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La bellezza di una città come Milano è che ti offre infinite possibilità per passare la serata in mille modi differenti. C’è spazio per tutti e si riesce ad appagare i desideri di ognuno. Lunedì sera, per esempio, siamo andati a vedere l’ultimo spettacolo della compagnia Lost Movement, fondata e diretta dal giovane e talentuoso Nicolò Abbatista. “Vissi D’Arte – Balletto per concerto” è stata una piacevolissima sorpresa: gli otto componenti della compagnia, infatti, hanno danzato su musica dal vivo - cosa che, ahimè, in Italia si riesce a vedere molto poco - e sulle possenti corde vocali del soprano Antonella D’Amico e del tenore Damiano Lombardo, che hanno fatto tappa a Milano direttamente dall’Arena di Verona. Sette arie liriche, accompagnate dal pianoforte di Vittoria Primavera, hanno messo in luce il tema centrale di tutta la serata: l’Amore.
Facendo due chiacchere con Nicolò, è emerso che il centro delle sue creazioni è proprio la DONNA, vista come figura portante all’interno di questa frenetica società. Riflessione intensa e interessante, confermata poi da quel che abbiamo visto sul palco.
Le sette arie di opera lirica interpretate dagli artisti avevano come filo conduttore proprio questa approfondita visione della vita. Passando da una romantica “Tu che m’hai preso il cor” e dall’emozionante “O let me weep forever weep” – in cui ho particolarmente apprezzato l’utilizzo scenografico del “filo rosso” che andava a enfatizzare il legame tra tutti i danzatori, rendendolo ancora più forte e dinamico – fino ad arrivare all’intramontabile “Casta Diva”, interpretata egregiamente sia da Antonella D’Amico che dalle danzatrici, brillanti fluide e perfettamente in sintonia tra di loro.
Ogni passaggio era intervallato dal silenzio, in cui si riusciva a sentire il respiro dei danzatori, cosa che rendeva ogni coreografia particolarmente intensa ed emozionante. Il teatro danza incontra la danza contemporanea più tecnica, creando un movimento fluido ed espressivo che racchiude in sé tutto un particolare significato.
L’ultimo quadro è il meraviglioso “Libiamo ne’ lieti calici” dalla Traviata di Giuseppe Verdi: ironica sia nelle espressioni che nei movimenti, così da restare in tema perfettamente con l’ebrezza del brano, questa coreografia giocava moltissimo sulle dinamiche e sui cambi di livello e direzione, cosa che personalmente amo moltissimo.
Uno spettacolo non lunghissimo e decisamente ben riuscito, che con poco – senza grandissime luci, scenografie mozzafiato e costumi da cirque du soleil – è comunque riuscito a tenere alta l’attenzione del pubblico per tutto il tempo, senza pretendere troppo, né annoiare, cosa che di questi tempi è rara.
I Lost Movement, nonostante abbiano soltanto 4 anni di attività alle spalle, vantano già di 2 produzioni affermate che hanno fatto il giro d'Italia (Rossophilia e PopOff) e che a breve torneranno a calcare i nostri palcoscenici.
Lost Movement
Direzione artistica: Nicolo Abbatista
Danzatori: Chiara Borghini, Susanna Pieri, Samuele Arisci, Eleonora Mongitore, Mirta Boschetti, Christian Consalvo, Manuela Colleoni, Giorgia Varano.
Adele Di Giovanni
Ha inaugurato, giovedì 28 gennaio, la stagione lirica 2016 presso il Pavarotti Milano Restaurant Museum, sito nella spettacolare cornice di Galleria Vittorio Emanuele II. Una serie di concerti, che si terranno ogni giovedì sera dalle ore 22, nei quali si esibiranno tenori, soprani e musicisti della Fondazione Luciano Pavarotti sul palco della Sala Big Luciano.
