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Freelance under 30 con il chiodo fisso del mangiare e bere bene. Estremamente curiosa, cresce una nuova generazione di enotecnici fiorentini trasmettendo il suo entusiasmo con la penna e tra i banchi di scuola.
Nato pare per sbadataggine intorno all’anno 1000 nella cittadina di Gorgonzola (MI), l’omonimo formaggio è considerato oggi il re degli erborinati (“erborin” in dialetto milanese vuol dire prezzemolo e si riferisce alle tipiche striature verdi date dalla formazione di muffe).
In occasione della Giornata Mondiale della Pizza (17 gennaio, giorno in cui si festeggia Sant’Antonio Abate, protettore del fuoco e dei pizzaioli) vi proponiamo 5 ricette di pizze e focacce che faranno impazzire gli amanti Gorgonzola Dop. Pronti a mettere le mani in pasta?
Ingredienti per 1 pizza
Preparazione
Mondate il broccolo e ricavate delle cimette.
Sbollentatele 10 minuti in abbondante acqua salata e poi trasferitele in padella con un filo d’olio evo e uno spicchio d’aglio.
Fate rosolare i broccoli a fuoco medio per 10 minuti, aggiustate di sale e pepe e tenete da parte.
Stendete l’impasto per pizza su una teglia, unite un filo d’olio e unite metà del gorgonzola dolce a fiocchi, le cimette di broccolo e le fette di speck.
Infornate a 240° in forno statico finché la crosta della pizza non sarà dorata.
Guarnite la pizza bianca con le nocciole tritate, il melograno, del pepe nero e il restante Gorgonzola dolce a fiocchi.
Ingredienti
Preparazione
Preriscaldare il forno a 210°.
Tagliare le cipolle a rondelle sottili e i pomodorini a fettine. Imbiondire la cipolla in padella con un cucchiaio di olio, sale e pepe, aggiungere i pomodorini e cuocere per circa 3 minuti a fuoco medio.
Stendere la pasta della pizza in una teglia precedentemente oliata, distribuire un cucchiaio di salsa di pomodoro, aggiungere le cipolle e i pomodorini lasciando circa 2 cm per il bordo.
Spargere la mozzarella e il Gorgonzola tagliati a dadini, aggiungere il pepe ed infornare per circa 15 minuti nel forno già caldo.
Servire la pizza calda.
Ingredienti
Preparazione
Stendete l’impasto per pizza su una teglia rotonda precedentemente oliata e fatela aderire fino ai bordi.
Versate la salsa di pomodoro e stendetela bene lasciando il bordo bianco.
Disponete il Gorgonzola sulla pizza, le fette di salamino e il peperoncino.
Condite con un filo d’olio evo ed una macinata di pepe.
Fate cuocere in forno preriscaldato a 240° finché la crosta della pizza non sarà dorata.
Servite subito la pizza guarnendola con della rucola fresca ed un filo d’olio evo.
Ingredienti per 4 persone
Preparazione
Prendete una terrina e iniziate a lavorare all’interno la farina e il burro sciolto. Aggiungete al vostro impasto un poco di latte (che servirà solo a rendere un po’ più morbido e malleabile l’impasto), il lievito, il sale e il pepe.
Prendete un piatto e mettetelo a scaldare per 5 minuti nel microonde. Riponetevi all’interno la pasta che avete appena preparato stendendola molto bene.
Coprite il tutto con gorgonzola a pezzettini e con le noci tritate grossolanamente.
Aggiustate di sale e pepe e mettete a cuocere per altri 7 minuti.
Quando la cottura sarà ultimata, lasciate la vostra focaccia nel forno spento per un paio di minuti.
Gustate subito, appena tolta dal forno.
Ingredienti
Preparazione
Stendete l’impasto per pizza su una teglia precedentemente oliata ed allargatela con le dita. Unite un filo d’olio evo, il sale ed il rosmarino.
Fate cuocere in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti. Ritirate la focaccia e fatela intiepidire. Guarnitela con il Gorgonzola DOP, le olive taggiasche, i pomodorini gialli ed i filetti di tonno.
È andato sold out in pochissimo tempo. Gin Brulè, il gin di Natale firmato da Federico Bellanca (una delle penne più autorevoli in Italia in materia di spirits), è un distillato esclusivo realizzato con le botaniche tradizionali del vin brulè. Cannella, chiodi di garofano, ginepro, arancia e qualche goccia di vino rosso per conferire il tipico colore della bevanda invernale. Una Limited Edition vestita di rosso, con in etichetta un elegante pattern natalizio realizzato dall’illustratore italiano Alfredo Del Bene, in arte The Animismus.
