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Mi chiamo Beniamino Strani, ho 24 anni e sono laureato in ‘Scienze dell’Informazione: Comunicazione Pubblica e Tecniche Giornalistiche’. Ho poi ottenuto un Master in ‘Critica Musicale’. Amo ogni forma di comunicazione e tra un articolo e un altro, pubblico delle poesie su un blog.
Dopo aver affrontato il rapporto fra umano e intelligenza artificiale con Marjorie Prime di Jordan Harrison, Raphael Tobia Vogel, per la sua seconda regia in stagione, sceglie Costellazioni del giovane drammaturgo britannico Nick Payne, in scena al Teatro Franco Parenti dal 19 gennaio al 6 febbraio
È la condivisione il principio su cui si fonda la filosofia di Langosteria Cucina, la catena di ristoranti nata dall’idea di Enrico Buonocore che il 9 dicembre si è arricchita di una nuova sede in via Savona 10, a pochi passi dai Navigli.
Ogni sera ai clienti viene proposto un percorso gastronomico unico, che possono scegliere tramite la carta del ristorante firmata dallo storico Chef del Gruppo Denis Pedron, in collaborazione con il Corporate Executive Chef Domenico Soranno. L’esperienza gastronomica viene completata e valorizzata da una selezione di vini curata da Valentina Bertini, Corporate Wine Manager del Gruppo.
Classe 1980, originario della provincia di Treviso, lo Chef Pedron si appassiona fin da bambino alla cucina grazie alla nonna materna. Nel 2010 avviene l’incontro a Milano con Buonocore, da cui inizia il suo percorso nel Gruppo Langosteria e che a proposito della nuova apertura afferma: «Langosteria Cucina sarà occasione per il Gruppo di proseguire nella sua continua evoluzione, avendo la possibilità di sperimentare nuovi prodotti e tecniche, restando fedeli alla filosofia gastronomica che ha permesso a tantissime persone di affezionarsi al nostro brand».
La cura dello spazio è un altro elemento essenziale del locale, in cui il cliente può assistere a un connubio perfetto tra cucina e design. Ideati da Dimorestudio, gli interni appaiono intimi e riservati, domestici e al contempo sofisticati. Un ambiente che ricorda lo stile degli anni Settanta, arricchito da contaminazioni giapponesi, come il volume centrale rivestito in foglia d’argento che copre la cucina, profilato da bacchette di legno verniciate di nero, a richiamare delle canne di bambù. Anche l’illuminazione viene curata nei minimi dettagli: al centro della sala si trova il bar, che ha come protagonista una lampada vintage lunga circa tre metri in vetro e ottone con frangia perimetrale che sovrasta il bancone in marmo verde. Intimità e ricercatezza. È su questa dicotomia che il ristorante ha pensato all’immagine del locale, dove ogni spazio diventa un’espressione artistica che arricchisce l’esperienza culinaria. Perfino i muri, su cui si trovano le applique vintage Galleria di Ignazio Gardella. Al Ristorante Langosteria si incontra quindi un’atmosfera accogliente e ovattata, grazie anche alla scelta di una palette cromatica calda, come il beige e il corda chiaro.
Dopo le aperture delle versioni Bistrot e Cafè, nel 2021 ha aperto a Parigi il primo ristorante internazionale della catena, con la stessa matrice gastronomica, ma ognuno con una propria identità.
“Sensazioni, ricordi, gioie ed emozioni: questo è quello che voglio trasmettere con la mia cucina!” sostiene lo Chef Pedron a proposito della sua passione, che come il ristorante, si basa sulla ricerca dell’eccellenza e attenzione al dettaglio, rivisitando in un una forma internazionale il concetto di italianità.
Apocalisse di un Cybernauta del regista di cinema, tv e teatro, sceneggiatore e creative producer Tommaso Agnese, che fa seguito al fortunato Diario erotico di un Cybernauta (diventato in poco tempo un piccolo caso letterario), è una sorta di psicopatologia del Postmoderno in forma narrativa: una sfera emotiva perturbata, quella del protagonista Riccardo- che vive, in senso baumaniano- tutta l’ambivalenza di relazioni sempre più liquide.