Cominciate lo scorso anno, le cene con concerto hanno reso questo ristorante-museo un polo del panorama enogastronomico milanese, ma soprattutto di quello culturale. Le serate del giovedì perseguono la missione promossa dallo stesso Pavarotti già con l’evento musicale “Pavarotti and friends”: restituire la lirica al bagaglio culturale di molti e non limitarla unicamente ad un’elite ristretta.
Pavarotti Milano Restaurant Museum nasce da un’idea della moglie Nicoletta Mantovani e Alessandro Rosso (noto per l’ambizioso progetto “Seven Stars Galleria Italia”), con l’obbiettivo di ricordare la gloriosa vita del tenore modenese.
All’interno di un incantevole edificio storico in Galleria Vittorie Emanuele II, a cui si accede tramite gli ingressi in Piazza Duomo 21 e da Via Silvio Pellico 2, le pareti del ristorante ricordano quelle di un museo vero e proprio: citazioni, oggetti, disegni e anche alcuni abiti appartenuti al Maestro, un percorso lungo tutta la sua carriera artistica, accompagnato da un’altra delle sue passioni, la cucina.
Una cena alla carta, elaborata dallo chef Luca Marchini, accompagnata in sottofondo dalle arie più famose cantate da Pavarotti, che propone eccellenti piatti della tradizione emiliana abbinati ad una fine e ricercata cantina di vini.
A dare il via alla stagione concertistica, il 28 gennaio, è stata Elena D’angelo, soprano, sulle note della pianista Claudia Mariano. La cantante lirica, soubrette dal 2004 della Compagnia Italiana D’Operetta, padroneggia un vasto repertorio che comprende, tra le altre, canzoni che vanno dagli inizi del 900 fino agli anni ’50, ma anche musica sacra e musical.
Elena D’Angelo, insieme a Claudia Mariano e Ettore Leccese (tromba), sarà di nuovo sul palco della Sala Big Luciano 31 marzo preceduta, nelle altre serate, da egregi soprani e tenori quali Elisa Maffi, Giuseppe Riveras, Oreste Cosimo, Spero Bongiolatti, Elisa Balbo e Monica Mariani.
Francesca Bottin
Pavarotti Milano Restaurant Museum Piazza Duomo 21, Milano http://www.pavarottimilano.com/ La prenotazione è consigliata specialmente per le cene del giovedì
Primavera 2016
04 febbraio – Elisa Maffi. Soprano
11 febbraio – Giuseppe Riveras. Tenore
18 febbraio – Oreste Cosimo. Tenore
25 febbraio – Spero Bongiolatti. Tenore
03 marzo – Elisa Balbo. Soprano
10 marzo – Elisa Maffi. Soprano
17 marzo – Monica Mariani. Soprano
24 marzo – Elisa Maffi. Soprano
31 marzo – Elena D’Angelo. Soprano, Claudia Mariano. Pianoforte, Ettore Leccese. Tromba
Per chi ama i film di genere e anche per quelli che preferiscono i film di autore l’ultima pellicola di Quentin Tarantino non può deludere. Anche perché i cliché ci sono tutti, dal cacciatore di taglie al confederato razzista e incavolato. E poi c’è la neve, il freddo, le montagne ostili e incantevoli del Wyoming, l’emporio classico targato USA e le pallottole fischianti.
Ah Quentin quanto ci sei mancato!
Essere geniali significa appunto trasformare tutto quello che è ormai banale e superato in un lavoro cinematografico convincente e appassionante dove anche la protagonista femminile invece di indossare pizzi, merletti e cuffiette ottocentesche indossa quattro stracci comodi e informi e ha i capelli da pazza indemoniata. E così anche la sceneggiatura più normale che mette insieme otto furfanti americani con storie personali e segreti inconfessabili diventa una vera e propria drammaturgia dove, in un gioco di specchi realizzato dall’uso sapiente della macchina da presa, i protagonisti si cambiano di posto e di importanza nello scorrere della pellicola.
The Hateful Eight infatti racconta l’incontro e lo scontro tra otto personaggi che, ben lungi dall’essere in cerca di un autore, si prodigano e lavorano per nascondere ognuno di loro la vera identità e che il cammino per raggiungere l’agognata Red Rock sarà una vera impresa.