Gin Brulè è il protagonista della box natalizia di The Gin Way: edizione N.32 – Lo Spirito del Natale. All’interno della magica box una full size di Gin Brulè, tonic water, arancia disidratata, tumbler alti logati, gherigli ricoperti di cioccolato, il magazine Gintastico! e due ricette di Stefano Salvi.
Perché con i sapori ed i profumi speziati di Gin Brulè si gioca bene nella cucina e Federico Bellanca questo lo sa. Ecco perché ha voluto coinvolgere sei chef di altrettanti ristoranti stellati. La sfida? Quella di creare sei ricette utilizzando il gin di Natale. Nei piatti i profumi e i sapori ispirati al vin brulè: anice stellato, cardamomo, cannella, chiodi di garofano, arancia candida, ma anche mandorla, zenzero, uva passa e noce moscata.
Le ricette create ad hoc dagli chef con Gin Brulè – inventate ex novo o rivisitando piatti signature – hanno spaziato dal pesce al dessert. Eccone 5:
Spuma al Vin Brulè e mandorla, gelato al ginepro e agrumi (Alex e Vittorio Manzoni di Osteria degli Assonica, Sorisole – Bergamo)
Storione, Franciacorta, bieta, caviale e gin (Simone Breda di Sedicesimo Secolo, Orzinuovi – Brescia)
My name is gin…blue gin! (Stelios Sakalis di Il Pievano, Castello di Spaltenna, Gaiole in Chianti – Siena)
Ombrina marinata (Emanuele Petrosino di Bianca sul Lago, Bianca Relais, Oggiono)
Sfera di gambero rosso, burrata, caviale di acciughe e salsa pizzaiola (Roberto Proto di Il Saraceno di Cavernago, Cavernago – Bergamo)
Le ricette complete le trovate sul magazine Gintastico! di The Gin Way.
Italia e Iran non sono mai stati così vicini. Caviar Milan è il brand che importa il vero e puro caviale persiano, prodotto interamente sulle rive del Mar Caspio, nel totale rispetto dell’ambiente. Un unicum nel mercato italiano e internazionale che arriva a casa con un click.
Sostenibilità è la parola d’ordine che accompagna tutte le fasi della produzione e del packaging. Gli allevamenti rispettano, infatti, un approccio eco-oriented, dal riutilizzo dell’acqua delle vasche che viene depurata, fino alla distribuzione “a gittata” del mangime, per evitarne lo spreco. Il packaging, inoltre, è green-friendly e riutilizzabile: all'esterno una carta raw vintage, mentre all'interno un rivestimento termico garantisce assoluta freschezza.
1 granciporro
1 fungo cardoncello
250 grammi di guancia di vitellone
150 ml vino rosso corposo
70 grammi di sedano, carote e cipolle (dadolata grossolana)
15 grammi di salvia e rosmarino
1 grammo di pepe in grani
2 bacche di ginepro
2 chiodi di garofano
15 grammi di cioccolato 99%
Brodo q.b.
80 grammi di burro
1 grammo di caviale
Marinare per una notte le guance di vitellone nel vino con la parte vegetale e la parte aromatica. Sgocciolare e asciugare le guance, filtrare il vino dalle verdure. Sigillare le guance in una pentola antiaderente con un filo di olio Evo molto caldo, regolando di sale e pepe. Sgocciolare e far rilassare la carne qualche minuto.
In una casseruola rosolare la parte vegetale e aromatica con una noce di burro, unire le guance, bagnare con il vino della marinatura. Coprire con brodo e portare a bollore dolce velocemente. Aggiungere il brodo fino a cottura ultimata delle guance (un’ora e 40 minuti circa).
Cuocere il granciporro a 100 gradi vapore per circa 11 minuti a seconda della dimensione. Raffreddare velocemente immergendo in acqua e ghiaccio. Rompere i carapaci, estrarre la carne e ispezionare con cura affinché non vi siano frammenti all’interno.
Sfilacciare le guance a mano (o con l’aiuto di una forchetta) e ogni 25 grammi di guancia unire 20 grammi di granciporro.