“Un muro è fatto per essere disegnato” diceva uno dei padri della street art Keith Haring. E la città di Pisa ha preso alla lettera il suggerimento dell’artista americano, istituendo dal 14 dicembre 2021 al 3 aprile 2022 il progetto “Attitude | Graffiti writing, Street art, Neo Muralismo”, presso il Palazzo Blu. L’iniziativa è curata da Gianguido Grassi, realizzata da Start - Open you eyes e prodotta da Fondazione Pisa, con il patrocinio di molte istituzioni politiche, come il Comune e la Provincia di Pisa, la Regione e il Consiglio Regionale della Toscana, e sostenuta da realtà studentesche quali l’Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Normale Superiore Sant’Anna.
Per la prima volta in Toscana una mostra-evento presenta in maniera organica una generazione di artisti, che dopo aver iniziato a esprimersi in strada in maniera non autorizzata, hanno compiuto un percorso di crescita per arrivare oggi ad acquisire un linguaggio compiuto e ricercato, in continuità con l'arte di rottura e di avanguardia degli Anni '60.
45 artisti provenienti da tutto il mondo, che hanno saputo unire l'energia creativa della strada a un solido background artistico, per un ricco allestimento composto da ben 74 opere.
L’esposizione parte dalla biblioteca e prosegue nelle sale al quarto piano di Palazzo Blu, per raccontare le varie declinazioni dell’arte urbana, dall’anima più ribelle e sociale propria dei graffiti a quella monumentale delle manifestazioni istituzionali più recenti.
Non è facile definire il concetto di arte di strada, come ci spiega il curatore Gianguido Grassi. «Molte sono le attitudini personali e vaste sono le conclusioni artistiche di un fenomeno già vastissimo in termini geografici. Con l’espressione “arte urbana” si è dunque cercato di creare un contenitore ampio in grado di raccogliere varie esperienze che si sono avvicendate nel tempo e continuano a coesistere tutt’oggi. Semplificando, potremmo individuare 3 categorie principali: Graffiti Writing, Street art e Neo Muralismo, cha a sua volta si dirama in figurativo e astrattista».
È proprio la figura di Keith Haring a ispirare il progetto, che ha cominciato il suo percorso di artista come graffitaro nelle metropolitane newyorkesi, la cui mostra attuale è complementare all’iniziativa del Palazzo Blu. Un connubio imprescindibile quello con il lavoro del pittore statunitense, diventato un vero e proprio simbolo per la città di Pisa, da quando nel 1989 lasciò il famoso murales Tuttomondo.
La Fondazione Pisa afferma così la volontà di raccontare l’arte contemporanea sdoganandola da alcuni pregiudizi, e trattandola definitivamente come una delle tante lenti artistiche capaci di analizzare la nostra società. Anche da parte delle Istituzioni vi è lo stesso consenso: «Crediamo molto nella bellezza e nel valore della street-art - dice Antonio Mazzeo, Presidente del Consiglio Regionale della Toscana - Non è un caso che nei prossimi giorni porteremo al voto, nell'aula del Consiglio Regionale, una proposta di legge varata all'unanimità dall'ufficio di presidenza che destina ai comuni della Toscana oltre 400mila euro dell'avanzo di amministrazione per finanziare progetti di valorizzazione urbana proprio attraverso la street-art.
Anche l’Assessore alla Cultura del Comune di Pisa Pierpaolo Magnani condivide la scelta di riqualificare il prestigio dell’arte di strada, accennando brevemente alla sua evoluzione storica. Erano gli anni '50 quando a New York un gruppo di artisti anonimi iniziavano a riempire con scritte di protesta i muri della città. Le strade iniziavano a diventare così delle installazioni artistiche, luoghi di esibizione dei propri ideali. L’avvento delle bombolette spray negli anni ’80 porta un’importante evoluzione, che porterà anche in Italia la definitiva apertura delle porte delle grandi istituzioni museali.