Siamo a pochi passi dalla fine della guerra civile e una diligenza è costretta a fermarsi nel cuore del Wyoming a causa di una tempesta di neve. Il cacciatore di taglie John Ruth e la sua prigioniera Daisy Domergue sono attesi nella città di Red Rock dove Ruth, noto da quelle parti come “Il Boia”, porterà la donna dinanzi alla giustizia, riscuotendo una taglia di 10.000 dollari. Lungo la strada incrociano due uomini che si uniscono a loro. Ma la tempesta infuria ed i quattro saranno costretti a fermarsi per cercare rifugio presso un emporio dove ad accoglierli troveranno altri quattro sconosciuti.
Se qualcuno dovesse sentire la eco di Django Unchained non si sbaglia, perché il buon, vecchio Quentin dopo qualche esperimento non molto riuscito con attori solo famosi si è ricordato di saper fare ancora i western e pur se anche "The Hateful Eight" ha un cast invidiabile di grandi nomi possiede parimente una bellezza e una forza artistica che riappacifica Tarantino con i suoi fan più fedeli. Ciliegine sulla torta di una pellicola già convincente la straordinaria fotografia di Revenant e la splendida colonna sonora di Morricone. Un film assolutamente da andare a vedere.
Antonia del Sambro
Il trend che ha ormai conquistato il capoluogo meneghino è un delizioso mix di cucina giapponese e brasiliana, e Bomaki, l'uramakeria di Milano, ha deciso di triplicare la sua presenza in città.
Si fa in tre e conquista le zone più alla moda di Milano: corso Sempione, Garibaldi e Marghera. Tante sono le novità per gli affezionati e per i curiosi, senza dimenticare il must di Bomaki: il burrito rivisitato in chiave orientale.
Bomaki di Via Sanzio
Il menù è ricco, sa combinare due gustose culture conquistando i palati senza far piangere il portafogli: per otto squisiti roll bastano una decina di euro e la scelta include salmone, tonno, gamberi in tempura, branzino, granchio, astice, gamberi rossi di Sicilia, capesante e c'è anche una proposta vegetariana. Per chi volesse accompagnare gli ottimi piatti dall'anima nippo-brasiliana con un drink colorato, una birra o un frullato, i prezzi vanno dai 4 ai 7 euro.
L'ideatore di questo incredibile mix di successo è lo chef Jeric Bautista, che sa abbinare delizie in costante evoluzione alla cortesia dello staff.
Il nome del locale deriva da una combinazione di due termini: uno portoghese (bom, che significa buono) e uno giapponese (maki, il tipico roll della cucina nipponica). Bomaki ricorda uno dei ristobar in stile giapponese che si possono trovare nelle grandi città brasiliane, da Rio de Janeiro a Sao Paulo e la sua proposta culinaria fa venire l'acquolina in bocca solo sfogliando il menù.
Crepes di soia al salmone, pollo o picanha grigliata con guacamole, jalapeno o cheddar cheese sono solo alcune delle delizie che prepara lo chef Jeric Bautista. Ma anche inediti temaki con tonno maracuja (tartare di tonno, insalata e salsa maracuja), salmone e tartufo (salmone, avocado, Philadelphia e carpaccio di tartufo) o salmone al mango (cubetti di salmone, avocado, insalata, mango e salsa al mango). I palati più fini saranno conquistati dalla tartare ceviche, una fresca variante di crudi da lasciare a bocca aperta (polipo, branzino, gambero rosso di Sicilia, pomodoro, mango, cipolla rossa e coriandolo). Ma fra le righe del menù è possibile scovare ogni sorta di roll: dal tonno teriyaki (con carpaccio di tonno scottato, gamberi in tempura, spicy cream, avocado, teriyaki) al salmone tobiko (tartare di salmone, insalata, mango, avocado e crema di mango), dal branzino ceviche (con dadolata di branzino marinato, lime, zenzero, coriandolo, cipolla rossa, gambero in tempura) al granchio e tonno (granchio intero fritto, carpaccio di tonno e maionese), fino agli speciali come l’astice gratinato (astice alla fiamma, gambero in tempura, avocado, tobiko, salsa teriyaki, maionese).