Ridurre la salsa delle guance fino ad ottenere una consistenza sciropposa. Legare e lucidare con del burro tradizionale. Condire la miscela di carne e granciporro con qualche cucchiaio di salsa. Dressare sul piatto aggiungendo sulla superficie 1 grammo di caviale e coprendo con lamelle di fungo cardoncello in forma tonda. Aggiungere accanto la salsa rimasta. Et voilà, il Granchio nel Bosco con Caviale è pronto per stupire tutti.
Le Highlands sono quelle terre a nord-ovest della Scozia tagliante in due dalla Great Glen, la valle glaciale che segue una lunghissima faglia geologica. È una delle zone meno popolate della nazione ma tra quelle con il numero più alto di distillerie. In questa regione si producono i Single Malt per eccellenza, famosi in tutto il mondo per i loro profumi e la beva leggendaria. Tra questi c’è lo scotch whisky di Tomatin, distilleria che sorge a pochi chilometri da Inverness, la principale città delle Highlands del Nord. La storia di Tomatin Distillery è strettamente legata a quella del whisky scozzese e ne ha seguito le orme per tutto il secolo sorso.
Alla fine dell’Ottocento il whisky conosce un vero proprio boom. La piaga della fillossera aveva provocato un crollo del mercato del suo rivale, il brandy, e la passione della Corona per il distillato scozzese ne stava aumentando decisamente il prestigio. In questi anni, precisamente nel 1897, viene fondata Tomatin Distillery. Trovandosi in una zona molto isolata, la distilleria viene subito circondata da case affidate a buona parte dei dipendenti di Tomatin. Si costruisce di fatto una comunità locale, un piccolo villaggio. Il sentimento di appartenenza da parte dei dipendenti di Tomatin è forte e questa particolarità contribuisce allo sviluppo e al successo della distilleria.
Alambicco dopo alambicco l’azienda cresce fino a diventare la più grande distilleria di Scozia. All’apice dell’espansione, tuttavia Tomatin inciampa in quella che è la più grossa crisi dell’industria del whisky. Siamo nel 1983, in pieno calo della domanda di whisky, e molte distillerie iniziano a chiudere i battenti. Tomatin si salva dalla liquidazione grazie a due storici clienti, i giapponesi Takara Shuzo e Okura & Co, che la rilevano facendone la prima distilleria scozzese di proprietà̀ orientale. Da subito la nuova proprietà̀ ricalibra il focus sulla qualità̀, valorizzando gradualmente Tomatin come marchio di Single Malt, ovvero whisky di solo orzo maltato ottenuti attraverso doppia distillazione in pot still.
Dal nuovo millennio la produzione Di Tomatin si attesta sui 2 milioni di litri annui, una quota considerata sostenibile anche in caso di nuove crisi del mercato. Le dimensioni da gigante raggiunte un tempo da Tomatin sono oggi un elemento di grande fascino per chi visita la distilleria, avvolta da un fascino decadente che profuma di archeologia industriale. Alcuni macchinari in disuso sono oggi parte di un museo che racconta la storia produttiva dello Scotch Whisky.
Grazie all’intenso lavoro di rilancio degli ultimi anni, nel 2016 Tomatin ha vinto il premio come distilleria dell’anno secondo Whisky Magazine, e nel 2017 quello come “Brand Innovator” nell’industria del whisky. Nel 2022, anno del suo 125° anniversario, Tomatin ha deciso di puntare ancora di più sui suoi valori fondanti: l'attenzione verso le persone che lavorano in distilleria, la qualità del distillato e la sostenibilità a lungo termine.
Il Tomatin Single Malt whisky 12 anni è un distillato profumato ed elegante, ben bilanciato tra maturità, morbidezza ed affumicatura. I timbri di pera, mele gialle e spezie dolci sono stemperati da una delicata traccia di torba che dona complessità e profondità. Il corpo è masticabile e compatto, con note tostate di noci e datteri al caramello. Chiusura liscia e pulita, con un accenno di note verdi e sherry.
La ricetta per la creazione del Single Malt Tomatin 12 yo prevede la selezione di tre tipi di legni: Bourbon Barrels, Refill Hogsheads (botti che hanno già contenuto whisky riassemblate in Scozia) e Sherry Butts. Dopo 11 anni e 6 mesi di maturazione in queste botti, il distillato viene miscelato e messo a invecchiare per ulteriori 6-9 mesi in barili che hanno contenuto Sherry Oloroso. Prezzo consigliato al pubblico: 42 euro.