Il progetto comprende anche delle performance live, che per ogni intero mese approfondiranno le personalità degli artisti di spicco della Urban art come 108, il cui linguaggio alterna pittura, muralismo, scultura e suono; Joys, leggenda italiana del writing, 2501, che è anche un grande studioso delle controculture. Per finire lo street artist newyorchese Gaia, inserito dalla rivista Forbes tra i 30 Under30 che cambieranno il mondo.
Con Attitude, Pisa si conferma la Capitale italiana dell’arte di strada, con un proficuo impegno nel garantire lo spazio e il tempo necessari per comprenderne il suo valore. Il progetto è utile per riflettere su come si evolva il rapporto tra l’arte e i cittadini, la cui distanza sembra sempre più accorciata, diventando un modello visionario per tutte le provincie che vogliono garantire bellezza e fermento culturale alle loro comunità.
La nuova stagione del Pacta Salone segna il ritorno di un progetto ormai storico: dal 14 gennaio all’11 febbraio 2022 ha inizio la quinta edizione del Festival ScienzaInScena Pent-Atto, prodotto da PACTA. dei Teatri, con la direzione artistica di Maria Eugenia D’Aquino. A collaborare con il progetto ci sono le principali istituzioni scientifiche nazionali, diventate ormai realtà prestigiose, come il Politecnico di Milano, l’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), il Civico Planetario di Milano, a cui si aggiungono quest’anno l’Università di Camerino e il Department of History University of California.
Così come nel Festival del 2018, anche quest’anno ci sarà una presenza speciale durante l’inaugurazione: Maria Gaetana Agnesi, la matematica benefattrice del ‘700, interpretata ancora una volta da Maria Eugenia D’Aquino, che accoglierà il pubblico il 14 gennaio in un vero e proprio salotto nel cuore di Milano, l’Après-Coup. Un vero e proprio salotto per discutere di scienza e teatro con esperti delle varie discipline e con accompagnamento musicale, per simulare la stessa convivialità che la scienziata usava fare a casa sua 3 secoli fa.
Il Festival quest’anno assume un valore ancora più celebrativo, segnando i vent’anni dallo storico progetto TeatroInMatematica. Proprio per questa ragione ad aprire l’edizione sarà il debutto della decima produzione del progetto, Black Box- dentro l’algoritmo, dal 20 al 30 gennaio 2022. Uno spettacolo di grandissima attualità che getta uno sguardo sul tema degli algoritmi e sul loro impatto nella vita quotidiana, che vuole porsi una domanda essenziale: ha senso parlare di libertà in un mondo senza più privacy, in cui ogni nostro gesto, azione o pensiero sono osservati?”.
Spazio anche alla medicina e alla salute con Parole Mute, una testimonianza autobiografica sull’Alzheimer, di e con Francesca Vitale, in scena l’1 e 2 febbraio 2022. Come ultimo atto d’amore verso il padre, una figlia, autrice e protagonista di questo testo, ha avuto il coraggio civile di raccontare in prima persona la sua dolorosa storia. La costruzione dello spettacolo, un atto unico composto da 17 quadri scanditi da contributi musicali, è una suggestiva commistione fra testo, immagini, voci fuori campo e musica, che, in forma di dialogo con l’assente, ripercorrono le tappe di un rapporto mai chiuso.
Il 4 e 5 febbraio 2022 si parlerà invece di successo e fallimento, ponendo l’accento sui metodi per evitarlo, attraverso la dottoressa-attrice Margherita Lisciandra, che in Butterfly metterà a disposizione del pubblico la sua competenza e la sua esperienza. La protagonista è la dottoressa Anna Forte, che incarna una delle più tipiche “patologie sociali”: l’ambizione al successo. Con una carriera di successo alle spalle, Anna ha sempre cercato di riempire le sue giornate pur di non accorgersi di quel vuoto che l’attanaglia appena chiude gli occhi la notte e che la porta a porsi sempre la stessa identica domanda: è davvero così importante evitare il fallimento?