Mix di uramaki
Burrito spicy salmon
Inoltre molti di questi curiosi mix possono essere gustati anche sotto forma di temaki (a partire da 6€), mentre ai più esigenti Bomaki propone il sashimi exotic (dodici pezzi di pesce misto con salsa di gazpacho al mango e passion fruit), il carpaccio flambè (tonno, branzino o salmone scottato con salsa ponzu, olio d’oliva e sesamo) o il mix di involtini di gamberi (in salsa dolce, piccante e curry).
Per i più golosi anche qualche dolce tipico brasiliano come il tris di brigadeiros (cioccolato fondente, bianco e al latte), il quindim (crème caramel al cocco) o le cheesecake al mango o al maracuja. Il coperto a 1€ comprende anche acqua naturale o frizzante in brocca gratuita.
Panna cotta al mango
Bomaki è l'ideale per degustare innovativi uramaki, ma anche per un veloce aperitivo o per una cena leggera in compagnia di un sorso di favolosi cocktail (caipirinha, caipiroska e speciali mojito al limone, alla papaya, all’ananas, ai frutti di bosco, alla fragola, al maracuja, al mango e alla goyaba). Le pareti con ceramiche azulejos e le colorate carte da parati che ricordano la vegetazione brasiliana sanno creare l'atmosfera perfetta prima di avventurarsi nella movida milanese.
Ognuno dei tre locali ha una sua peculiarità: se in Largo la Foppa si trova un intimo soppalco e un dehors per cenare sotto gli archi che si affacciano sulla movimentata nightlife della zona, in via Sanzio è possibile ammirare uno splendido murales, opera dell’artista poliedrico Riccardo Poli.
La deliziosa e innovativa cucina di Bomaki è aperta dalle 12:30 alle 15 e dalle 19:30 a mezzanotte e aspetta solamente di essere assaggiata.
INFO: www.bomaki.it Servizio wi-fi disponibile. E' caldamente consigliata la prenotazione.
BOMAKI SEMPIONE: C.so Sempione 10 20154 – Milano Tel. 02 33603346
BOMAKI FOPPA: Largo la Foppa 1 20121– Milano Tel. 02 39663308
BOMAKI SANZIO: Via Raffaello Sanzio 24 20149 – Milano Tel. 02 39563318
Beatrice Bellano
Dopo l'incredibile successo della scorsa stagione, Il Ballo di Sonia Bergamasco torna al teatro Franco Parenti a partire dal 9 febbraio.
La storia di Antoniette, tratta dal romanzo breve di Irène Némirovsky, è riletta e interpretata da Sonia Bergamasco, attrice e musicista che ha iniziato la sua carriera con Giorgio Strehler, nell'Arlecchino dei Giovani. Ha in seguito lavorato con Carmelo Bene, Theodoros Terzopoulos e Massimo Castri. Due anni fa ha conquistato il prestigioso Premio Eleonora Duse. La sua esperienza non si ferma al palcoscenico teatrale: Sonia Bergamasco ha infatti collaborato con Liliana Cavani, Bernardo Bertolucci, Giuseppe Bertolucci e Marco Tullio Giordana in televisione e dal 1° gennaio è in tutte le sale cinematografiche d'Italia nel film record di incassi Quo Vado, al fianco di Checco Zalone.
Il Ballo narra le vicende di Antoniette, figlia quattordicenne di una coppia di ebrei arricchiti. Antoniette ha un rapporto burrascoso con la madre, che la sottopone a continue umiliazioni, fino al giorno in cui la giovane saprà colpirla nel suo punto più debole: la brama di affermazione sociale.