Tomatin Whisky è importato in esclusiva per l’Italia da Beija Flor, società di distribuzione attiva dal 2007 e specializzata in whisky e spirits di qualità, spesso provenienti da distillerie artigianali. Nel portfolio, che tra le altre cose vede la più ampia selezione in Italia di indie bottlers, trovano spazio numerosi brand iconici nel panorama dello Scotch Whisky, tra cui Springbank, Kilkerran, Kilchoman e l’imbottigliatore indipendente Cadenhead’s.
L’idea Massimo Morandi, titolare dei locali Cartabianca, è semplice. Fidelizzare velocemente i clienti e trasformare un ristorante “di provincia” in un polo attrattivo per i comuni limitrofi. Ma come realizzarla? Il progetto di struttura su due modelli di business differenti: Cartabianca Caffè e Cartabianca Club.
Più pasticcerie diffuse sul territorio (posizionate a Firenze, Sesto fiorentino, Osmannoro, Calenzano e Prato) dove ogni euro di spesa si accumula un punto. I punti si convertono poi in premi in un solo, unico locale: il Cartabianca Club. Questo nuovo format ha funzionato e il ristorante Cartabianca Club è diventato in pochi anni un polo di esperienze culinarie creative, dove poter assaggiare piatti signature realizzati con ingredienti stagionali e rivisitazioni toscane a un giusto prezzo (complice la location, moderna, luminosa e spaziosa ma fuori dal centro città).
Ecco dunque che ogni 100 punti si guadagna un aperitivo completo con tagliere e drink per una persona. Con 200 punti la posta si alza e si vince una magnum di Santero con due calici compresi. 300 punti? Una pizza per due persone. 400? Una bottiglia di Champagne. Fino ad arrivare ad una cena per due persone con due portate a scelta (600 punti).
Il punto di forza di Cartabianca è proprio il menù: i piatti del pranzo nei Caffè cambiano ogni giorno, per assicurare ai clienti esperienze di gusto sempre diverse. Al Cartabianca Club invece, la mano dello chef Lorenzo Bernabini si sente in ogni portata: dalla tartare di manzo con granella di pistacchi, pomodori confit e spuma di bufala, ai tagliolini freschi al nero di seppia, aglio, olio, habanero e gambero rosso in cruditè, fino al maialino da latte con zucca gialla e il suo fondo su morbido di patate.
Altro jolly di Cartabianca Club è il personale di sala, capitanato da Aldo Gernecaj, che con gentilezza e professionalità guida i clienti nell’esperienza enogastronomica. Dulcis in fundo: i dolci, ovviamente. Freschissimi e deliziosi, promossi a pieni voti.
Ph: Michele Tamasco
Tommaso Bacci, classe 1995, è a capo di due progetti tanto grandi quanto ambiziosi. In pochi anni si è fatto largo nel mondo della pasticceria fiorentina investendo in tre importanti realtà: Antico Caffè Torino e Antico Caffè Torino Luxury Outlet, due punti vendita di uno stesso format, e Coronas Cafè, storico caffè in Via dei Calzaiuoli. Ci abbiamo scambiato quattro chiacchere per conoscere meglio la case history di uno dei più giovani imprenditori del capoluogo toscano.
Tommaso, cosa porta un ragazzo di 27 anni a investire nel mondo della ristorazione e della pasticceria?
Sono stati molti i fattori che mi hanno portato ad investire in questo mondo, ma penso che al primo posto ci sia la passione. Il nostro è un settore complesso e bisogna dedicarci molto tempo. Poi, lavorando bene, arrivano le giuste soddisfazioni.”
Quali stimoli e quali difficoltà hai incontrato finora?
L'umiltà di imparare, le critiche, i clienti soddisfatti. Ma lo stimolo più grande arriva soprattutto dai collaboratori che ti appoggiano e credono in quello che stai facendo: siamo una bella squadra. La difficoltà più importante invece si traduce in una frase che utilizzo spesso: realizzare un prodotto di qualità e riuscire a farlo buono ogni giorno. La costanza del prodotto è la chiave del nostro successo.
Tre progetti diversi, ma con la stessa passione di fondo. Ci racconti le tue tre sfide?