Un altro tema delicato quello che verrà portato sul palco l’8 e 9 febbraio 2022, con lo spettacolo di Romanzo di un’anamnesi, di e con Sara Parzani. È la storia di una bambina che affronta una malattia rara. Un percorso di crescita in cui a segnare le tappe sono i problemi fisici, che si evolvono e ‘crescono’ con lei. Divisa tra due mondi, quello della famiglia e degli ospedali e uno immaginifico fatto di personaggi fantastici, la bambina sente il desiderio di essere come gli altri, pur scoprendo infine dentro di sé la libertà di poter essere se stessa e di poterlo raccontare.
Il 10 e 11 febbraio 2022 la compagnia Arditodesìo – Jet Propulsion Theatre con SE.NO., porta in scena un testo che indaga sulle trasformazioni dei corpi aggrediti dai killer del nostro secolo. Roberta scopre di avere un tumore al seno e la sua vita cambia profondamente, ma sorprendentemente anche nel bene. Il suo esempio diventa l’emblema di tutto quello che si può imparare affrontando situazioni particolarmente difficili.
Infine non potevano mancare due spettacoli per ScienzaInScena for Kids, con una favola moderna intitolata Nina delle Stelle, in scena il 30 gennaio 2022, sul legame indissolubile fra uomo, Natura, istruzione e diritti. Il pianeta di Nina e Bibi, un tempo verde, lussureggiante e pieno di vita, è ormai ridotto a un desolato deserto. Gli antagonisti della storia, per follia e ignoranza, sterminano animali e piante, distruggendo perfino le scuole. Per questo Nina si è messa in viaggio, alla ricerca di un pianeta bello quanto il suo, per provare a ricostruirlo e ripopolarlo. Un racconto più attuale che mai, che pone l’attenzione su un tema urgentissimo e sentito particolarmente dai più giovani, e che serve a sensibilizzare ancora di più le nuove generazioni sul futuro del nostro ambiente.
Infine il 6 febbraio 2022 lo spettacolo Leonardo Curioso, racconterà una giornata del genio Leonardo da Vinci tra esperimenti strampalati e allievi pasticcioni, ma anche i personaggi dei suoi quadri come la Gioconda, l’Uomo Vitruviano, la Dama dell’Ermellino. Per diventare tutti ragazzi della bottega dello scienziato rinascimentale.
“Sono sceso quaggiù a cercare la poesia, perché il nostro paese possa salvarsi”. Messa in scena per la prima volta nel Teatro di Dioniso ad Atene nel 405 a.C., Le Rane è una delle commedie più celebri di Aristofane, per il suo valore sociale oltre che artistico. Il lavoro del commediografo greco riprende vita dal 14 al 30 gennaio al Teatro Fontana di Milano, con uno spettacolo in cantiere ormai da due anni e più volte rimandato a causa dell’emergenza sanitaria, per la regia di Marco Cacciola e prodotto da Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Teatri di Bari e Solares Fondazione delle Arti.
Un’opera che denuncia il trasformismo politico, e che ci mostra – come ci dice il regista - come in fondo esistano due aspetti della nostra umanità, in bilico tra afflato divino e greve animalità. Due facce di quello “specchio ustorio” che è la commedia, un elastico teso tra alto e basso, tra poetico e popolare. Un ponte al di sopra di un abisso.
Una ricostruzione che ripercorre fedelmente le usanze della Grecia Antica, come la presenza di un coro di cittadini differente ogni sera. “Ho voluto tradurre quella pratica, per coinvolgere realmente la comunità, immaginando uno spettacolo che impegni in scena attori professionisti e cittadini”, spiega Cacciola.