Sonia Bergamasco, in un candido abito, interpreta tutti i ruoli: la madre crudele che maltratta le governanti e la figlia, il padre che cerca rivalsa a Parigi e Antoinette, autrice di una sublime vendetta che infrangerà per sempre i sogni di rimonta sociale dei suoi genitori. L'elegante abito bianco si abbina al candore della bambina, mentre è in contrasto col nero, tinta che colora lo stridìo di classe che domina le sperande della madre.
Per scoprire i dettagli di questa avvincente e moderna favola di Cenerentola, l'appuntamento è nella Sala Tre del Teatro Franco Parenti dal 9 febbraio al 6 marzo. E nell'attesa di andare a teatro, ecco una piccola anticipazione
.ORARI Lunedì: riposo Martedì: ore 20 Mercoledì; ore 19:15 Giovedì: ore 20:30 Venerdì: ore 19:15 Sabato: ore 21 Domenica: ore 16
BIGLIETTI Intero 32€ Under26/Over60 18€ Prevendita 1,50€
TEATRO FRANCO PARENTI Via Pier Lombardo 14 20135 Milano T 02 59995206
Il mondo della ristorazione è in lutto: Benoit Violier, lo chef del ristorante migliore del mondo, si è tolto la vita ieri, nella sua casa a Losanna.
Nessuno era meglio di lui e del suo ristorante all'interno dell'Hotel de la Ville Crissier: Benoit Violier aveva infatti raggiunto l'apice e da tre anni era il numero uno dela classifica parigina degli chef dei migliori ristoranti al mondo, La Liste.
Eppure ieri lo chef ha impugnato uno dei suoi fucili da caccia e si è sparato.
Il Ville Crissier vanta dal 1998 tre stelle Michelin, e da tre anni ormai Philippe Rochat, mito della gastronomia transalpina, aveva messo proprio Benoit Violier a capo della sua cucina.
Le cause del tragico gesto sono ancora ignote. Qualcuno crede che il suicidio sia ricollegabile alla scomparsa di Philippe Rochat avvenuta un anno fa: c'è chi ipotizza che Benoit Violier non si sia mai ripreso dall'improvvisa morte causata da un malore del suo mentore, che per sedici anni gli aveva fatto da maestro aiutandolo a diventare uno degli chef migliori del mondo.
Ma nessuno sa davvero perchè Benoit Violier, 44 anni, ieri abbia deciso di puntare quel fucile contro se stesso: fucile con cui era solito cacciare quella selvaggina che solo lui sapeva trasformare in sontuose prelibatezze e che lo aveva fatto diventare il più grande.
Nel 2003 la Francia era già stata colpita da una tragedia simile: in quell'anno infatti lo chef Bernard Loiseau si tolse la vita. Il suicidio mise in discussione l'intero sistema di giudizio che incrementa incredibilmente il livello di stress dei grandi cuochi.
Il triste caso di Benoit Violier sembra diverso, però: lo chef dell'Hotel de la Ville Crissier era sulla cresta dell'onda, aveva raggiunto il punto più alto della sua carriera.
Tanti sono i dubbi sul perchè del folle gesto e la polizia francese non ha ancora saputo chiarire le dinamiche della morte. Certo è che la vita di uno chef non è come la si vede in televisione.
Beatrice Bellano
Dal 16 al 28 febbraio presso il MIC - Museo Interattivo del Cinema, Fondazione Cineteca Italiana presenta RENOIR, in occasione della riedizione al romanzo Renoir, mio padre (2015, Adelphi Edizioni), una rassegna dedicata al grande pittore impressionista Auguste e a suo figlio, il regista Jean.
Apre la rassegna il film Renoir, del regista francese Gilles Bourdos, presentato alla 65ª edizione del Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard: ambientato nel 1915, è un grandioso omaggio alla vita e all’arte di Pierre-Auguste Renoir (1841-1919), uno dei più grandi pittori dell’Impressionismo, meravigliosamente descritto partendo dai suoi ultimi anni di vita trascorsi in una casa di campagna in Costa Azzurra, circondato da una premurosa servitù che si prende cura di lui. Lì, un giorno, arriva la giovane e bella Andrée Heuchling, che riuscirà a infondere nuovo estro creativo in Auguste, divenendone l’ultima modella. Di lei, Jean, il secondogenito del Maestro, appena ritornato dal fronte della Prima guerra mondiale, ben presto s’innamorerà, sposandola nel 1920. Spiccano nel film le interpretazioni di Michel Bouquet, che interpreta il grande pittore, e della giovanissima Christa Théret, nella parte della Hessling.