I negozi sono tre ma in verità i progetti sono due. Antico Caffè Torino è un progetto localizzato e conosciuto in quasi tutta la Toscana. Ha due punti vendita: il primo è lo storico Antico Caffè Torino di fronte a Piazza Isidoro del Lungo (Già Piazza Torino), dove abbiamo il laboratorio di pasticceria, il laboratorio di gelateria artigianale e la cucina espressa per i pranzi veloci. Il secondo è lo store all'interno del luxury outlet a Reggello. Vende gli stessi prodotti del negozio di Firenze ma con un servizio di ristorazione all'altezza della location. Il mio obiettivo è che venga sempre conosciuto e riconosciuto da tutti come una pasticceria con produzione propria di alta qualità.
Il terzo negozio è Coronas Cafè, storico caffè fiorentino, da sempre famoso per il suo caffè e la sua accoglienza. È stato ristrutturato da poco e lo considero un format intelligente. Sto lavorando per farlo diventare replicabile e poi chissà...
Già che siamo in tema, ci parli delle tue ambizioni future?
Fin dall'inizio, il mio sogno è stato quello di creare uno "Starbucks Italiano". Me lo immagino come un posto piccolo, accogliente e funzionale per chi ci lavora. Un format che rispetti il prodotto. Il prodotto di qualità va saputo lavorare, servito e raccontato... niente di più.”
Se dovessi consigliare un prodotto da provare in ognuna delle tue tre realtà, cosa ci consiglieresti?
Della pasticceria Antico Caffè Torino a Firenze dovete assolutamente assaggiare il panettone al cioccolato e il pasticciotto al pistacchio. Del negozio Antico Caffè Torino - LUXURY OUTLET il Burger Toscano e la torta della nonna. Del Coronas Cafè il Gelato al caramello salato e… il caffè espresso.
Ph: Michele Tamasco
La filiera e tutti gli ingredienti sono verificati da Authentico
Alzi la mano chi non ha visto Julia Roberts nei pani di Elizabeth Gilbert (Mangia Prega Ama) addentare una magnifica pizza margherita in un locale nel centro storico di Napoli. Ecco, quella pizza è dell’Antica Pizzeria Da Michele in the world, ed oggi è anche la prima pizza al mondo ad essere certificata in blockchain.
La Blockchain è una tecnologia informatica che permette di immagazzinare informazioni, dati e documenti sulle filiere di produzione, senza che queste siano sovrascrivibili e, di conseguenza, modificabili, assicurando, con certezza matematica, quando e da chi sono state inserite. In questo modo, può migliorare la sicurezza dei prodotti e la trasparenza aziendale verso i consumatori.
Nelle pizzerie di Napoli e Salerno, prima, e presto in tutto il mondo, sarà disponibile un QR code che attraverso Authentico consentirà la verifica dell’origine e dell’autenticità delle materie prime usate nella preparazione delle pizze presenti sul menù dell’Antica Pizzeria Da Michele in the world.
Mediante la piattaforma digitale di Authentico, che fornisce la certificazione della filiera basata sulla tracciabilità blockchain, i consumatori possono controllare l’origine delle materie prime, l’autenticità e la salubrità delle pizze.
<<Adottando la blockchain abbiamo deciso di sottolineare quanto il nostro prodotto pizza resti lo stesso in tutte le sedi, avvalendoci di un metodo sicuro, incorruttibile e inviolabile per certificare il nostro lavoro e gli ingredienti che utilizziamo. Una scelta che rafforza la menzione da parte della Guida Michelin e il recente riconoscimento del premio di 50 Top pizza, che ci conferma, per il secondo anno, miglior catena artigianale al mondo>> spiega Alessandro Condurro, amministratore de L’Antica Pizzeria Da Michele in the world.
Authentico è stata fondata nel 2017 da manager, imprenditori e professionisti della comunicazione digitale nel foodtech, che unendo le rispettive competenze hanno creato una soluzione innovativa per il contrasto del problema dell’Italian Sounding e della contraffazione di prodotti agro-alimentari italiani, aiutando, inoltre, le aziende a creare un nuovo livello di fiducia con i consumatori attraverso la certificazione digitale della filiera con tecnologia Blockchain. Con oltre 20 filiere tracciate, Authentico si è posizionata ai vertici delle aziende italiane del settore per numero di tracciabilità alimentare in Blockchain.