Provando a rifondare l’antico legame esistente tra società e teatro, il lavoro dello spettacolo ha coinvolto vari enti attivi sul piano sociale, culturale e dell’associazionismo, creando una proficua sinergia con gli studenti. Oltre ai workshop cittadini e per la selezione degli artisti, è stata avviata una collaborazione con allievi e docenti dell’Università Statale di Milano e dell’Università IULM a cui è stata affidata una nuova traduzione del testo. Gli studenti dell’Accademia di Brera hanno contribuito alla realizzazione della scenografia, ottenendo crediti formativi come parte dell’attività didattica, mentre gli allievi dell’IIS Galilei-Luxemburg hanno partecipato a una sessione di laboratori intorno ai temi dello spettacolo.
La famosa commedia narra delle rocambolesche peripezie del dio Dioniso e del suo servo Xantia, diretti verso l’Ade per riportare in vita un Poeta che salvi la città dal degrado culturale.
Un legame atipico tra il comico e il tragico, alla riscoperta di quel ruolo sociale che la poesia ha sempre avuto e sempre avrà.
È proprio il teatro la forma d’arte più idonea per parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività.
Da Le Rane emerge con chiarezza l’importanza della cultura e del suo valore sociale-politico, oltre che la necessità di una responsabilità individuale e collettiva, che grazie alla divertente farsa e all’identificazione emotiva, riesce a coinvolgere in modo diretto il pubblico, diventando un messaggio civile ed essenziale.
“Nell’epoca del solipsismo sempre più disperato, ci uniamo in cerchio e ci facciamo comunità”. - commenta il regista. “Pensare il coro, oggi, agirlo al centro della scena, oltre che poetica, è questione politica. Il teatro, come la politica, è una poesia che non si scrive da soli”.
Torna in scena l’arte del drammaturgo Tennessee Williams, con una delle sue opere più celebri Una bellissima domenica a Creve Coeur. Composto tra il 1976 e il 1979, il capolavoro dello scrittore americano riprende vita in uno spettacolo nato in seno all’attività dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, che segue come progetto di studio proprio i testi di Williams, sotto la guida di Arturo Cirillo. Ambientata nella St Louis degli anni ‘30, la commedia viene portata in scena dall’allievo del corso attori Tommaso Capodanno, raccontando il rapporto con la solitudine di quattro protagoniste, stigmatizzate come ‘zitelle’.
Quattro anni prima della sua morte, Williams crea una commedia brillante, quasi barocca, raccontando con intelligenza e sensibilità la condizione sociale della donna, che senza figli e un uomo accanto, vede perdere il significato del suo ruolo all’interno della comunità.
Nonostante gli sforzi di Dorothea, Bodey, Helena e la Signorina Gluck di rientrare nelle vesti imposte dallo Stato e sfuggire alla solitudine, si ritrovano alla fine ingabbiati in degli stereotipi soffocanti.
Dall’11 al 16 gennaio, presso la sala Fassbinder del Teatro Elfo Puccini di Milano, saranno quattro attori a interpretare il ruolo delle quattro donne, scelta coraggiosa che vuole trasmettere un messaggio ben preciso: «Oggi che le etichette stanno sparendo, che i ruoli (anche di genere) non sono più così distinti – precisa il regista – il senso di solitudine, che accomuna le protagoniste della storia, e le difficoltà nell’aderire a un modello culturale riguardano tutte e tutti. Per questo abbiamo deciso di raccontare la solitudine di queste quattro donne attraverso quattro interpreti maschili».
Così come nelle opere Un tram chiamato desiderio e Lo zoo di vetro, anche in questo testo ritroviamo personaggi solitari e marginali, desiderosi di amore e di attenzione. È il teatro l’unica forza rigenerante e consolatoria, che compensa un mondo segnato dal rimorso, dal rimpianto e dall’illusione.
