultimo album Il grande temporale. Assenza, più acuta presenza, per dirla con Attilio Bertolucci…?

O, come cantava Piero Ciampi, La tua assenza è un assedio. Da sempre, scrivere di assenze, di qualcuno che c’è stato e non c’è più rende quel qualcuno più presente nella mia vita, nella mia quotidianità. Ho toccato l’argomento anche in altre canzoni.
Credo che perdere qualcuno che è stato parte della nostra vita e ci ha accompagnati per un pezzo di strada più o meno breve causi un dolore che non si può superare, lo si può solo accogliere.
Scriverne è un po’ questo… parlarne, esorcizzare la cosa cantando il ricordo, sottolineando che tutto passa ma tutto resta.

Il suo esordio venne accolto un po’ tiepidamente dalla critica, che ne sottolineò il carattere “derivativo”. Ora gli addetti ai lavori, compatti, la elogiano, sottolineando la sua peculiare cifra artistica, lontana da certi stilemi del “cantautorato” tradizionale. Ritiene, negli anni, di essere riuscito a creare uno stile personale?

Le critiche che accompagnarono il disco le ho ascoltate e assorbite e mi hanno spinto a fare meglio, ad uscire appunto da alcuni schemi prettamente cantautorali (specie musicalmente).
Un po’ mi è dispiaciuto per il disco che pagò un caro prezzo, erano buone canzoni e anche la produzione era ottima. Ma ricevere critiche fu per me un’opportunità di cambiamento.                            Ormai sono passati vent’anni, e in questi vent’anni sì… sono cambiato molto e le mie canzoni con me.

Painter Loser affronta il problema di guadagnarsi il pane,“when the music don’t pay”. In Italia è possibile vivere unicamente di arte?

Non credo di saperti rispondere. Ci sono meccanismi in Italia fuori dal mio mondo, e dal mio modo di intendere la musica. Vedo però un paese povero d’interesse verso la cultura, la bellezza e il merito. Non siamo neppure curiosi di conoscere, vedere o ascoltare. Abbiamo quasi paura di evolverci, di avere dei gusti propri. Magari differenti da quelli degli altri e della maggioranza.
Ci siamo appiattiti, assorbiti da uno status dettato dagli ultimi vent’anni. Tra Tv, comunicazione, radio fuffa, e l’esplosione di generi musicali monocolore.
Io canto when the music don’t Pay con grande ironia. Non sono certo arrabbiato per come mi vanno le cose. E credimi, in questo paese il problema del guadagnarsi il pane non riguarda solo i musicisti o chi fa arte. Basta pensare a un laureato, un commerciante, una semplice partita IVA per capire che siamo un paese con poca strada davanti. Ognuno di noi è un mattone per la costruzione di un qualcosa, ma mi accorgo che in molti quel qualcosa vanno a costruirlo altrove e non in Italia.

Sovente registra tra l’Italia e gli Stati Uniti. Quali sono le ragioni di questa scelta?

Molto semplice, Con L’America è stato più facile. Ho avuto riconoscimenti, proposte, collaborazioni. Quando avevo vent’anni il mio primo produttore è stato Jono Manson. Da lì ho sempre avuto una forte alchimia coi musicisti statunitensi.
Avere collaborazioni, attenzioni americane mi ha fatto conoscere anche qui in Italia.
Ho fatto un giro largo…

Sogno e realtà, scarpe e ali sembrano abbracciarsi nel suo canzoniere. Lei è, artisticamente, l’uomo degli opposti…o sbaglio?

Decisamente, la realtà nel sogno e viceversa. Anche se non voglio le scarpe spuntano sempre nelle mie canzoni, e sono quasi sempre slacciate. Così come parlo di ali per sottolineare la grande paura di volare degli uomini. Volare nei sentimenti, nella vita, nelle scelte.                                                                                                                                                                                              Anche nella felicità.

La musica dal vivo sembra essere in ripartenza…
Finalmente si torna a suonare… e con una band tutta nuova! Porteremo finalmente in giro il mio grande temporale.
Abbiamo diversi concerti a fine novembre, alcuni nella mia zona…
Poi saremo all’Armadillo di Courmayeur e al teatro Besostri di Mede a Pavia. Con me ci saranno Vladimiro Carboni/batteria, Pietro Martinelli/contrabbasso e il giovanissimo Michelangelo Surdo/Chitarra elettrica e ukulele. La Painter Loser Band.

 

“Tu eri lì” di Sambiglion|||

Chi citerebbe l’omicidio Scazzi (delitto di Avetrana) ed Ivan il Terribile in una canzone d’amore? Chi accosterebbe, in un brano, il boss di Cosa nostra Totò Riina e il Mastro Misciu verghiano di “Rosso Malpelo”? Queste scelte (apparentemente) stranianti sono l’emblema di un esordio discografico, quello del cantautore di Vigevano, Ruben Caparrotta (in arte Sambiglion) - già finalista, nel 2018, di “Emergenza - il Festival per le band emergenti” - decisamente fuori dagli schemi.

È uscito "Inno della Pettegola", il primo singolo di Dario Gay e Mauro Coruzzi (alias Platinette)|||

S'intitola "Inno della Pettegola" il nuovo singolo dell'inedita coppia composta dal cantautore Dario Gay e dal celebre conduttore radiofonico Mauro Coruzzi, meglio conosciuto come Platinette. Il brano segna l'inizio di un nuovo progetto artistico ed è scritto da Dario Gay e Giovanni Nuti, già noto per aver musicato gran parte delle poesie di Alda Merini

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Sono passati vent'anni da quel giorno d'inverno che ci ha portato via uno dei più grandi cantautori italiani. 

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È uscito ieri, 19 gennaio, Canzoni ravvicinate del vecchio tipo, il primo album del cantautore palermitano Giuseppe Anastasi.

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Silvestri-Gazzè, Niccolò Fabi torna nel capoluogo lombardo, con due date imperdibili: il 23 e il 24 maggio, infatti, il cantautore romano si esibirà all'Auditorium di Milano.

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