<<L’utilizzo della certificazione digitale della filiera agroalimentare in blockchain consente alle aziende virtuose di migliorare i processi di produzione, fornendo al consumatore l’alta qualità che ha reso celebre universalmente il brand, ma in aggiunta ha anche il valore della trasparenza, che risponde alle aspettative dei clienti di avere certezza delle materie prime utilizzate. L’Antica Pizzeria Da Michele in the World è il primo esempio di tracciabilità di filiera della pizza in blockchain al mondo, ancora una volta una dimostrazione della grande visione del suo amministratore Alessandro Condurro>>, aggiunge Giuseppe Coletti, CEO di Authentico.
Puerto Plata, 1888. Don Andrés Brugal Montaner, originario della Spagna, è appena tornato da un viaggio a Cuba dove ha imparato i segreti della produzione del rum. Mentre nella sua patria sta andando in scena la grande Esposizione Universale, nella sua testa le idee sono molto chiare. Don Andrés vuole fermarsi in Repubblica Dominicana e fondare una distilleria.
Negli anni il business funziona. L’azienda si amplia ed ha sempre più successo. Rum Brugal inizia ad essere conosciuto universalmente come ‘il rum dei dominicani’, rappresentando con orgoglio la terra caribica in tutto il mondo. Le generazioni si susseguono seguendo una regola che non è mai stata violata da Brugal: i maestros roneros devono essere scelti tra i discendenti diretti del fondatore.
L’eredità di Don Andrés è oggi nelle mani della quinta generazione di maestros roneros. Sono tre: Miguel Ripoll, Gustavo Ortega e Jassil Villanueva, la prima maestra ronera donna della Repubblica Dominicana.
Dietro il colore ambrato scuro di Rum Brugal c’è un ventaglio di aromi ampio e stratificato: caramello, vaniglia, datteri, uva passa... Il segreto? Ve ne sveliamo uno: la melassa.
La qualità della melassa utilizzata è il primo fattore che entra in gioco nella complessità e nella piacevolezza di un rum. A differenza della maggior parte dei marchi di modern rum, che trasformano la materia prima importata da altre nazioni, Brugal impiega esclusivamente melassa locale, proveniente da quattro dei cinque zuccherifici della Repubblica Dominicana che trasformano la canna locale.
Ma quello influenza di più il sapore del rum è il tipo di botte utilizzata. Brugal questo lo sa bene e si avvale di tutto il know-how proveniente dal gruppo Edrington. Grazie al lavoro svolto dai Masters of Wood di Macallan, alcuni dei migliori cask ex-Sherry arrivano in Repubblica Dominicana per l’invecchiamento dei rum Brugal.
La prima botte utilizzata per l’invecchiamento è di quercia bianca americana ex-Bourbon; la seconda è di quercia europea ex-Sherry Oloroso, e ha delle caratteristiche che la rendono unica nel panorama della produzione di rum. Prodotta a mano e di grande valore economico, viene utilizzata per l’invecchiamento degli Sherry Oloroso e Pedro Ximenez tra i 18 e i 24 mesi e poi, quando è ancora al massimo della resa, grazie a un accordo esclusivo con Edrington viene mandata in Repubblica Dominicana. È chiaro che poter avere una tra le migliori botti del mondo ancora a pieno regime, in piena fase di rilascio, produce un rum eccezionale e ricco di aromi.
Ma la creazione del sapore non finisce qui. Il calore tropicale della Repubblica Dominicana gioca un ruolo davvero speciale nel processo di invecchiamento del Brugal.
Esiste un’opinione comune – ma errata - che tutti i rum vengano invecchiati nel loro luogo di produzione. In realtà spesso l’invecchiamento viene fatto in Europa per un motivo semplice: l’Angel Share – vale a dire la quantità di rum che evapora dai barili in legno durante la maturazione - in Europa è del 2% circa, mentre nei Caraibi oscilla tra l’8 e il 12%. In questo modo non rimane che il 65% del contenuto iniziale di una botte dopo cinque anni di maturazione. Un anno di invecchiamento nei Caraibi, insomma, equivale a tre anni in Scozia. Questo implica che, per esprimere al massimo il potenziale delle botti, un rum invecchiato per dieci anni nella stessa botte in Repubblica Dominicana dovrebbe invecchiarne dai trenta ai quarant’anni per avere lo stesso potenziale aromatico.
I Maestros Roneros conoscono bene gli effetti del tropical ageing sul rum, e per questo hanno disposto che i magazzini Brugal siano strategicamente posizionati sotto il calore del sole dominicano. L’obiettivo è quello di intensificare il processo di invecchiamento, tirando fuori il meglio dalle botti per dare ai rum carattere e complessità.