Anche il mondo del teatro inaugura l’anno appena iniziato: non manca all’appello il Pacta Salone a Milano, dove l’8 e il 9 gennaio verrà messo in scena l’ultimo spettacolo di Vetrina Contemporanea, l’ampia sezione pensata per offrire spazio ai testi di giovani autori e attori, creando così un’opportunità stimolante per le nuove generazioni e per chi crede nel proprio talento. Protagonista delle due serate sarà il teatro di narrazione di Salvatore Arena con Quanto resta della notte, un percorso per riuscire a superarla, immaginando un tempo dedicato all’amore. Lo spettacolo è parte di Palco Off, la sesta rassegna Autori-Attori, Storie di Sicilia, quest’anno per la prima volta ospitata dal Pacta Salone.
Una storia di un viaggio dalla Sicilia, dove Pietro lavora, verso il nord, dove si trova costretto a stare per 3 giorni a causa della grave malattia della madre. Un tempo breve, dilungato a dismisura però dal susseguirsi di ricordi che risvegliano nel cuore del protagonista verità nascoste. Un percorso di svelamento, grazie al recupero di un passato che troppo spesso tendiamo a rimuovere per conservare le nostre fragili certezze. È forse il perdonare se stessi la meta più difficile da raggiungere, riuscire a superare gli insidiosi ostacoli della nostra esistenza, come le contraddizioni, i drammi e la morte.
Palco Off continua a presentare valori essenziali e tematiche sociali di spiccata sensibilità, come il disordine mentale della malattia di Alzheimer grazie allo spettacolo Parole mute, di e con Francesca Vitale , in scena l’1 e il 2 febbraio.
La Sicilia, grazie all’attore Salvatore Arena, si fa portavoce di temi che sfiorano con delicatezza la nostra fragilità, invitandoci al dialogo e alla riflessione.
A distanza di secoli, la festa del 6 gennaio diverte soprattutto i più piccoli, grazie alla tipica usanza di regalare una calza ricca di leccornie. Non mancano dolciumi per chiudere in bellezza le festività natalizie anche ai più grandi. A Roma sono molte le occasioni per gustare dei dolci speciali proprio durante l’Epifania, come Grué, dove Marta Boccanera e Felice Venanzi hanno realizzato dei muffin al cacao con cuore morbido al cioccolato, sopra decorati con crema al burro alla vaniglia e personalizzati con dei soggetti in cioccolato plastico che simulano le gambe della Befana a testa in giù, il cappello e la scopa o con i bastoncini di zucchero. Un carosello di piccoli e colorati lievitati a cui si aggiunge una torta a forma di calza con un pan di spagna alla vaniglia e una bagna analcolica, strati generosamente accompagnati da una chantilly alla vaniglia con gocce di cioccolato.
Immancabile è anche il carbone nero artigianale da infilare nella calza, un’antica ricetta che, a dispetto della fama che lo accompagna, fa gola a tutti i bambini, soprattutto quelli che sono stati più buoni!
Spostandoci dal Quartiere Coppedé a Prati, Madeleine Salon Du Gastronomie si prepara a deliziare i palati dei suoi clienti con un dolce tipico dell’Epifania in Francia: la Galette De Rois. Si tratta di una deliziosa torta realizzata dalla pastry chef Francesca Minnella con due strati di croccante pasta sfoglia caramellati contenenti una gustosa crema frangipane di mandorle, profumata alla vaniglia e al limone. Molto amata da adulti, ma soprattutto dai bambini, la Galette De Rois è legata a una secolare tradizione: al suo interno, infatti, è nascosto un oggetto (“fève” in francese, cioè “fagiolo”) con il potere di rendere “re della giornata” chiunque lo trova. Proprio per questo, la torta viene accompagnata da una corona di cartone.
Dopo il grande successo di critica e pubblico per i panettoni sfornati nel corso delle festività natalizie, il pastry chef Andrea D’Antoni prepara un carico di golosità per riempire le calze il 6 gennaio. Immancabile il carbone dolce, realizzato artigianalmente, per far felici grandi e bambini con prodotti buoni e di qualità.