E proprio intorno a questa figura femminile, che fu “il mezzo di un tortuoso flusso di desideri amorosi e artistici, di volta in volta modella e attrice, punto di unione tra pittura e cinema”, ruotano altri due film in rassegna, perché Jean Renoir fece di lei l’attrice protagonista delle sue prime opere con il nome d’arte di Catherine Hessling: Fille de l’eau (La ragazza dell’acqua), primo lungometraggio del grande regista francese, e La Petite marchande d’allumettes (La piccola fiammiferaia), dall’omonimo racconto di Hans Christian Andersen.
Non poteva certo mancare uno dei suoi più grandi capolavori, Une Partie de Campagne (Una gita in campagna), tratto da una novella di Guy de Maupassant, dove l’ironia della commedia viene stemperata da una impietosa critica dei costumi sociali, a cui è stato associato il corto d’avanguardia Sur un air de Charlestone (Charlestone) ambientato in un’Europa deserta e selvaggia del 2028.
A completare la rassegna il documentario Da Renoir a Picasso che racconta la vita e le poetiche di Renoir, Picasso e Seurat.
Il libro Renoir, mio padre sarà presentato domenica 21 febbraio alle ore 17.15 alla presenza dell’editor Matteo Codignola.
Martedì 16 febbraio h 17.00 Incontro Ciak l’ambiente Presentazione della rassegna cinematografica dedicata alle scuole sui temi dell’ambiente e dell’energia, organizzata in collaborazione con AEM. Prenotazione obbligatoria al numero 0287242114.
A seguire
Renoir (Gilles Bourdos, Francia, 2012, 111’, v.o. sott. it. con Michel Bouquet e Christa Théret) Nel 1915, il pittore Auguste Renoir vive i suoi ultimi anni in una casa di campagna in Costa Azzurra. Grazie ad Andrée, una giovane ragazza che sarà la sua ultima modella, ritroverà la vitalità e la voglia di dipingere.
Giovedì 18 gennaio h 17.00 Partie de campagne (La scampagnata) (Jean Renoir, Francia, 1936, b/n, 40’, v.o. sott. it. con Sylvia Bataille e Alain Renoir) Renoir adatta il racconto omonimo di Guy de Maupassant e ne trae uno dei suoi capi d'opera.
A seguire Sur un air de Charlestone (Charlestone) (Jean Renoir, Francia, 1927, b/n, 17’ con Catherine Hessling e Jean Renoir) Film d’avanguardia ambientato in un’Europa deserta e selvaggia del 2028.
Sabato 20 febbraio h 16.00 Da Renoir a Picasso (Paul Haesaerts, Belgio, 1948, 29’, v.o.) La vita e le poetiche di Renoir, Picasso e Seurat.
A seguire La Petite marchande d'allumettes (La piccola fiammiferaia) (Jean Renoir, Francia, 1928, b/n, 32’, muto, sonorizzato, v.o. sott. it. con Catherine Hessling e Manuel Raabi) Dall’omonima fiaba di Christian Andersen.
Domenica 21 febbraio
h 17.15 Presentazione del libro “Renoir, mio padre” (2015, Adelphi Edizioni). Sarà presente in sala Matteo Codignola, editor Adelphi.
A seguire Renoir (Gilles Bourdos , Francia, 2012, 111’, v.o. sott. it. con Michel Bouquet e Christa Théret) Replica
Martedì 23 febbraio h 17 La Fille de l’eau (La ragazza dell’acqua) (Jean Renoir, Francia, 1924, b/n, 80’, muto, sonorizzato, v.o. sott. it. con Catherine Hessling e Pierre Philippe) Opera prima del cineasta francese.