L’attenzione e la cura per la qualità si vedono in ogni dettaglio e in ogni fase della produzione: basti pensare alle bottiglie, che vengono lavorate a mano, applicando la rete, la ceralacca e gli adesivi singolarmente.
Velier è una storica azienda familiare genovese che si occupa di importazione e distribuzione di distillati, liquori e vini. Fondata nel 1947, ha quindi 75 anni di vita, durante i quali la qualità dei prodotti e la loro appassionata divulgazione sono sempre state la via maestra per accedere a una crescita commerciale e reputazionale continua.
Leader mondiale nel settore dei rum grazie all’instancabile lavoro di scoperta del Presidente Luca Gargano, Velier è stata anche antesignana assoluta nel lancio del movimento dei vini naturali. Già nel 2003 ha visto infatti la luce il protocollo delle “Triple A”, produttori che siano “Agricoltori, Artigiani, Artisti”, in sintonia assoluta con i valori della Velier: qualità e autenticità.
Tra le oltre 200 marche importate, citiamo i rum Caroni, Bally, Clairin, Neisson, Hampden; i whisky Macallan, Glenfiddich, Balvenie, Nikka, Buffalo Trace; Hendrick’s Gin, Stolichnaya Vodka, le agavi Rooster Rojo, Fortaleza e Alipus, lo champagne Billecart, il liquore Chartreuse e i sodati di Fever Tree.
Il Frantoio di Assisi, un ristorante tra tradizione e innovazione, ricerca e creatività gastronomica, è in realtà un hub dell’olio extravergine di oliva, un crocevia delle cultivar. Qui l’oro verde, da sempre considerato condimento per eccellenza nella dieta Mediterranea, grazie al food concept dello chef Lorenzo Cantoni, (Ambasciatore del Gusto italiano nel mondo e Miglior Chef e Miglior Chef Airo 2021) è diventato un ingrediente capace di far vibrare ogni piatto. Una filosofia che ha fatto entrare il Frantoio in Guida Michelin e ottenere il riconoscimento di Miglior ristorante d’Italia 2022 dall’associazione Città dell’Olio.
Il ristorante il Frantoio, a due passi dalla Basilica, è un salotto del gusto, dove il design degli arredi si fonde con il paesaggio tipico umbro. Mentre si assapora uno dei singolari piatti a scelta tra i tre percorsi gastronomici (“L’Umbria, il bosco ‘in questo momento’” e “Ti racconto la mia storia. Un viaggio dal 2001”, “Giorno dopo giorno, un lab continuo. Estratto di idee di una brigata sempre in movimento”) o alla carta, ci si immerge in un’esperienza sensoriale, a partire dal palato.
Lo chef Lorenzo Cantoni è un creativo dei fornelli, abile a coniare ricette fondate su una fine selezione di oli extravergine di oliva. Pietanze che prendono vita dalla territorialità degli ingredienti, dai sapori e i profumi di stagione. Che partono dalla tradizione, per elevarsi, attraverso un’attenta ricerca, nelle versioni declinate dallo chef. Una food experience extravergine unica in Italia: Cantoni ha tolto ai piatti eccessive complessità, li propone riconoscibili e in con un ottimo bilanciamento di ingredienti. Ogni pietanza è evocativa. È un sapiente equilibrio di contrasti. Un giusto abbinamento capace di esaltare le materie prime locali, dalle verdure alle carni alla selvaggina, fino al pesce, con sapiente uso di erbe aromatiche e spontanee provenienti da pochi chilometri di distanza.
Dalla Sicilia alla Valle D’Aosta, fino a oltre confine, lo chef Cantoni, con la sua forte identità per un food concept legato all’olio evo, è un punto di riferimento per i frantoi di alta qualità. Da nord a sud della Penisola, sono in tanti ad inseguirlo per fargli assaggiare la prima spremitura del loro extravergine: l’obiettivo è entrare nel suo tempio. Essere presi sotto le sue ali, tra gli “eletti” in grado di sposare le sue ricette, diventandone parte integrante. Nuove “spremute d’oliva” dalla raccolta 2022, da accostare a “Ely & Ello” (blend di olive Moraiolo, Frantoio, San Felice e Leccino) e al “Frantoio (80% Moraiolo, 20% Frantoio), prodotti proprio da Elena Angeletti.