Protagonisti della Pasticceria D’Antoni un must della cucina campana, gli struffoli: piccole pepite dorate ricoperte di miele e granella colorata. Un vero tripudio di bontà insieme ai torroni speciali, altro cavallo di battaglia di D’Antoni, al cioccolato fondente ripieno di gianduia, perle di lampone e ganache al passion fruit, o al latte con cremino al pistacchio, perle di cioccolato bianco e caramello, o fondente con cremino alla nocciola, perle al caramello e ganache alla fragola.
Più lontano dalla Capitale, più precisamente ad Aprilia, in provincia di Latina, la cioccolateria “bean to bar” Divino guidata da Valerio Esposito e Jennifer Boero, riuscirà anche quest’anno a conquistare i palati dei più golosi. Praline e dragées dai gusti variegati, tutti confezionati in piccoli e pratici sacchetti trasparenti, perfetti per esser inseriti all’interno della calza della Befana (da acquistare in negozio o da riempire a casa). E poi mandorle e nocciole ricoperte di cioccolato al latte, fondente e al lampone, cremini e piccoli torroni da 100 grammi (classici con mandorle e nocciole o al pistacchio e il gusto dell’anno “Vacanze Romane”), tartufini fondenti, al latte o con nocciole delle Langhe, bretoni e mendiants al pistacchio, al caramello e alla nocciola e, dulcis in fundo, il preparato per fare in casa la cioccolata calda!
Roma, come tutte le altre città d’Italia, offre ai suoi cittadini e ai turisti la possibilità di concludere le Festività all’insegna del gusto e della dolcezza, per affrontare un inverno che si prospetta particolarmente difficile, dove cibo e cultura saranno ancora una volta alleati consolatori che ci terranno compagnia e alimenteranno la nostra speranza.
Maria Cassi ci dà il benvenuto a teatro, dove tutto è finto, ma niente è falso, come direbbe il grande Gigi Proietti. L’attrice fiesolana, dopo essersi esibita sui palchi delle più importanti metropoli del mondo, torna in scena con Diamine!, tipica espressione toscana per esprimere certezza ed entusiasmo, che ancora una volta vuol trasmetterci grazie allo spettacolo ispirato alla composizione di Camille Saint-Saëns Carnevale degli animali. Sul palco del Teatro Franco Parenti di Milano, dal 5 al 9 gennaio, vedremo anche la riunione dello storico duo Aringa e Verdurini, ovvero il maestro Leonardo Brizzi al pianoforte, che si avvale anche della collaborazione di una vecchia e preziosa conoscenza come quella di Nino Pellegrini al contrabbasso.
Arrangiamenti dedicati solo a questi due strumenti che, uniti all’istrionica voce dell’attrice-cantante, rendono lo spettacolo un magico atto creativo che riesce ad alternare momenti di pura comicità a momenti lirici, surreali e delicati. Il compositore francese, fondatore nel 1871 della Société Nationale de Musique e considerato tra i precursori del Neoclassicismo, diventa così fonte di ispirazione per mezzo di una delle sue composizioni più famose Carnevale degli animali, eseguita per la prima volta a Vienna nel 1922. Fatta di quadri dedicati agli animali, la rielaborazione dell’opera diventa così un omaggio alla cultura francese, a cui l’attrice è molto legata. Dai maestri francesi come l’attore Jacques Lecoq, il clown Pierre Byland e Jacques Tati, quello francese è anche uno dei pubblici più ammaliati dal suo talento, tanto da finire sulle prestigiose riviste Le Monde e Le Figaro per lo spettacolo “Crepapelle”.
Tra divertimento e arguzia, Diamine! è un’intelligente occasione per esprimere il grande amore per il Teatro e per la Musica, intesi come forme di libertà emotiva e culturale, necessari per nutrire il proprio animo e auspicare a una profonda umana e consapevole crescita.
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