A seguire Da Renoir a Picasso (Paul Haesaerts, Belgio, 1948, 29’, v.o.) Replica
Giovedì 25 febbraio h 15.00 Partie de campagne (La scampagnata) (Jean Renoir, Francia, 1936, b/n, 40’, v.o. sott. it., con Sylvia Bataille e Alain Renoir) Replica
A seguire
Sur un air de Charlestone (Charlestone) (Jean Renoir, Francia, 1927, b/n, 17’, muto, sonorizzato con Catherine Hessling e Jean Renoir) Replica
Venerdì 26 febbraio h 17.15 Renoir (Gilles Bourdos , Francia, 2012, 111’, v.o. sott. it. con Michel Bouquet e Christa Théret) Replica
Domenica 28 febbraio
19.00 Renoir (Gilles Bourdos , Francia, 2012, 111’, v.o. sott. it. con Michel Bouquet e Christa Théret) Replica
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. www.cinetecamilano.it T 02 87242114 Biglietto d’ingresso intero: € 5,50 Biglietto ridotto: € 4,00 Biglietto d’ingresso adulto + bambino: € 6,00
La collezione Primavera-Estate 2016 della stilista italiana Roberta Redaelli celebra l’arte e la sua autenticità.
Per questa nuova collezione ECLéCKTICA by Roberta Redaelli, la stilista si è ispirata al mondo dell’arte e a due affermati artisti internazionali, il writer L7m, noto artista brasiliano che ha trasformato la street art in un vera forma d’arte con le sue straordinarie opere dalle linee delicate squarciate da potenti grafismi e l’artista tedesco Jan Albers che, con le sue creazioni artistiche, propone una nuova concezione architettonica dei volumi e dei colori. Arte e Moda.
Un connubio affasciante che si ritrova anche nel titolo di questa nuova collezione: “Cyber Pictura”. “Pictura”, termine latino che sta per immagine, a sottolineare la forte componente visiva ed artistica della collezione e il termine “Cyber” che richiama la digital art e il mondo virtuale a rimarcare come la Maison Roberta Redaelli sia sempre attenta al presente, con uno sguardo al futuro.
La stilista propone una palette colori molto interessante con tonalità che vanno dal blu reale al mandarina, passando per il viola lacca, il piuma e il terra d’ombra. I capi, dalle linee contemporanee, sono l’incontro tra geometria e contemporaneità.
Abiti che, guardando al domani, vestono una donna sicuramente di carattere, amante del bello che ricerca in un capo l’alta qualità, forme sinuose e quell'espressione del made in Italy che la stilista Roberta Redaelli comunica con ogni sua collezione.
Sara Biondi
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In uno degli angoli più suggestivi di Milano, a due passi dall'Arco della Pace, si trova La Posteria di Nonna Papera, un locale rustico ed elegante che propone una cucina tipica regionale.
Il nome deriva dalle posterie, tipici punti di ritrovo dove acquistare salumi e mangiare saporiti e stuzzicanti panini, affettati e piatti del giorno, il tutto accompagnato da un calice di buon vino.
Il titolare si chiama Lamberto Frugoni, e accoglie i suoi ospiti in un ambiente raffinato. Il camino, le pietre a vista e un invitate banco dei salumi fanno sentire gli ospiti immediatamente a casa. L'atmosfera è semplice e calda e Lamberto cattura piacevolmente tutti con la sua simpatia ma soprattutto con i suoi prodotti artigianali e l'eccellente offerta di vini made in Italy.