L’amore per la tradizione e la cultura gastronomica del proprio territorio, lo studio approfondito di un elemento fondamentale per un’alimentazione vocata all’idea di benessere: l’olio extravergine di oliva. Ma anche la capacità di stupire il palato con acrobazie e contrasti di gusto, dando valore e pienezza agli ingredienti più semplici.
“A tavola con Lorenzo” è dunque un’esperienza da non perdere al Frantoio di Assisi. I piatti forti del suo menu autunno-inverno ’22-’23? Cubo di foie gras “Gold and Silver”, un piatto etico servito con una composizione di fichi, nocciola, moscato e cotogna. Un piatto iconico? Lo gnocco di ricotta, cinghiale, mirtilli e cioccolato fondente. Un tradizionale rivisitato? Il piccione (petto e coscia BBQ) cotto a bassa temperatura al barbeque. Volete già provarne il sapore? Cotto per una notte intera sui carboni di olivo, la mattina si toglie dai carboni, spenti con l’olio extravergine; si ottiene così un olio aromatizzato che, opportunamente filtrato con l’etamina, viene utilizzato per condire il piccione a fine cottura.
Per finire un dolce “spaziale”: “Carota e cioccolato”, una carota ricreata con latte di riso ed estratto di carota, immersa in un “vaso” realizzato con una sorta di wafer all’olio, avvolto in un guscio di cioccolato fondente. Un abbraccio delicatamente croccante, che racchiude la carota immersa in una cream cheese e sablés di cioccolato salato.
Artisti internazionali, performer e ballerine, uno spazio senza tempo dove potersi sentire liberi di esprimere la propria personalità in un'unica energia di musica, celebrities e persone comuni. A dirigere il tutto sarà Antonio Coppola, uomo eclettico e creativo founder del project Chandelier Motel: una one night all’insegna del bello e dell’impossibile che a Le Chandelier Motel diventa realizzabile, per una sera.
Special guest in consolle Dj Obek: uno dei Dj più importante della scena spagnola. Artista e produttore, Obek ha collaborato con artisti di fama internazionale come David Guetta, Tiesto, Chuckie, Albert Neve, Roger Sanchez, Fatboy Slim. Si è esibito nei migliori club del mondo: Pacha, Cavo Paradiso, Amnesia, Inox, Fabrik, Living. Oggi è Resident al Privilege Ibiza.
Dj resident di Chandelier Motel Stefano Reis, dj&producer di musica progressive house. I suoi set animano i principali dancefloor italiani, ridisegnando i confini della musica house come se non fossero mai stati tracciati. Reis si muove tra dj setesclusivi, nuovi singoli e programmi radiofonici. Nel suo programma REIS UP RADIO SHOW ha ospitato artisti internazionali, tra cui Federico Scavo, Jude & Frank, The Cube Guys, Gregor Salto, Michael Calfan, Klingande, Nervo.
Ad aprile la serata il dj set di Cori Amenta, stylist, musa e dj siciliana che ha rotto tantissimi cliché del fashion system e lavorato con i più importanti brand della moda.
Special performance live by Ania J camaleontica presenza dello show-biz, cantante, attrice, modella, performer a 360 gradi. Stella intramontabile di questo exclusive party e grande musa ispiratrice di Antonio Coppola che vi stupirà con la sua voce unica internazionale. Sorprendere e trasgredire ogni convenzione sono due punti chiave di questo progetto. Ecco perché ad accompagnare i dj set ci sarà la bellissima e sublime voce di Sonia Sala, soprano che ha deciso di esplorare il mondo della lirica.
La scelta della location di Chandelier Motel vuole essere una spaccatura, un non omologarsi al resto del mondo. Un locale non convenzionale alla periferia di Milano, un vero e proprio Motel dove ci si sentirà ancor più al centro del mondo.
Fil rouge della serata è il colore rosa: rosa come l’identità, rosa come la leggerezza, l’ottimismo, la sicurezza di potersi esprimere con creatività, senza pensieri e senza omologarsi agli altri. Performer e ballerini indosseranno gli splendidi costumi realizzati dal giovane e talentuoso stilista Michele Giambrocono Couture.
Ingresso: V.I.P Club Via Luigi Granelli 55 – Sesto San Giovanni (MI)
Costo: 40 euro
Apertura ore 00 chiusura 05
Per prenotare:
+39 335 290 441
+39 331 860 77 79
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