
Stefano Barotti torna con i suoi live
Intervista a Stefano Barotti.
Tra i prossimi appuntamenti live dell’artista massese la data del 27 novembre (ore 21.30) allo storico teatro Besostri di Pavia, con la Painter Loser Band.
Oltre vent’anni di carriera, Stefano Barotti ha negli anni condiviso palco e canzoni, tra gli altri, con John Popper, Jono Manson, Kevin Trainor, Paolo Bonfanti, Joe Pisapia, Momo, Max De Bernardi, I Gang, Jaime Michaels, Nada, Kreg Viesselman, Nima Marie.
Un anno fa ha pubblicato su etichetta La Stanza Nascosta Records, il suo quarto lavoro ufficiale in studio, registrato tra l’Italia e gli States con un cast musicale d’eccezione, che lo ha a tutti gli effetti consacrato come musicista a tutto tondo, capace di travalicare certe stereotipie del cantautorato classico. Finalmente al via le date live di presentazione dell’album, cancellate l’anno scorso a causa dell’emergenza sanitaria.
E’ di questi giorni la notizia che il suo album di esordio Uomini in costruzione del 2003 torna ad essere disponibile in digitale (su etichetta La Stanza nascosta Records). Che effetto le fa?
Come raccontavo giorni fa ad alcuni amici fa un effetto davvero strano. Ai tempi era tutto così “analogico”. Da molto non riascoltavo quel disco. E sinceramente faccio un po’ fatica a sentire la mia voce così giovane, acerba, e anche un po’ inesperta.
Mi sono tornati in mente i viaggi in New Mexico per le registrazioni, la produzione di Jono Manson, la mia prima volta con gli americani in studio, ma anche il grande lavoro che era stato fatto coi musicisti italiani qua in Italia, è stato come riaprire l’album dei ricordi.
Dallo scorso aprile è di nuovo disponibile in digitale (sempre per La Stanza Nascosta Records, N.d.R.) anche Gli ospiti, prodotto da Jono Manson nel 2007. Da una parte pubblica il suo ultimo lavoro anche in vinile, dall’altra sembra tenere molto anche alla distribuzione sui digital stores. E’ un nostalgico che tiene il passo con i tempi?
Beh, ho resistito finché ho potuto. Tengo molto alle mie produzione passate. Ho pensato che essere assenti nelle piattaforme digitali ormai è come scegliere l’invisibilità, inoltre si è creato questo binario digitale/vinile che mi piace molto.
Il disco in vinile dà sollievo alla freddezza del digitale, e il digitale facilita la curiosità di quel pubblico che acquista musica in vinile.
Chi non c’è, chi mi manca occupa casa e letto canta in Quando racconterò, contenuta nell’ultimo album Il grande temporale. Assenza, più acuta presenza, per dirla con Attilio Bertolucci…?
O, come cantava Piero Ciampi, La tua assenza è un assedio. Da sempre, scrivere di assenze, di qualcuno che c’è stato e non c’è più rende quel qualcuno più presente nella mia vita, nella mia quotidianità. Ho toccato l’argomento anche in altre canzoni.
Credo che perdere qualcuno che è stato parte della nostra vita e ci ha accompagnati per un pezzo di strada più o meno breve causi un dolore che non si può superare, lo si può solo accogliere.
Scriverne è un po’ questo… parlarne, esorcizzare la cosa cantando il ricordo, sottolineando che tutto passa ma tutto resta.
Il suo esordio venne accolto un po’ tiepidamente dalla critica, che ne sottolineò il carattere “derivativo”. Ora gli addetti ai lavori, compatti, la elogiano, sottolineando la sua peculiare cifra artistica, lontana da certi stilemi del “cantautorato” tradizionale. Ritiene, negli anni, di essere riuscito a creare uno stile personale?
Le critiche che accompagnarono il disco le ho ascoltate e assorbite e mi hanno spinto a fare meglio, ad uscire appunto da alcuni schemi prettamente cantautorali (specie musicalmente).
Un po’ mi è dispiaciuto per il disco che pagò un caro prezzo, erano buone canzoni e anche la produzione era ottima. Ma ricevere critiche fu per me un’opportunità di cambiamento. Ormai sono passati vent’anni, e in questi vent’anni sì… sono cambiato molto e le mie canzoni con me.
Painter Loser affronta il problema di guadagnarsi il pane,“when the music don’t pay”. In Italia è possibile vivere unicamente di arte?
Non credo di saperti rispondere. Ci sono meccanismi in Italia fuori dal mio mondo, e dal mio modo di intendere la musica. Vedo però un paese povero d’interesse verso la cultura, la bellezza e il merito. Non siamo neppure curiosi di conoscere, vedere o ascoltare. Abbiamo quasi paura di evolverci, di avere dei gusti propri. Magari differenti da quelli degli altri e della maggioranza.
Ci siamo appiattiti, assorbiti da uno status dettato dagli ultimi vent’anni. Tra Tv, comunicazione, radio fuffa, e l’esplosione di generi musicali monocolore.
Io canto when the music don’t Pay con grande ironia. Non sono certo arrabbiato per come mi vanno le cose. E credimi, in questo paese il problema del guadagnarsi il pane non riguarda solo i musicisti o chi fa arte. Basta pensare a un laureato, un commerciante, una semplice partita IVA per capire che siamo un paese con poca strada davanti. Ognuno di noi è un mattone per la costruzione di un qualcosa, ma mi accorgo che in molti quel qualcosa vanno a costruirlo altrove e non in Italia.
Sovente registra tra l’Italia e gli Stati Uniti. Quali sono le ragioni di questa scelta?
Molto semplice, Con L’America è stato più facile. Ho avuto riconoscimenti, proposte, collaborazioni. Quando avevo vent’anni il mio primo produttore è stato Jono Manson. Da lì ho sempre avuto una forte alchimia coi musicisti statunitensi.
Avere collaborazioni, attenzioni americane mi ha fatto conoscere anche qui in Italia.
Ho fatto un giro largo…
Sogno e realtà, scarpe e ali sembrano abbracciarsi nel suo canzoniere. Lei è, artisticamente, l’uomo degli opposti…o sbaglio?
Decisamente, la realtà nel sogno e viceversa. Anche se non voglio le scarpe spuntano sempre nelle mie canzoni, e sono quasi sempre slacciate. Così come parlo di ali per sottolineare la grande paura di volare degli uomini. Volare nei sentimenti, nella vita, nelle scelte. Anche nella felicità.
La musica dal vivo sembra essere in ripartenza…
Finalmente si torna a suonare… e con una band tutta nuova! Porteremo finalmente in giro il mio grande temporale.
Abbiamo diversi concerti a fine novembre, alcuni nella mia zona…
Poi saremo all’Armadillo di Courmayeur e al teatro Besostri di Mede a Pavia. Con me ci saranno Vladimiro Carboni/batteria, Pietro Martinelli/contrabbasso e il giovanissimo Michelangelo Surdo/Chitarra elettrica e ukulele. La Painter Loser Band.

Beniamino Strani
Mi chiamo Beniamino Strani, ho 24 anni e sono laureato in ‘Scienze dell’Informazione: Comunicazione Pubblica e Tecniche Giornalistiche’. Ho poi ottenuto un Master in ‘Critica Musicale’. Amo ogni forma di comunicazione e tra un articolo e un altro, pubblico delle poesie su un blog.
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