Il ricco menù de La Posteria di Nonna Papera attraversa tutte le regioni del Bel Paese, con un occhio di riguardo verso la tradizione culinaria meneghina. La cucina classica lombarda sa soddisfare tutti i desideri del palato: l'offerta dei piatti spazia dalla tipica e sempre buona casseula, fino all'ossobuco e alla classica cotoletta alla milanese, senza dimenticare l'immancabile risotto allo zafferano. Per chi preferisse invece sperimentare i piatti di altre regioni italiane, basta curiosare fra le righe del menù per trovare delle deliziose pennette all'amatriciana, dei gustosi rigatoni vegetariani oppure al polpo o uno squisito controfiletto; ma anche un fresco tagliere di salumi e formaggi accompagnati da un ottimo miele al tartufo o colorate marmellate gourmet. Insomma, tutti i palati, dai più raffinati ai più esigenti rimarranno piacevolmente appagati.
La lista dei dessert è tanto appetitosa quanto varia: è un trionfo di dolci tradizionali, direttamente dal libro di ricette di Nonna Papera.
Lamberto Frugoni è sempre alla ricerca dei migliori produttori sul territorio e tutti prodotti dai sapori genuini possono essere acquistati in loco, pronti per essere gustati a casa.
La Posteria di Nonna Papera organizza inoltre alcune serate speciali: i prossimi appuntamenti sono il 3 e il 17 febbraio.
3 FEBBRAIO: SERATA CASSEULA 40 EURO (sorbetto, coperto, acqua e caffè compresi) Antipasti di salumi della bassa e nervetti alla milanese Grappino preparato secondo la tradizione Piatto unico di polenta e casseula a volontà Una bottiglia di Bonarda ogni 3 coperti
17 FEBBRAIO: SERATA BOLLITI MISTI 40 EURO
LA POSTERIA DI NONNA PAPERA Via G. Francesco Piermarini 4 20145 Milano www.laposteriadinonnapapera.it T 02 3310 5757
Ridendo e scherzando è il documentario diretto da Paola e Silvia Scola dedicato al padre Ettore Scola, che si racconta in un dialogo con il giovane attore e regista PIF. Il film, prodotto da Palomar e Surf Film e distribuito nelle sale da 01 Distribution, è stato presentato in anteprima lo scorso ottobre nell’ambito della decima edizione della Festa del Cinema di Roma.
“L'intento è stato quello di fare un documentario da ridere. Raccontare Ettore Scola ‐ regista, sceneggiatore, disegnatore, umorista, intellettuale, militante ‐ cercando di usare la sua chiave, quella del suo cinema: parlare cioè di cose serie senza farsene accorgere, facendo ridere. Abbiamo voluto raccontare nostro padre unicamente attraverso le interviste che ha rilasciato nel corso della sua vita, i brani dei suoi film, e quello che ci ha voluto dire 'dal vivo', senza dover ricorrere mai a interviste ad altri che parlino di lui. Una sorta di auto‐racconto, che lui mai avrebbe fatto dati la sua timidezza, il pudore e il disagio a parlare di sé, ma che abbiamo potuto fare noi che lo conosciamo abbastanza da poterlo sia celebrare che prendere un po' in giro. A fronteggiarlo al posto nostro c'è un giovane attore e regista, Pierfancesco Diliberto, Pif, che lo accompagna nel percorso che abbiamo tracciato per raccontarlo: un nostro alter ego che a seconda delle necessità fa da intervistatore, narratore, lettore, agiografo, guida, spalla… e all’occorrenza, anche da badante. Ettore e Pif sono nel Cinema dei Piccoli a Villa Borghese, dove sullo schermo scorrono oltre alle clip dei film e ai materiali di repertorio ‐ in cui vediamo Scola a tutte le età ‐ anche vecchi filmini in Super 8 (alcuni girati da lui stesso), backstage realizzati sui suoi set, fotografie rubate agli album di famiglia, disegni e vignette. E così il ritratto ‐ biografico, artistico e umano ‐ di Ettore Scola prende forma sotto i nostri occhi.”
Info:
Ridendo e scherzando Incontro con Claudio Bisio e Paolo Rossi e Proiezione del film Biglietto: intero € 8.50; ridotto € 6.00; amici del cinema € 5.00 Per acquisto biglietti www.spaziocinema.info – per informazioni: tel. 0243912769
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